Cronistoria

La mia vita artistica

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2023

La Biennale di Genova, giunta alla 5 ^ edizione, con il passare degli anni si caratterizza sempre di più quale evento di arte contemporanea di livello internazionale, che dà lustro agli artisti italiani e ai stranieri che vi partecipano. La Kermesse artistica, con la curatela di Mario Napoli, Flavia Motolese e Andrea Rossetti, è organizzata dall’Associazione Satura di Genova con il contributo del Comune di Genova e con il patrocinio della Regione Liguria e della Camera di Commercio ed ospita 200 artisti provenienti da 20 nazioni diverse le cui opere sono state bellamente allestite in 70 prestigiose sedi. Le location espositive sono: la sede di SATURA a Palazzo Stella, Palazzo Doria Spinola, Palazzo Tobia Pallavicino, Museo Diocesano, Galata Museo del Mare, Museo Biblioteca dell’Attore, Cisterne di Santa Maria di Castello, Palazzo Doria De Ferrari Galliera, Palazzo Pantaleo Spinola, Allianz Bank Financial Advisors, Deloitte, Gruppo GE, Lifeforms Art Studio e il Circuito delle Botteghe Storiche. Le tante location dedicate comprovano la strategia degli organizzatori, orientata verso un’arte diffusa e partecipata, che coinvolge più direttamente il tessuto sociale, in modo da garantire una fruibilità ampia e un’azione diretta alla crescita culturale, artistica e sociale dell’intero territorio. La manifestazione secondo il critico d’arte dott. Andrea Rossetti, “rispetto ad altre ha un taglio internazionale e registra molte presenze dall’estero. Credo che attiri gli artisti perché è un marchio riconosciuto, mentre per i genovesi è un’occasione di avvicinarsi all’arte contemporanea”. Tra gli ospiti d’onore citiamo gli artisti Giuseppe Amadio, Angiola Churchill, Nando Stevoli e Vinicio Momoli. Il Presidente di Satura, dott. Mario Napoli, ha dichiarato che attraverso la Biennale si è inteso “creare un circuito diffuso sul territorio, portando l’arte contemporanea a contaminare la città e trasformare Genova nel teatro di uno degli eventi nazionali più completi sullo stato dell’arte contemporanea, capace di inserirsi in un più vasto contesto europeo”. Tutte le opere in esposizione sono di pregevole fattura tecnica, contenutistica e soprattutto di linguaggio contemporaneo, a riprova dell’ottimo lavoro di selezione effettuato dallo staff di Satura. A tal proposito la critica d’arte dott. ssa Flavia Motolese ha evidenziato che “la Biennale si è sempre posta come impegno, oltre quello di valorizzare le ricerche del contemporaneo o scoprire nuovi talenti, avere una progettualità responsabile che guarda in avanti. Le centinaia di adesioni sono la dimostrazione del fascino e delle potenzialità di Genova, oltre che della scelta vincente di aver creato una struttura inclusiva che premia la qualità”. La Biennale è un evento importante per la città di Genova, non solo dal punto di vista artistico, ma anche per le implicazioni sociali e culturali e le ricadute economiche positive per le attività commerciali e dei servizi recettivi. La manifestazione, secondo il Presidente di Satura dott. Mario Napoli, dimostra l’interesse “crescente verso il contemporaneo, catalizzatore di socialità e sperimentazione, edizione dopo edizione si è allargata la rete di collaborazioni e di partecipanti, unendo luoghi iconici e realtà diverse. Le istituzioni hanno sostenuto la manifestazione per la sua idea progettuale, che sottolinea il tentativo della città di porsi come centro di sperimentazione, ma anche per la capillarità di un evento che contribuisce a rendere Genova viva e attrattiva”. Il bellissimo catalogo, realizzato in occasione della manifestazione, è la dimostrazione plastica dell’efficienza, della passione, della sensibilità e della competenza di tutti i professionisti coinvolti. Tra i 200 artisti partecipanti si è ben distinto Lorenzo Basile, che con la sua opera “E naufragar mi è dolce nella luce”, ha ottenuto il riconoscimento dedicato agli artisti premiati. L’artista sarnese Lorenzo Basile ha al suo attivo centinaia di mostre collettive in Italia e all’estero. Ha inoltre partecipato a concorsi dove ha ricevuto prestigiosi premi e ha organizzato personali di pittura sia in Italia che all’Estero, raccogliendo consensi di pubblico e di critica. Le opere di Basile presentano tutte un comune denominatore, il vigore cromatico e la potenza del gesto, che graffia la tela snocciolandosi in rivoli cromatici, sgocciolature, increspature ed eruzioni. Il colore è lo strumento per raccontare e per raccontarsi; l’artista riceve la luce, la trattiene e la restituisce al mondo. Attraverso il colore vengono fuori mondi immaginati e irreali, pulsioni emotive dell’inconscio, reminiscenze assopite, universi paralleli: dei veri e propri viaggi che l’anima compie dentro se stessa e nella sua storia infinita. “È l’uomo, quindi, con gli stati d’animo, le sensazioni, le pulsioni ad essere la base da cui la pittura si sviluppa e si avviluppa. (cit. dott.ssa Valentina Basile)”. Per Lorenzo Basile l’arte ha una funzione sociale importantissima e soprattutto ha un ruolo emotivo coinvolgente, che cattura tutti i sensi dell’uomo. Nelle opere di Basile “il vissuto dell’artista gronda sulla tela: i viaggi reali e sognati, la terra natale, l’eros: l’arte non emula il reale, la vita non vi è rappresentata nelle sue parvenze, ma impressa attraverso percorsi cromatici che seguono il filo dell’inconscio” (cit. dott.ssa Valentina Basile)” In questo senso “l’arte deve rivendicare la sua facoltà emozionale e cognitiva, che va al di là dell’utilità delle cose, ma non della necessità. Esattamente come la intende Paolo Crepet, infatti, essa è antidoto, mai fuga dalla realtà poiché ricopre una rilevanza notevole per le stesse sue connessioni con il contesto politico, sociale, economico e culturale”. (cit. dott.ssa Flavia Motolese). Piacevole e qualificata la presenza degli artisti stranieri e in particolar modo quelli di origine cinese, che hanno portato una ventata di aria fresca e di novità, a dimostrazione del valore cosmopolita dell’arte.

Opera di riferimento: E naufragar mi è dolce nella luce

2022

Grande successo di pubblico e di critica per la personale di Pittura di Lorenzo Basile, dal titolo “Graffi”, che ha chiuso i battenti giovedì 24 novembre 2022 presso gli spazi espositivi di Villa Lanzara, a Sarno.Al Vernissage, che si è tenuto il 17 novembre, diversi sono stati gli interventi delle persone coinvolte: la giornalista Viridiana Myriam Salerno si è soffermata in particolar modo sulla storia dell’artista, elogiandone anche l’impegno sociale nel volontariato. Hanno poi portato i saluti istituzionali l’Assessore alla Cultura, avv. Eutilia Viscardi e l’Assessore allo Spettacolo prof. ssa Annamaria Della Porta. Sono intervenuti, infine, la Dirigente scolastica prof. ssa Pina Lanzaro e l’artista e poeta Lorenzo Basile. Le opere esposte, realizzate con la tecnica dell’acrilico, possono essere definite la sintesi di un percorso creativo elaborato dall’artista in un ciclo pittorico sviluppatosi negli anni a cavallo tra il 2021 ed il 2022 e presentano tutte un comune denominatore: il vigore cromatico e la potenza del gesto che graffia la tela snocciolandosi in rivoli cromatici, sgocciolature, increspature ed eruzioni. Il colore è lo strumento per raccontare e per raccontarsi; l’artista riceve la luce, la trattiene e la restituisce al mondo. Attraverso il colore vengono fuori mondi immaginati e irreali, pulsioni emotive dell’inconscio, reminiscenze assopite, universi paralleli: dei veri e propri viaggi che l’anima compie dentro se stessa e nella sua storia infinita. L’arte è anche una forma di “terapia dolce”, che lenisce il dolore, gli dà forma, lo veicola verso lidi più sopportabili e lo umanizza. Il dolore può avere anche una funzione catartica, perché mette l’uomo di fronte al proprio limite, gli fa ri-scoprire la vera essenza delle cose, mette in linea le priorità e l’importanza della “relazione d’amore o di cura”. Perché l’uomo da solo è un essere infelice, trova compimento nel dono verso l’altro, ed è in questa osmosi profonda che egli sperimenta la bellezza trinitaria di Dio. La pittura, al pari della poesia, è per Basile il modo più congeniale per raccontare il suo mondo interiore e le contaminazioni della società contemporanea sempre più lacerata da guerre, povertà, cambiamenti climatici e ingiustizie sociali. L’arte, in tal senso, diventa una forma di elevazione spirituale, una esperienza mistica che contiene il senso e l’orientamento del suo modo di vivere la vita e la pittura.“È l’uomo, quindi, con gli stati d’animo, le sensazioni, le pulsioni ad essere la base da cui la pittura si sviluppa e si avviluppa. [….] Ed è proprio tenendo ben presente il ricco bagaglio di implicazioni artistiche, emotive, percettive, psicologiche che le opere sottendono, che bisognerebbe approcciarsi all’arte di Lorenzo Basile, che non soltanto ha molto da dirci, ma anche e soprattutto qualcosa da darci ( cit. Valentina Basile)”. Negli ultimi anni Lorenzo Basile affianca alla ricerca pittorica la passione per la scrittura, la poesia in particolare. Tra le sue pubblicazioni si ricordano “Il tempo sospeso”, edito dalla casa editrice Eta Beta con la prefazione di Valentina Basile e “Piume di carta”, sempre edito dalla casa editrice Eta Beta, con la prefazione di Vincenzo Salerno.

2021

Presentazione della Mostra pittorica di Lorenzo Basile 11/12/2021 – Villa Lanzara -Sarno Lorenzo Basile è un artista sarnese che , fin dalla giovane età, è stato attratto dalla pittura, con la produzione di numerosi dipinti che hanno segnato i vari tempi della sua formazione artistica , conferendogli oggi una maturità acquisita, avvalorata dal fatto che la sua curiosità sempre in fermento, gli permette di esplorare e cimentarsi in nuove forme e tecniche. -La sua produzione artistica è molto ricca, con opere che partono da una concezione figurativa come i paesaggi della costiera, scorci del centro storico della città di Sarno ed altro. Alcune immagini della sua città come Terravecchia, il borgo di Sarno e la fontana romana dei tre cannuoli, sono dipinti con colori tenui e delicati come quelli di seppia o addirittura come se fossero di un acquerello (invece sono acrilici su tela) tendente a colori sbiaditi ed evanescenti che ricordano le mura vecchie dei luoghi riprodotti, luoghi che sembrano potersi sbriciolare e scomparire da un momento all’altro dalla sua vista. Le immagini dei paesi di mare appaiono invece con colori più vivaci , solo quando descrive il mare, il tramonto o l’inizio di una tempesta verso l’orizzonte. Alcuni dipinti rappresentano nature morte come quelle con strumenti musicali, con frutta o con fiori. L’uomo in tutte queste immagini è assente. Un discorso a parte è invece l’aspetto religioso, dove questa tematica viene rappresentata con icone tradizionali come la Madonna col bambino e altri, ma c’è il dipinto di un Cristo che s’appresta al Calvario per essere messo in croce, è una figura scarna, quasi elementare da cui traspare tristezza, dolore, ma anche pietà. Il Cristo viene nominato a volte, dallo stesso artista, anche “l’uomo della croce” , come se non fosse più il figlio di Dio, ma semplicemente un uomo, per cui ci troviamo di fronte a una figura impersonale, come quella di un Archetipo di cui ci parla tanto Jung nelle sue osservazioni “sull’arte tra psicologia e archetipi”. L’immagine assume le parvenze quindi di un’arte simbolica che non viene identificata più, come riportato da Freud, nel subconscio personale dell’artista, ma in quello dell’area della mitologia inconscia , dove “le immagini primordiali” sono proprietà comune dell’umanità (inconscio collettivo). Una visione complessa e simbolica del Cristo, quindi, dove l’uomo rappresenta non solo il dolore fisico e psichico personale, ma quello di una intera umanità, conferendo così all’opera un valore universale . E qui chiaramente emerge il conflitto che ha l’artista con la religione. Il percorso artistico di Basile, anche se molto probabilmente involontario, denota comunque delle sequenze storiche che ha attraversato, negli anni, la storia dell’arte. La sua arte figurativa è di estrazione chiaramente impressionista, perché traduce la realtà, quello che i suoi occhi vedono, ma in seguito, la sua visione del vero cambia e comincia a cercare e provare nuove tecniche, così come ad un certo punto fecero gli stessi Monet, Gauguin, Van Gogh e altri, quando cominciarono a considerare l’importanza del colore e comprendere come questo elemento avesse la capacità di esprimere i molteplici stati d’animo dell’individuo. Gauguin e Van Gogh passavano ore ed ore a discutere, molto animatamente, sull’importanza dei colori, nella casa gialla di Arles, che condivisero in modo burrascoso per un certo periodo. E mentre Gauguin si avviava verso il simbolismo a cui facevano riferimento anche i poeti Baudelaire (con i concetti di corrispondenze e affinità che nelle cose naturali possono evocare idee che andavano oltre la reale visione) e Mallarmè che comincia ad introdurre il sogno, lun giorno Van Gogh, nell’osservare i contrasti del colore, scrive a suo fratello Theo dicendo: “ Ti sto parlando di queste due tele , soprattutto della prima, per ricordarti che si può cercare di dare un’impressione di angoscia senza puntare direttamente al giardino dei Getsemani; che non è necessario ritrarre i personaggi del discorso sulla Montagna per produrre un motivo consolatorio e delicato”. Intanto mentre l’Impressionismo si sviluppa in Francia verso il 1860 e dura fino agli inizi del 900, nel 1839 era già nata la Fotografia con Louis Daguerre e Joseph Niepce con il primo Dagherrotipo da cui scaturisce l’immagine fotografata che poteva essere riprodotta in più copie, “la riproducibilità tecnica” come viene denominata da W. Benjamin, che sconvolge tutto il modo di osservare la natura e le cose da parte soprattutto dei pittori e dei ritrattisti dell’epoca. Ad un certo punto dopo il trascorrere di altre correnti artistiche non meno importanti, si arriva all’Astrattismo, un movimento che va a collocarsi tra i primi anni del 900 quando il pittore russo Wassilj Kandinskij dipinge la sua prima opera astratta, un’opera senza titolo, o molto comunemente chiamata Giallo, rosso e blu, un acquerello che oggi si trova al Centro Pompidou di Parigi, dove si possono notare solo chiazze di colore, senza nessun riferimento alla realtà, ma solamente descrizione, attraverso i colori, di stati d’animo. È in questa corrente, visibile ancora nell’arte moderna e contemporanea, che vanno a collocarsi gli ultimi e numerosi lavori artistici di Lorenzo Basile presenti nella mostra che oggi viene inaugurata. I colori, come per i pittori dell’Astrattismo riempiono le sale della mostra e coinvolgeranno sicuramente i visitatori che potranno così, individualmente, riuscire ad entrare nei sentimenti interiori del pittore e magari acquisire anche qualcosa di più, nel rendersi partecipi in questa immersione di colori che potrà suscitare anche in loro diversi stati d’animo. La pittura astratta apparentemente sembra trasmettere disordine, ma non è così. I colori si accordano tra di loro, si intersecano negli spazi, si susseguono, prendono forma e hanno un ritmo che è simile a quello della musica, come pensavano anche Mozart e Schoenberg nello scoprire la musica dodecafonica. La Pittura Astratta si basa sulla Teoria dei colori come pure quella dell’Espressionismo, poichè aiuta a mettere insieme i colori, le loro combinazioni e il loro significato, conferendole espressione ed interiorità. Il primo a scrivere una Teoria dei colori fu il poeta Goethe nel 1810, prendendo spunto dal prisma cromatico del 1670 del fisico Isacco Newton e successivamente lo stesso Kandinskij con vari saggi e studi sulla pittura cromatica che divulga durante il suo insegnamento alla scuola Bauhaus di Weimar in Germania, nonché tanti altri come il filosofo viennese, Ludwig Wittgenstein con il suo scritto “Osservazione sui colori”, dove analizza e fa delle riflessioni sui colori costruendo una vera e propria grammatica di osservazione. I colori si dividono in primari, secondari e terziari I colori primari sono il rosso, il blu e il giallo, come definito nella prima opera artistica di Kandinskij Se mescoliamo due colori primari in parti uguali otteniamo dei terzi colori che vengono definiti secondari: mescolando il giallo e il blu si ottiene il verde; mescolando il rosso e il blu si ottiene il viola; mescolando il giallo e il rosso si ottiene l’arancio. Se invece mescoliamo due colori primari in quantità diverse si ottiene un colore terziario: due quantità di rosso più il giallo danno origine ad un arancio rossastro; due quantità di giallo più il rosso danno origine ad un arancio giallastro; due quantità di blu più il rosso danno origine ad un viola bluastro, mentre due rossi e un blu danno origine ad un colore rossastro. E così via creando armonia, ordine, disordine e discordanze. I colori caldi sono quelli riferiti alla luce e sono il rosso, il giallo e l’arancione mentre il verde, il blu e il viola sono colori freddi. Ora se osserviamo i colori che usa Basile nei suoi dipinti astratti notiamo che il rosso è preminente, c’è sempre, in ogni tela ed è quello che viene definito da Kandiskij “ energia vitale” come qualcosa di vivo, acceso, ma anche inquieto. L’artista secondo Freud è l’individuo che maggiormente, rispetto agli altri, tende di più a distaccarsi dalla realtà e così facendo spesso si avvicina alla pazzia. La psicanalisi di Freud pervade tutto il 900 e si riaggancia fortemente all’arte prima con “ l’interpretazione dei sogni” e poi con “I motti di spirito” e altri saggi ancora, riconducendo l’espressione artistica ad immagini dell’inconscio e del subconscio, dove hanno sede le emozioni, gli stati d’animo e i conflitti, attraverso un percorso onirico legato ai sogni dove compaiono anche e soprattutto i colori. La pittura di Lorenzo Basile si basa quindi sul colore, attraverso il quale cerca di rappresentare i suoi elementi creativi. Il colore come elemento visivo ci riporta alla luce, esso rappresenta il tono che possono esprimere i nostri sentimenti sia essi drammatici che sereni. Il colore viene utilizzato dall’artista per creare delle forme, a creare modelli, come nell’arte cubista dalla cui confusione di immagini emerge come elemento unificante della scomposizione. Per dare l’illusione di una forma al dipinto, con i colori si ottengono effetti di luce ed ombra e spesso creano armonia nel combinarsi tra di loro ma, a volte, anche contrasto, quando si sovrappongono e cozzano fra di loro. Il colore, inoltre, crea anche movimento perché il nostro cervello nel guardare un quadro astratto fatto solo di colori, tende istintivamente a dare un ritmo alle linee, alle pennellate, per sforzarsi di capire e dare un senso allo spazio che l’immagine intende trasmetterci. Ma è anche rumore che viene espresso bene dai Futuristi con la loro velocità, le fabbriche, il divertimento , il tutto espresso attraverso la combinazione di colori opposti. Infine il colore è prima di tutto uno stato d’animo: rappresenta con i toni gialli la gioia come quelli descritti nella stanza di Van Gogh della casa gialla, la tristezza rappresentata dal blu come quando Picasso fa esplodere la sua rabbia e il suo dolore nell’opera “del vecchio chitarrista” scaturita dalla morte del suo amico Carlos Casagemas, la pace che si ritrova nelle opere di G.Climt quando dipinge quelle belle donne, ricche di ornamenti e colori o momenti di tenerezza come il bacio, ma anche quando descrive paesaggi per rilassare la mente. Ma il colore rappresenta anche l’ansia, la paura, come nel Grido di E.Munch. Lorenzo Basile ci trasmette colori in questa mostra, ma scrive anche poesie e si dedica al volontariato dove ritorna di nuovo il suo colore predominante, il rosso, che ora è diventato un naso rosso (Associazione i Nasi Rossi), che lui, insieme ad altri, usa per donare sorrisi ai bambini malati degli ospedali che comunque rappresentano anch’essi un Archetipo, che è quello dell’innocenza dell’umanità. Dott. ssa Clelia Buonaiuto storico dell'arte

2019

Recensione pubblicata sul giornale Mediavox Magazzine a cura della critica d'arte dott. ssa Valentina Basile

Il ciclo dei vinti di Lorenzo Basile: quando l'arte diventa il volto delle emozioni


Con la personale di pittura “La verità ci attraversa”, inaugurata il 30 marzo presso gli spazi della Pro Loco di Sarno, Lorenzo Basile mostra al pubblico i nuovi mutamenti della sua arte che, come da tempo ormai ci ha abituati, è in continua e perenne ricerca. In questa nuova fase è soprattutto il ritratto a farla da padrone. Occhi indagatori, vacui. Catturano l'attenzione. Si accartocciano su loro stessi e al tempo stesso sembrano scoprirsi l'io. E' un viaggio. Un immaginarsi viandanti della vita e dell'arte, che è vita in viaggio, nell'anima e nell'interiorità. Tutto si gioca sul volto. Le emozioni si diramano in molteplici e variegate manifestazioni del sentimento, in tutte le sue gradazioni. Alcuni occhi sembrano incupirsi, mostrando una vuotezza di pupille che ricorda i ritratti di Modigliani e i discorsi più o meno romanzati sull'anima; altri, si aprono invece alla gioia o, ancora, alcuni sembrano obliarsi nella malinconia, in quella leopardiana o romantica sete di infinito che neppure quei viaggi interiori di cui sopra sembrano riuscire a placare. Anche se si è in fidata compagnia, anche se il fardello che portiamo non grava esclusivamente sulle nostre spalle, ma siamo noi sulle spalle di qualcuno (un animale, per esempio). E' proprio in queste opere che il mito e il romanzo cavalleresco trovano spazio, tra citazioni al ciclo arturiano con Parsifal e cavalieri che montano non soltanto il tradizionale cavallo, ma anche cinghiali, asini e tori (quei tori che, simbolo di una virilità ispanica, Picasso aveva rappresentato e scomposto sia in pittura che in scultura) quasi ancestrali, da primitive pitture rupestri. E c'è sempre la luna a guidarne il viaggio, attraverso paesaggi solo lievemente accennati o completamente trasfigurati. Il ricorso all'animale come compagno di viaggio rimanda alla mente la questione della seconda vista del novecentesco pittore tedesco Franz Marc, tra i maggiori esponenti, insieme a Kandinsky, dell'espressionismo e di quel fantomatico Der Blauer Raiter, anche lui un cavaliere – azzurro -, tra l'altro. Una seconda vista che in Basile diventa un guardare al mondo con limpidezza, un immergervisi in profondità, persino con il rischio di sprofondare. E' proprio la malinconia dei vinti, infatti, dei saltimbanchi del periodo blu di Picasso, che emerge dalle sue opere. Non parlerei in questo caso di un sentimento di religiosità, quanto piuttosto di una contemporanea spiritualità, una spasmodica ricerca di valori. C'è una forza splendidamente triste in quei disperati, che rifulgono di quella bellezza fiammeggiante che una volta il romanziere russo Tolstoj aveva usato per descrivere il fulgore tenebroso di una eroina tragica come Anna Karenina. Tuttavia, i disperati di Basile non si arrendono. In loro si avverte anche una certa fiamma di positività, una speranza, una volontà di sopravvivere, nonostante tutto. Si tratta di personaggi romantici, espressione fatta carne dell'emozione che ogni volta ci presentano, che siano esse rabbia, rassegnazione, tristezza, malinconia o stanchezza. Di fronte a queste opere, infatti, non si può che essere vittime di bovarismo: l'empatia è l'unica scelta possibile per goderle appieno.
La pittura di Basile, in questo ciclo, è allo stesso tempo materia e astrazione, perché non vuole comunque ed in ogni caso essere rappresentazione, ma essenza, una forza che a tratti prende forma più concreta e riemerge dalle stratificazioni materiche, continue sovrapposizioni di colori spesso graffiati o ricchi e corposi. Ma sempre squisitamente astratta, se si tiene fede della definizione che Franz Marc ne dava: “L'arte astratta....è il tentativo di far parlare, invece della nostra anima eccitata dall'immagine del mondo, il mondo stesso”. Ed è proprio il mondo qui a parlare, a scalpitare per avere voce, ma non con la forza bruta, quasi mai con una violenza feroce che a volte esplode in rabbia. Piuttosto, nel semplice mostrarsi nudi e deboli di fronte agli altri. Jeanette Winterson aveva detto che scrivere è mettersi a nudo. Così è la pittura di Basile. E nuda è la realtà che ci pone davanti agli occhi. Nuda, tanto che è impossibile distogliere lo sguardo, guardare dall'altra parte, come si fa quando si vede distrattamente il telegiornale e le storie degli altri appaiono fredde e distanti dalla nostra quotidianità.
Le storie che l'artista ci racconta, infatti, acquisiscono subito carattere di universalità e si depositano in fretta nell'anima. Diventano storia degli altri e di noi stessi, che in loro spesso ci riconosciamo. Storia di tutti e di nessuno. Storia di un artista che ancora una volta si racconta, mostrando un'altra faccia della sua pittura, che, a distanza di anni dall'inizio della sua carriera, resta ancora tutta da scoprire.

Opera di riferimento: Giocatori

2017

Recensione per la Personale di pittura"Red Art"di Valentina Basile

“Il Palazzo Formosa di San Valentino Torio (SA), a partire dal 10 febbraio, ha aperto le sue antiche porte all’arte di Lorenzo Basile. La sua personale di pittura e poesia, che si concluderà il giorno 14 febbraio, si inserisce nell’evento “Red Art”, con cui ha in comune due elementi fondamentali. Innanzitutto, il fine ultimo, quello dell’esaltazione dell’amore, che, nelle opere di Basile, diventa forza ancestrale che muove e sospinge ogni cosa. Esso, però, non deve essere inteso soltanto in senso romantico, ma anche come amore per la vita, per la terra natale, per il colore, per l’essenza stessa delle cose, che non vengono riprodotte e restituite all’osservatore nella loro concretezza e materialità, ma sbucciate strato dopo strato della loro tangibilità, fino ad essere ridotte ai minimi termini. Fino a quelli che V. Kandinskij, nell’omonimo scritto del 1922, definiva come gli elementi costituenti della forma: punto, linea, superficie, che, in questo caso, potrebbero diventare punto, linea e colore. Ed è proprio quest’ultimo l’altro elemento di congiunzione: un’arte in rosso nella quale il colore, come sapevano bene i maestri del colorfield come Mark Rothko o Yves Klein, diventa elemento identitario e la dimensione in cui l’artista agisce e lavora. Il rosso, dunque, diviene elemento caratterizzante; talvolta si mostra a noi nelle sue tonalità più accese, esplodendo in manifestazioni gioiose, altre, invece, si incupisce e lascia intendere una inquietudine, una sofferenza che, però, non è mai completamente sfiduciata o priva di speranza, ma sempre motivo di introspezione o riflessione. Il rosso, tuttavia, non è l’unico colore della tavolozza dell’artista; infatti, man mano che si procede nel percorso visivo della mostra, esso si ridimensiona sempre di più, pur restando caratterizzante. Allora il nero ed il blu si insinuano e vi si accostano. Nella loro alternanza, a volte geometrica e spigolosa, altre sinuosa e tenace, rimandano a forze contrastanti, primordiali in cui si avverte la rivalità, ma anche la complementarietà degli opposti. Dunque, come avviene nel binomio di tradizione secolare eros e thanatos, che Freud aveva definito rispettivamente pulsione di vita e di morte, così, nella pittura di Basile, queste forze, che potremmo definire alla base del mondo e della vita stessa, si avvicendano, lottano, si accavallano, si seducono, eppure trovano un certo equilibrio in modo che nessuna delle due prevalga effettivamente sull’altra. A prevalere è piuttosto una pittura brillante, che fa dei contrasti la sua forza motrice. Essa parte dal vissuto, dalle emozioni e ne fa ragione ed essenza di ogni cosa, rappresentando perfettamente quel cambiamento nella storia dell’arte che, con l’Espressionismo, ha visto trasformarsi il punto di partenza della pittura dalla natura all’interiorità. È l’uomo, quindi, con gli stati d’animo, le sensazioni, le pulsioni ad essere la base da cui la pittura si sviluppa e si avviluppa. In questo senso, Alberto Moravia aveva parlato di una fine della stagione di artisti che hanno qualcosa da dirci e l’inizio invece di una in cui essi hanno piuttosto qualcosa da darci, non perché non ci sia un messaggio o un significato ma perché cambiano la chiave di lettura e l’approccio all’opera stessa. Ed è proprio tenendo ben presente il ricco bagaglio di implicazioni artistiche, emotive, percettive, psicologiche che le opere sottendono, che bisognerebbe approcciarsi all’arte di Lorenzo Basile, che non soltanto ha molto da dirci, ma anche e soprattutto qualcosa da darci.”
di Valentina Basile
critica d'arte
Opera di riferimento


Opera di riferimento: Mettimi come segno sul tuo cuore

2016


Recensione della dott. ssa Rosaria Pannico


“ L'artista Lorenzo Basile si presenta alla II° Edizione di “Vibrazioni” ( Il festival di arte, cultura, benessere e solidarietà), con l'opera dal titolo “Il Respiro della città” realizzata in acrilico su tela.
Si tratta di un'opera che riesce sicuramente a trasmettere in chi l'osserva il calore di una città dove le abitazioni stesse sembrano abbracciarsi ed unirsi in un unico respiro, che veste le note della solidarietà ed il reciproco aiuto. Una festa di colori caldi ed avvolgenti, che delineano profili di case appena accennate che si confondono tra i colori ed all'orizzonte, quasi a protezione di questa armoniosa convivenza, ecco apparire il profilo di alcuni monti. “
dott. ssa Rosaria Pannico
Giornalista, blogger e scrittrice

Opera di riferimento: Il respiro della città

2015

Recensione a cura della dott. ssa Luisa Crescenzi

" Gli ultimi tuoi dipinti, cromaticamente più tenui rispetto ai precedenti e raffiguranti paesaggi, hanno un LINGUAGGIO artistico straordinariamente nuovo. Anche per le tue opere, come per alcune persone, è l'insieme che le distingue e le rende uniche. Non vi è mai un solo particolare che risalta. Il tutto è armonicamente rappresentato ed il significato è lì, profondissimo e silenzioso, che attende di essere scoperto e còlto, mentre ci addentriamo in punta di piedi attraverso questi paesaggi, alla ricerca del senso più vero e autentico. …Quello che è nell’animo dell’autore e che l’autore rende universale."
Luisa Crescenzi
(Scrittrice)
 

Opera di riferimento: Napoli

2014

Dal catalogo della mostra personale
"Il sentiero degli dei"

La mostra “Il sentiero degli dei” inaugura una nuova fase del percorso pittorico di Lorenzo Basile. Il “periodo rosso” si avvia ad una lenta e languida conclusione, seppur mai definitiva. Tra il rosso e Basile non c’è mai un punto, una rottura completa, ma un arricchirsi progressivo dell’artista, che da un inizio saldamente ancorato al colore preponderante in tante sue tele – “Abissi”, “Alla ricerca di un orizzonte”, “Anima mundi” – si apre ad una tavolozza più varia, più equilibrata. Ugualmente audace, ma meno drammatica nei toni e nelle tensioni tra linee e colori.

Il sentiero che Basile attraversa è un sentiero verso l’astrazione. Innanzitutto i paesaggi -“Positano”, “Ravello”, “La città della gioia” - lontani dalla tradizionale pittura di genere e più vicini alla pittura di un ultimo Cézanne. Con la stessa volontà di osservazione della natura e del paesaggio. Se la montagna di Sainte Victoire ispirò Cézanne nel sancire inconsapevolmente l‘inizio della grande stagione del cubismo, qui città meridionali e poi italiane fanno da musa all’artista.

Riconducibile a Cézanne è anche l’utilizzo di una prospettiva multipla, che taglia le case e gli elementi naturali e li ricompone in un universo immaginario e al contempo concreto, dove solo la pittura può condurre.

Tuttavia, l’evoluzione naturale del suo spirito spinge Basile non verso il cubismo, come ha voluto la storia (dell’arte), ma verso l’astrazione. La sua trasformazione non può che essere espressionista. Dopo Cézanne, Kandinsky e la sua ferma volontà di lasciare “passeggiare” l’osservatore nei suoi dipinti. “Per anni e anni – dice Kandinsky - ho cercato di ottenere che gli spettatori passeggiassero nei miei quadri. Volevo costringerli a dimenticarsi, a sparire addirittura là dentro”. Una volontà che sembra trasparire anche dai quadri di questa fase pittorica di Basile.

I colori, completamente innaturali, fatta eccezione per il verde degli alberi stilizzati e per l’azzurro del mare (il colore più “spirituale” secondo Kandinsky), si fissano alla tela. Non c’è traccia di quel dinamismo tormentato che aveva caratterizzato le “opere in rosso”: a sostituirlo è la quiete di un mondo ideale e utopico in cui ogni cosa ha trovato il suo posto nella più totale armonia dell’essere. Ma si tratta di opere in costante evoluzione.

Le tele successive, infatti, si allontanano progressivamente dalle strutture cubiformi per lasciare spazio ad ampie campiture di colore. Esse dapprima vanno a delineare quegli spazi concettualmente più difficili da ingabbiare, come il mare o il cielo, poi si estendono a più vaste porzioni di dipinto (“Scorcio di Sarno”, “Venezia”).

Nel sentiero di Basile gli dei che lo conducono, le guide inudibili del suo cammino sono i colori. Dei di una spiritualità forse anche religiosa, ma sicuramente tutta kandinskiana, che rispetta la volontà interiore del colore nella sua applicazione sul supporto e nella sua collocazione accanto ai suoi vicini. Il risultato sono percezioni di colore e movimento sempre inedite, che spesso rimandano ad un’atmosfera di fiaba, di luogo sospeso, ameno, incantato (“Paesaggio al chiar di luna”, “La città sospesa”, “Il labirinto del cuore”).

Via via che si prosegue verso questo sentiero, i paesaggi fanno sempre meno riferimento a piccoli spiragli di natura e diventano sempre più emblema di una energia cosmica, universale, di una natura completa e totale che si riversa sulla tela, piuttosto che esservi rappresentata. I paesaggi diventano, così, sempre meno percorribili. Meno strade, più vortici che catturano e lambiscono lo sguardo.

Basile, tuttavia, forse allettato dalla aspirazione romantica all’opera d’arte totale, non si esprime soltanto attraverso il dato visivo, ma anche mediante la poesia.

La volontà di abbinare queste due espressioni artistiche, considerate da esponenti della poesia critica, come Baudelaire e Apollinaire, come le più alte forme d’arte esistenti, risiede innanzitutto nella ricerca mirata di conferire maggiore espressività al messaggio pittorico-letterario. Il binomio immagine-parola recitata o intonata, in effetti, è un mezzo estremamente seducente, usato sin dall’antichità e ancora oggi molto in voga nelle video-installazioni di artisti contemporanei. L’unione tra queste due forme d’arte, tuttavia, rappresenta anche il desiderio dell’io di esprimersi con tutti i mezzi che ha a disposizione, cercando di coinvolgere più organi sensoriali possibili.

Il lessico di Basile, svuotato di parole altisonanti o ermetiche, è ricco, invece, di parole semplici, della quotidianità, abbinate, però, secondo incastri perfetti, tanto da renderle icastiche. Basile dipinge anche con le parole. Le sue, infatti, sono poesie che evocano immagini. Il lettore vi si immedesima con facilità e ne viene immediatamente inebriato. L’esperienza sensoriale che coinvolge l’osservatore/lettore ne è, indubbiamente, potenziata.

Basile, quindi, è giunto ad una nuova fase del suo percorso pittorico. Ha cominciato a sporcare meno di rosso la sua tavolozza, rendendola più varia ed equilibrata. La stesura del colore diventa meno corposa e più fluida. La luce interna è completamente nuova, quasi abbagliante in alcune opere per un più vasto utilizzo del bianco o del giallo. Nelle sue tele colori tradizionalmente freddi come il blu ed il viola raggiungono la giusta quantità di tinta da risultare caldi ed accoglienti all’occhio di chi li osserva. I quadri di Basile non allontanano mai lo spettatore. Non c’è mai straniamento o inquietudine alienante, ma sempre una mano confortante che invita a viverli, anche quando questo significa accogliere simpateticamente il dolore dell’artista. Basile non si isola nel suo mondo pittorico, ma cerca costantemente l’altro, pone un invito, richiama con melliflua voce di sirena a intraprendere il suo sentiero di emozioni, esperienze, scelte, percezioni, visioni del mondo. In questo senso l’arte di Basile è sempre un’arte sociale.

Il sentiero degli dei, dunque, altro non è che un percorso con chiusura ad anello, una “ring composition” , come la si definisce in ambito letterario. Si parte dall’astrazione per arrivare all’astrazione, ma, così come non sempre i versi iniziali e quelli finali di una poesia coincidono, così l’astrazione di Basile, pur restando nella “etichetta artistica” di astrazione, non è mai identica. Attraverso questo sentiero interiore percorso dall’artista, la sua pittura si è rinnovata, depurata, svuotata del “diapason drammatico” (Kandinsky) e rinata a nuova espressione pittorica, più serena, ma sempre accattivante. Basile è approdato ancora una volta ad una sua personalissima visione di ciò che accade dentro e fuori di lui. La sua è una pittura di genere, ma, per usare un’espressione di B. Berenson, il suo genere è quello dell’anima.

Valentina Basile

critica d'arte

Opera di riferimento: La città della gioia

2013

Dal catalogo della mostra personale "Danza in rosso"

" Le opere di Basile hanno vocazione espressionista e ne incarnano perfettamente gli ideali. Dipingere, quindi, diventa un movimento centrifugo che trascina il vissuto nell'esteriorità e rende i fenomeni, la natura, l'attività umana tutta influenza diretta del proprio modo di sentire, di percepire e di riflettere se stessi nel mondo. Il vissuto dell'artista gronda dalla tela: i viaggi reali e sognati, la terra natale, l'eros: l'arte non emula il reale, la vita non vi è rappresentata nelle sue parvenze, ma impressa attraverso percorsi cromatici che seguono il filo diretto dell'inconscio.Espressionista è l'uso sapiente del colore come guida all'interiorità. Non si tratta di una semplice ricerca dell'armonia cromatica o percettiva: ogni pennellata è una parola chiave che rinvia ad una dimensione altra, intima, profonda, vera, viva. Una dimensione in cui la joie de vivre di Matisse e la disperazione e l'angoscia della pittura munchiana si incontrano. E' il rosso il trait d'union che le cementifica, le accorda, le sostiene, le armonizza; il rosso che è esplosione dell'Es. Manifestazione pura dell'io, spirito spogliato della carne, contenuto privo di contenitore. Il colore, prorompente, danza sulla superficie della tela, ristagna all'interno di geometrie non definite, ma poi, irrequieto, scivola via, si confonde con il suo vicino, vi si mescola in infiniti arabesque. E' il bisogno primordiale di ordine che si scontra con le emozioni pure e più acerbe: il risultato è una dinamica che mostra la continua ed infinita evoluzione del sé, attraverso tinte sature e di grande impatto emozionale, che non possono non ricordare la violenza espressiva dei fauve.Dunque il colore vince sulla forma, la piega alla sua volontà, per cui “l'oggetto è come se fosse solo un reale sapore, un suono, un profumo nella composizione. Quindi non c'è bisogno che sia riproposto con esattezza, al contrario, la sua inesattezza rafforza la purezza della pittura e della composizione” (da Lo spirituale nell'arte). "
 
 Valentina Basile
critica d'arte
































































Opera di riferimento: Danza in rosso

2012

Invito a far parte della collezione del museo della mattonella

2012

Recensione critica della prof. ssa Paola D'Angelo

" Guardare un quadro di Lorenzo è innanzi tutto un immergersi nei colori, un essere sopraffatti dalla prepotenza travolgente del rosso, che toglie quasi il respiro nelle opere in cui domina come padrone incontrastato dell’ispirazione artistica oppure sembra interiormente illuminarsi in quelle in cui si contrappone al giallo, all’azzurro, al nero… Ne scaturisce l’impressione che il pittore attinga direttamente alla fonte primitiva e incontaminata del colore, come espressione di una aspirazione, commossa e silenziosa, alla purezza, alla spiritualità, che superano, ma non dimenticano, il proprio legame con la materia. Nascono allora trasparenze accanto a forme plastiche del colore, è il colore stesso che si fa forma, abbatte i confini del finito e tende all’assoluto. Quello di Lorenzo è un percorso di stupore, di meraviglia dinanzi ai multiformi aspetti dell’essere, da cui emergono una richiesta d’amore e poesia in ogni forma, un’intuizione di bellezza attraverso l’eleganza delle forme geometriche che si compongono, scompongono, ricompongono in un inarrestabile fluire fino a sfociare nel colore puro, plastico e indefinito al tempo stesso e che pertanto ammette il tutto al suo interno, la vita e la morte, i due estremi che si congiungono e si annullano. Le opere dell’artista sono una finestra aperta sul mistero della vita, osservata con rispetto, con gioiosa consapevolezza di sé, che si trasforma a tratti in nostalgia per una perduta, ma innata condizione di perfezione, sempre ricercata, di sintesi tra dimensione fisica e dimensione spirituale dell’uomo . "
 
Paola D'Angelo
Poetessa e giornalista

Opera di riferimento: Empatia

2011

Dalla mostra “Arianna ...il filo dell'Arte”
Commento critico del prof. Luigi Crescibene

“ Il colore sezionato e declinato in una svariante gamma di tonalità crea un impatto che conforta, che intriga, che rimanda a emozioni affioranti e fondali tra albe ebbre di luce e trascoloranti tramonti, tra spicchi di tenera chiarità e di cielo, tra vampe di rosso, soffi d'incanto. L'impatto cromatico, non destabilizzato da contrasti e ritorni, freme e si esalta in una vibrante armocromia, oltre la distraente realtà “

Opera di riferimento: Trasalimenti