I Miei Testi - I



"Nulla si dà da sè,senza rapporto d'altro.
L'ospitalità: il nome stesso di ciò che si
apre al volto, di ciò che, più precisamente, li accoglie"
(Jacques Derrida)


- La Multipla Ospitalità del Maestro Giuseppe Cascella

La molteplicità artistica del Maestro Giuseppe Cascella si concentra nel fatto che l’artista, attraverso le esperienze della sua reminiscente memoria costruttiva, segmenta la sua creazione in un infinito mondo del linguaggio percettivo. Le sue opere contribuiscono prosperamente ad un incremento culturale.

Il maestro, nella sua produzione creativa, allude alla idea e al valore dalla fantasiosa creazione di un bambino all’intrinseco della realtà contemporanea. Una viva memoria che si riproduce, riflettendosi sempre verso la sua condizione umanistica.

Dalla sublimità allo stereotipo della “bellezza”, dalla semplicità all’assoluto della “regalità”, l’artista si addentra in un ampio percorso dell’ immaginario.

Versatile, fa dall’inanimato nascere “vita e passione” , transita dalla pittura alla scultura, immerge la sua arte nell’intensità che trascorre dalle tonalità forti a quelle pastello, dalle forme stravaganti alle forme più sottili, proponendo sempre un esperimento delle sensazioni e delle percezioni. Trasmettendoci una ospitalità, notevole nell’ibrido parallelo armonico, dove si evidenzia tutta la maestria dell’arte Cascelliana.

Nel 2003 ha realizzato un “colossal” presepe, il più grande del mondo, di 6 metri di altezza per 24 metri quadrati, utilizzando come materiali , pietra, sughero e legno. Presente nel Guinness Book per il presepe più grande del mondo, esposto a Urbino.

Vittorio Veneto – Novembre 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista EIKON - dicembre 2009)






- Il Viaggio Interiore dell’Anima



Trasversalizzando la “visione accademica”, seguendo con rigore l’armonia, l’equilibrio e la proporzione. Emanuela Del Vescovo, con questa prospettiva, fa utilizzo della sculto-pittura per sottolineare e porgere la sua arte. Il volume e la luce riprodotte, nella sua creazione, espandono vibrazione, quietudine, movimento.

Nel quadro intitolato “Rem”, l’artista traccia una traiettoria che rompe la tradizione. La figura centrale che, riposa nell’atmosfera del silenzio, apparentemente in pace, si involge nel subcosciente del “terreno” e del “celestiale”: un viaggio per il mondo ultraterreno nell’ondulare dall’ ombra all’iridescenza.

In questa riproduzione di tensione spaziale, alla quale il “cosciente dell’opera” propone riposo, l’artista provoca nei suoi interlocutori un progressivo interrogarsi. Con le sue guide artistiche incammina alle varie sensazioni del mondo ultraterreno, un vero e proprio “viaggio interiore dell’anima”.

I suoi quadri sono composti da “esseri sereni” e “protettivi”, però la “maternità protettiva apparente”, non si colloca verso la coscienza; ma coinvolge in un’analisi evolutiva del sviluppo creativo. La pittrice elabora, attraverso la tecnica mista utilizzata, una composizione sperimentale e innovativa.

Le scultopitture si realizzano in bassorilievi scolpiti su legno e poi dipinti, dove si passa da un legno grezzo e ombroso, frantumato a colpi di scalpello, alla raffinata lamina d' oro o di rame che dona all' opera la massima luminosità; da una materia informale che ci fa immaginare microcosmi in germinazione nascono forme che si plasmano nello spazio, parlandoci del muoversi interno ed esterno della vita.

Vittorio Veneto – Novembre 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista EIKON)






- Elaborazione Cromatica e Figurativa di Gianni Riva



Donne: luoghi dell'esperienza umana, del sentimento e della lucida analisi .

Le donne di Gianni Riva rappresentano il transitare fra la sua creazione artistica che si sviluppa attraverso i colori saettanti e l’autonoma indagine sulla Pop Art - Movimento artistico di origine anglosassone - con il quale l'artista stringe un legame straordinariamente ricco .

Riva crea la plasticità delle sue opere con affascinanti cromie, elaborando un abile “Pigmalione dell'immagine”.

Questo è il legame che unisce il pittore ai suoi corteggiatissimi antesignani : un'adesione estetica più che di contenuti.

Non c'è nell’artista la provocatoria dissacrazione di oggetti o simboli della società consumistica, propria della pop art; non ci sono intenti critici o delatori.

C'è l'appassionato studio di una particolare tecnica pittorica portata all'esasperazione, attraverso una feconda ricerca sul colore, che esprime l'originalità.

L'artista si muove in una personale dimensione che esalta , un accostamento cromatico, con i toni piatti dell'acrilico, un universo umano reale, dove lo spettatore è invitato a motivazione, non solo con lo strumento della visibilità, dell'approccio ottico, ma anche con la percezione fisica-metafisica che implica un coinvolgimento sensoriale, emozionale e mentale.

Vittorio Veneto – Novembre 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista EIKON)






- La Tridimensionalità di Barbara Crimella



Guardare oltre la conoscenza accademica, avanzare oltre i limiti della materia e della forma. Esplorare le possibilità distinte che le tendenze attuali offrono, involgendo con l’intuizione una ricerca in sé stesso nella verità di svegliare altre espressioni scultoree. Possiamo dire che Barbara Crimella sviluppa il suo processo creativo con vocazione inerente e capacità di elaborare il suo lavoro fra il “mutabile” e “l’immutabile”.

Il concetto Baudelairiano sostiene che la modernità è la coscienza del presente come presente, senza passato o futuro, ma proteso sempre all’incontro dell’eternità. In questa transizione tra la visione antecedente dalla “tradizione” sino alla modernità; l’artista edifica le sue opere utilizzando: dal materiale che con il tempo si arrugginisce, il ferro, alla flessibilità del silicone, svolgendo così un immaginario intemporale.

Le sue sculture sono amalgamate in un ambito che innalza l’espansione del suo universo artistico - creativo. Un’arte che si interpreta, si interseziona, producendo un ricco piano di movimento.

La scultrice, nella sua tridimensionalità, esprime manualmente le sue emozioni verso la meditazione nel rappresentare la vita, il corpo come forma di protezione, a volte aperto, altre chiuso… Il corpo del “concepire”, del riguardare con gioia “memorie e storie”.

Il corpo: integrazione della serenità e anche inquietudini, delineato dalla fecondità della maturità artistica dell’artista.

Vittorio Veneto – Ottobre 2009
Monica Martins

(Pubblibato sulla rivista EIKON)




- Il Delineare nell’Arte di Paolo Caloi


Verso la riflessione interiore, l’osservazione, la sensibilità e basato su una “verosimiglianza esteriore”: Paolo Caloi idealizza e rappresenta la sua “artisticità”.

I suoi dipinti creano una corrispondenza sia con quello che gli appartiene, la essenzialità concreta, sia con la invisibilità del modo verso il quale l’artista sente di stabilire il suo stile nel creare.

L’esprimersi inonda le vene artistiche del pittore che prima di avere “il coraggio” di esporre la sua arte, raccoglieva per sé tutto quello che era nascosto nei suoi ricordi di vita.

Il mondo che confronta è risvegliato con la forza e con la voglia di dire e “raccontare” le sue esperienze vissute.

Avvalendosi del colore la sua intimità artistica appare con originalità, si feconda attraverso la più tenera memoria che l’artista porta con sé.

Da piccolo ammirava le opere del pittore Antonio Nardi – appartenente al clero della pittura realista veronese.

Le sue opere sono la riproduzione di un visibile mondo che tanti non osservano. Caloi con la sua visione fa di una semplice finestra - oggetto per tanti solo utile e inanimato- una forma di sostegno. La finestra aperta che, dando permesso alla luce, riflette tutto un immaginario creativo, dove rossi fiori trasmettono l’allegria primaverile, di un tempo…

L’artista delineando fra il concreto e il figurativo attinge, senza “pregiudiziare” la sua pittura, a tradurre la sua riflessione nel momento in cui arriva l’ispirazione.

Con naturalezza l’arte si apre a Caloi: dalla “angoscia” di un Essere , come nel quadro “Il Pianto”, la immobilità della donna guadagna soluzioni e il pittore compone l’immagine di un ideale dove la “sofferenza eminente” non è, neppure sarà, un fine, perché la porta semiaperta suggerisce la meditazione verso la “luce”. E’ con questa “ottica” che l’artista definisce la sua arte: senza confine, senza regola, ma corrispondente ad una Arte-Viva.

Vittorio Veneto – Ottobre 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista EIKON)









- L'esclusione e la Forza



Volere giocare, riflettere nello specchio - la bianca tela - il reale e vivo attraverso l'armonizzazione del colore; nelle mani che senza fretta fanno rivivere con dignità gli oppressi....

Siamo tra sguardi fissi, non fermi, dove tutta una storia si racconta, si presenta.

Nelle opere di Marinella Albora la protezione si é denudata, la forza nella fragilità umana é coinvolgente: trovata.

Con il cromatismo discreto, la perfezione nella ricchezza dei dettagli, l'artista esprime con fugacità i sentimenti di quelli che dal loro buio interiore camminano verso l'incontro: "la luce".

La continuità di una vita fra le braccia di quell' uomo accovacciato fa ancorarsi il coraggio di proseguire a lottare, come nel quadro l' Arabo con il Bambino.

I temi scelti dalla pittrice si rapportano ai meno fortunati. Personaggi dal mondo disordinato che forzatamente sono messi al margine della vita.

La sensibilità della pittrice rifiorisce in noi una ammirazione intrigante, risaltando quello che é l'inusitato della” negativa dolcezza” dalla realtà umana.

Marinella Albora rivive e ricrea scenari quotidiani, dove le persone semplici, in cui la vita prova ad escludere la felicità, appaiono in tutto quel che poteva essere trasmesso fra la trasparenza involontaria di un "piccolo ristretto mondo".

Con una tecnica sua, una sua allusione al mondo, con poco colore, solo quello essenziale, l’artista esalta un’arte ricca e simbolica.

L'uomo, la solitudine, la sofferenza, l'esclusione e la forza! Si, questo é il messaggio: La Forza che, indipendente della situazione imposta, fa rivedere che il fragile si fa "solo" agli occhi, ma mai si farà all'essenza.

La necessità di espressione non é contenuta, neppure limitata, gira in una magnifica unicità armonica. Il reale ed il desiderato.

Il "granello", quello che se ben seminato aiuterà la continuazione della vita. Proseguire senza paura, questo è il percorso delineato dalla ispirazione di Marinella Albora.

Vittorio Veneto, agosto 2009.
Monica Martins

( Pubblicato sulla rivista di Arte E:IKON)






- TUTTI I SENSI



I colori, i sensi e l'armonia sono predominanti nell’attuale fase di Giuseppe Zollo.

La sua natura creativa é espressa con una stimolante sincronia, un lavoro in cui l'ispirazione arriva dalla sublimità musicale, poetica e pittorica.

Un compasso lirico che si manifesta e si accenna trasmettendo una grande vitalità colorata per mezzo delle sue "tracce".

Zollo riproduce il sentimento, nel confronto dell'immaginario, da quello che poteva essere reale e ideale.

Con i colori forti, luminosi e tante tonalità, fa delle sue opere un’esasperata fonte di movimento e trascendenza, proponendo viaggi ineguagliabili e senza limite all' immaginario.

Nella frammentazione del suo processo creativo elabora e genera l'essenza di una pittura che costantemente si rinnova e quotidianamente si afferma con precisione nel " romanticismo informale" dell'attualità moderna.

Le sue opere riproducono non il figurativo, ma un "mondo interiore" di virtù poetica dove la realtà fisica si mescola con un intimo mondo psichico, inducendo lo spettatore a percorrere cammini riflessivi.

Vittorio Veneto, agosto 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista di Arte E:IKON)





"Non abbiamo la tendenza ad una limitazione,
la libertà ci permette di accogliere il futuro"
( Kandinsky )


- L'intuizione oltre la forma

La metafora e la struttura semantica fondamentale della pittura astratta é convertire momenti del significante - il quadro - in allegoria della realtà, dell'uomo e del mondo.

La pittura astratta é un’arte soggettiva fra il significato e il significante, la relazione fra l'immagine visibile e l'universale.

La ricerca della forma, non estetica, ma di viscerale affondo nella realtà quotidiana, porta alla trascrizione plastica di ciò che ci circonda , sfaccettando e scomponendo, tra mille e mille contraddizioni , le contraddizioni di tutti, il vivere quotidiano filtrato attraverso una sensibilità esasperata.

Le Opere di Mirko Cervini si presentano in tutta la loro immediatezza, che non è l'apparire grafico, ma qualcosa che trascende da esso e invita ad una riflessione profonda , non meditazione , ma studio di un processo esecutivo, che porta a riflettere sulle condizioni di necessità, dove l’essenza viene prima della maschera.

L'artista colpisce i sensi scuotendoli dal torpore dell'abitudine e, liberandoli , li contrappone ambiguamente quasi a vivisezionarli in un amplesso pittorico crescente, con una intuizione estetica che supera l'origine della forma.

Vittorio Veneto, settembre 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista di Arte E:IKON)









- Il Colore Nelle Mani


La creazione nella tela che passa per una "operazione" immaginaria nella mente dell'artista fa dell'arte un atto quasi involontario.

Nella ispirazione ed esteriorizzazione delle idee che vediamo nei quadri di Fabio Usvardi, il pittore "deteriora" la formalità,costruisce immagini, svela forme, offrendo un'altra dimensione del suo silenzioso mondo interiore.

Un mondo ricco di espressione artistica che dal reale passa all'astratto.

Nato in provincia di Milano il 17 luglio del 1973, vive attualmente a Buscate (MI).

L'artista conferma che da piccolo sentiva una predisposizione all'arte, una vena artistica che solo nella fase adulta si presenta "fisicamente", affiora spontaneamente la voglia di parlare, esprimersi attraverso la sua arte.

All'inizio aveva bisogno dei classici strumenti usati nella pittura, dal momento in cui si sente "forte", vivace e completamente inondato del suo talento artistico, abbandona " la tradizione" e passa a dipingere con le mani.

Fabio Usvardi ha trovato nella sua arte una espressività senza limite. Proponendo percorsi bidimensionali, dove lo spettatore sente che certe opere "urlano, "volano", "piangono taciturnamente".

Invadono i nostri sensi, trasportandoci in un orizzonte della memoria individuale che appartiene all'immaginario di ognuno di noi.

Vittorio Veneto, settembre 2009
Monica Martins

(Pubblicato sulla rivista di Arte E:IKON)