Carmen Gravagna

pittrice

Formazione

Carmen Gravagna

Nasce a Catania il 31/07/1972 da padre catanese e madre ennese. Ha iniziato a studiare nel campo artistico all’età di 14 anni, conseguendo il Diploma di Maturità con il massimo dei voti all’Istituto Statale d’Arte di Catania dove ha partecipato a diverse esposizioni e concorsi di carattere nazionale conseguendo numerosi premi e attestati.

Tematiche

Durante gli anni della formazione artistica frequenta la scuola del Maestro Nino Mustica e da lui apprende e si nutre del sentimento poetico ed emozionale del colore. Negli anni tra il 2000n e il 2006 frequenta ed espone a Neuchatel in Svizzera. Dal 2007 al 2010 vive e lavora presso il suo Atelier a Catania. Sempre nella sua Atelier impartisce corsi di decorazione che offrono la possibilità di apprendere le prime nozioni di disegno dal vero e le tecniche pittoriche, vivendo e respirando l'atmosfera di uno studio artistico professionale.
Dopo qualche lezione gli allievi comprendono cosa sia la vita all'interno di uno studio d’arte, quanto sia importante il legame della pittura con il passato, con il disegno classico, con la poesia e la musica.

Tecniche

Le tecniche pittoriche utilizzate dall'artista sono molteplici e in continua evoluzione e sperimentazione, dalle classiche rinascimentali che insegna nel suo studio alle più sperimetali, ma la pittura ad olio è quella a cui l'artista è particolarmente legata.

Quotazione

Il giornalista Leonardo Lodato ha scritto: Il vino del solitario è quello che scorre nell'inchiostro di Carmen. E' il vino di Baudelaire, dei suoi decrepiti ma fieri cenciaiuoli, degli assassini, degli amanti che, come due cherubini, salpano per l'aereo cammino. La sua pittura è poesia e viceversa. E' un continuo scambio di informazioni vitali, è un continuo susseguirsi di lampi di parole, di getti di colore. Ogni pennellata è il colpo d'ala di un angelo che spazza via il seme della vita. E' la nemesi del maudit, il manifesto ribelle di una personalità che vive ai margini della nostra società e che, pur tuttavia, la frequenta con la bulimia del bene e del male.

Bibliografia

Carmen, nel suo cammino artistico, compie un'immersione profonda nelle viscere degli abissi più oscuri della nostra anima. Respira una miscela capace di assicurarle la giusta lucidità quando la tela è bianca immacolata e urla il bisogno di conoscere il proprio destino. Il suo sangue è un 'trimix' di sensazioni e i suoi nervi sono tesi e compatti. E' squalo e delfino al tempo stesso, preda e predatore, vittima e carnefice. La sua arma sono le parole. Le culla come figli e, come una Medea moderna, fa sì che, volontariamente, le sfuggano di mano per lasciare che si uccidano da sole, che si smaterializzino, che trascinino boia e ghigliottinato nel più profondo dei mari. Il pennello è il corallo che le si spezza tra le dita, è il richiamo della sirena, è Eros e Thanathos in un continuo gioco di rimandi.
Carmen vive due vite, forse qualcuna in più. Vive la vita di donna e di bambina, di madre e di figlia, di moglie e di amante, di donna e di uomo. Di angelo. Perché soltanto chi può aprire le ali come una manta e solcare l'oceano dell'empia pochezza della nostra vita, può permettersi di giocare con il verbo, con il colore, con la luce. Con la vita.