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In quest’ultima serie di opere, gli strumenti iconografici sono offerti non dal segno, né dal ritratto, né dalla figurazione; è il colore che assurge a protagonista narrante del teatro cromatico di Sarchiello; non è valore aggiunto; è valore intrinseco, nota dominante che crea quelle che sono le possibili chiavi di lettura dell’opera, in un processo inventivo che forse l’artista governa sino ad un certo punto; in una fase successiva è la stessa tavolozza cromatica, sono gli stessi segni che governano la scena: il regista scompare per lasciare spazio ad una cosmogonia in cui domina uno spiccato senso spirituale. Si affaccia un’ansia di un mondo migliore che passi per la ragione, fremente d’amore e di passione; ecco i guizzi di luce che campeggiano sulle tele di Sarchiello, a volte galassie immaginarie, il coraggio di guardare verso il cielo con una meraviglia antica, di un bambino, di fronte allo stupore perduto….Rosso, nero, …Colori dalla forte valenza simbolica.”

Dott.ssa M. Teresa Prestigiacomo
Giornalista e critico d’arte
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