RACCONTO: "VORREI RICORDARTI COM'ERI" (di Roberto Zaoner)
2018
Questo mare d'inverno dal colore azzurro cupo, ormai scurito dalla notte fredda. Un mare triste e andante come un movimento di sinfonia, e il mio guardo sfuggente al suo stato, turbato da un tempo scuro e piovoso.
Appena raggiunto il luogo ove fiorì la mia fanciullezza, non più radioso ma trascurato lo ritrovai. Non era più il sito allegro, colorito e gioioso, meta di passeggiate e pieno di gente che qui arrivava, desiderosa di respirare aria di mare e speranzosa di trovare amici e conoscenti con cui parlare, e lasciarsi accarezzare dai raggi del sole.
Adesso, un vento leggero fredda anche l'anima e mi porta malinconia. Sarà perché è sera e inverno. Per la piazza non è presente anima viva. Sono con mio figlio. Noi due ci guardiamo e rimaniamo attoniti per questa desolazione che non immaginavamo e che porta una quasi afflizione nei nostri cuori.
Anche le luci dei lampioni, un tempo allegre e che parevano sfavillanti di gioia, son meste e fioche, come di chi non ha più lacrime per piangere l'avvicinarsi della propria sorte. E ormai spente le insegne dei negozi, ci conducono in quell'unico bar aperto.
Bar e negozi che un tempo rimanevano aperti fino a tarda notte, dove trovavano ristoro gli avventori. Consumiamo un gelato in quest'inverno mite. E usciti per strada, una pioggerella bagna leggermente i nostri cupi pensieri, che vagano tristemente lungo queste stradine umide di lacrime. I giovani, oggi, preferiscono altre mete, specialmente nella fredda stagione: il centro storico della vicina città, ed è la movida palermitana.
E' tempo di andare. Ritorniamo a casa con una ferita al cuore. Mio amato luogo d'infanzia, Mondello, ove ho vissuto gioia e spensieratezza. Rimembranze del mio scorrazzare con i pattini, lungo il viale alberato adiacente alla spiaggia, insieme agli amici di giochi, e verso l’imbrunire, il sole che calava dietro le montagne, privo ormai di raggi caldi e luminosi, faceva posto ad una luna luminescente, che pareva tracciare un corso luminoso sul mare e seguirmi al mio ritorno a casa, insieme agli altri fanciulli, figli di grandi lavoratori, gente di mare.
Sconsolato, vedevo ora quella triste piazza, e mi giungevano ricordi di quando, tutti noi giovani, facevamo a gara a chi era più bravo nel palleggio. Non avrei mai pensato che la gente ti avrebbe abbandonato per preferire altre mete.
Unico conforto è immaginare che quando le giornate si allungheranno e sopraggiungerà la primavera, tu ritornerai ai vecchi e mai perduti splendori. E rimarrai sempre nel mio cuore.
11/02/2018.
Roberto Zaoner
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