COSA SCRIVONO di Elena Reggiani



Le composizioni della Reggiani, pur riprendendo gli ormai classici canoni dell’espressionismo astratto, riescono a rendere in modo originale le contraddizioni e la complessità della condizione umana attraverso la riproduzione, in tante diverse varianti, di insanabili conflitti cromatici.
La razionalità contro il sentimento. La logica (con i suoi limiti e i suoi paradossi) contro la passione e l’istinto. Dialettica il cui scioglimento non può che spettare all’interprete, al quale la Reggiani lascia il compito di decifrare il misterioso rapporto tra sfondo e protagonisti dei suoi scenari.
(“Le macchie di sabbia di Elena Reggiani” – Alessandro Morelli su artsblog.it)

L’artista nelle sue opere esprime quelle che sono le sue sensazioni tacite con colori che sprigionano una vitalità che insita nel suo manifestarsi ‘caotico’ e straordinariamente presente e ricorrente, fanno delle opere della Reggiani un continuo motivo di riflessione.
La sua è un’arte urlata che in maniera non usuale ha l’intento di trasmettere un mondo, il suo mondo, fatto di continue emozioni e stati d’animo che cercano continui stimoli per poter essere rappresentati su una tela, che continuamente prende forma, quasi a voler tracciare un ipotetico infinito artistico verso il quale l’artista carpigiana sembra volersi dirigere.
(Salvatore Russo su Eventi Culturali-mensile di arte, cultura e informazione” – Ottobre 2009)

Il lavoro di Elena Reggiani non sa essere rettilineo, ama le direzioni trasversali e gli angoli smussati, la rotture, le irregolarità, le sovrapposizioni, la meraviglia dietro le curve, la sfida degli intrichi. Il ricordo e la promessa di una direzione. Senza trovarla.
Si sta come dentro un labirinto di sabbia. Dentro un sortilegio liquido bicromatico. Persi. Come nel lasciarsi andare ad una corrente.
(“Irregolarità” – Simonetta Angelini su catalogo Trasparenti Variazioni )

I quadri di sabbia di Elena Reggiani partono dagli oscuri presagi di fondi neri e sconosciuti per sanare ogni paura introducendo l’aspettativa e la speranza e nel suggerire una sorta di seconda possibilità con le sue innumerevoli volute cromatiche.
Lumache , occhi, visi stravolti, letture e interpretazioni si susseguono e si incrociano nella curiosità di effetti cercati ma non voluti che affidano allo sguardo piacevoli coinvolgimenti.
(Francesco Zero – Presentazione mostra “Al di là del giocattolo”)