Cronistoria

La mia vita artistica

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1991

E' il 1991. Amante sino all'epoca aveva simpatizzato per i paesaggi toscani o di quel meridione che ha dato i natali ai genitori; paesaggi dominati dall'ocra e dal giallo che necessitano delle linee delle colline per profilarsi. Improvvisamente l'irriguo milanese entra nelle sue tele preponderante, proiettato sui verdi smeraldo, sui violetti, sugli azzurri a intonare vegetazione e acque comunque declinate: fosso, roggia, canale, specchio di cava o di fontanile. Il segreto di questo paesaggio è l'acqua. E l'acqua finisce per diventare indispensabile nelle architetture delle sue tele. Quelli che erano primi piani immobili vengono squarciati a mostrare l'elemento vitale.
L'artista fa adagiare l'osservatore sognante e rapito in riva ad acque pacifiche, tutte assorbite nel gioco di riflettere il cielo; conduce il suo sguardo lontano lungo corsi sinuosi o rettilinei che si disperdono dentro l'orizzonte; la tela è tradotta in un racconto irreale, un idillio - spesso alimentati dal gioco del tromp l'oeil -, alla cui realizzazione contribuiscono le raffinate capacità tecniche, la levigatezza del tratto, una tavolozza floreale; insinua la scienza dell'effimero per una realtà che se oggi ancora ci circonda potrebbe domani scomparire, di colpo o lentamente nello stillicidio.

Le scelte di Gerardo Amante hanno radici lontane; una passione per la pittura che gli è, direi, connaturale, se l'artista ci racconta dell'abilità manifestata quand'era ancora fanciullo. Perché la passione rimanga inalterata accetta i lavori più semplici che gli permettono di mantenere sempre fisso lo sguardo alla sua stella, corroborando questo cammino con le lezioni serali del Liceo Artistico.
L'incontro con la campagna del basso milanese gli consente di diventare interprete e protagonista di un genere che non ha mai raccolto in passato particolari simpatie presso gli artisti allineandosi istintivamente al generale movimento di riscoperta di quel paesaggio storico e di quel territorio; la sua, personale e partecipata, riscuote l'apprezzamento di un vasto pubblico.
Se da una parte il suo lavoro tende a confermarsi su binari ormai assodati e sperimentati, si manifesta più intenso e più materico laddove penetra l'anima di questa terra - oltre l'idillio rasserenato da macchie di papaveri o di lavanda - e si immerge nella forza delle stagioni contrastanti, come quelle della vita del resto.

Opera di riferimento: "ROGGIA"

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