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10/02/2023 *** IL LIBRO CHE MI È COSTATO MAGGIORE FATICA, almeno fino a oggi è "UN'ALTRA VITA". *** Per quale motivo non so dirlo, ma è stato un lavoro molto pesante, sia la prima stesura che la revisione del testo. Fra i miei romanzi però, è quello che amo di più. *** Un’altra vita: Se l'amore vince sulla morte *** L’intervento di un Lare, le ipotesi sull’esistenza di Angeli, dèi e santi assieme a fatti di cronaca alimentano lo scetticismo della protagonista che si lascia andare a confidenze insolite. Lo spirito di Halloween gioca un brutto scherzo a Lia, giovane roscignola di nascita evangelica trasferita a Salerno che tra fede e dubbio, amore e passione, adulterio e rimorso è costretta a fare una difficile scelta e a prendere una decisione cruciale. In bilico fra la vita e la morte, guidata da un misterioso interlocutore con rivelazioni straordinarie attraverso un’esperienza transpersonale, la protagonista riconsidera il proprio vissuto e lo racconta al lettore. Un’altra vita si colloca fra realismo magico e narrativa metafisica e visionaria e può essere di aiuto, illuminazione e conforto per chi cercasse risposte ai grandi interrogativi della vita fra dubbi di coscienza. Per la sensibilità delle tematiche affrontate e il richiamo a circostanze riferite dalla stampa ho ritenuto opportuno corredare il libro di bibliografia e di riferimenti alle Sacre Scritture.

10 Luglio 2021*** Welcome – una storia mamutazionista*** Amicizia, amore, mistero. Il legame con l’amico del cuore, il fascino ambiguo dell’intraprendente fratellastro. La quasi quarantenne Dalma da qualche tempo non riesce più a scrivere. Sinossi: "Una scrittrice di successo, il rimpianto di un vecchio amore che le impedisce di prendere sul serio i rapporti con l’altro sesso e un amico del cuore che sarebbe un compagno perfetto ma è gay. Una madre ansiosa, una nipotina invadente, un’amica fidata, un intraprendente fratellastro dal fascino ambiguo. Dalma proprio non riesce ad assolvere agli impegni presi con la sua Casa editrice e il suo ultimo romanzo è in fase di stallo. Decide di accettare un colloquio di lavoro a Rieti ma, sorpresa da un temporale sull’autostrada, si ritrova sballottata su un’interpoderale, in panne davanti a un antico palazzo di un paese sconosciuto da tutte le mappe, Santa Barbara. Fra déjà-vu e fenomeni che non hanno una spiegazione razionale, s’innamora di Sergio, il proprietario del luogo ma, nel rientrare a Borgorose ne smarrisce tutti i contatti né lui la cerca. Desiderosa di trovare indipendenza e serenità si trasferisce a Roma, alloggia come dama di compagnia presso un’anziana marchesa e si adegua a lavorare presso la redazione di una rivista femminile. Coincidenze, rassomiglianze, rivelazioni incredibili smuovono e rinnovano in lei forti sentimenti e contrastanti emozioni. L’incontro casuale con Marzio, scambiato per Sergio e curiosamente come lei stessa nato a distanza di settant’anni esatti dal sisma della Marsica, la convince a investigare fino in fondo il mistero. Welcome è un romanzo che si colloca fra realismo magico e letteratura metafisica e visionaria ed è un esempio di narrativa mutazionista, più precisamente, mamutazionista. Tra il rimpianto del primo amore e l’amicizia di lunga data con l’uomo perfetto ma gay, la protagonista del romanzo non trova l’equilibrio emotivo per assolvere agli impegni presi con la sua Casa editrice. Decisa a trovare un impiego sostitutivo, accetta un colloquio di lavoro a Rieti. Non riesce ad essere presente perché nel corso di una notte burrascosa si ritroverà sballottata, con l’automobile in panne, davanti a un’antica tenuta di campagna, in una situazione ai confini della realtà, in una Città fantasma fra il reatino e l’aquilano, Santa Barbara. Soccorsa dal proprietario, la permanenza si rivela felice. Trasferitasi a Roma per respirare indipendenza dall’ansiosa madre, trova ospitalità presso un’anziana marchesa che le mostra un album di vecchie fotografie. Tra le varie memorie della sua anziana ospite, Dalma scopre particolari curiosi e coincidenze che la pongono di fronte a grandi interrogativi. Al magico quartiere Coppedè incontra un uomo che risveglia in lei forti emozioni. Come mai rassomiglia al tale che l’ha ospitata in quel luogo ignorato da tutte le mappe? Vorrà ritornare a Santa Barbara in cerca della verità ma non ricorda con precisione la strada percorsa per arrivarci. " L'ELEMENTO MAMUTAZIONISTA: Qual è l’elemento mamutazionista del romanzo “Welcome”? In realtà tutta la storia è incentrata sul presupposto mutazionista dell’evoluzione della stirpe. L’elemento mutante, nel senso di una svolta dall’azione propulsiva nella vita della protagonista, può essere infine facilmente individuato come conseguente al ritorno di Dalma alla città fantasma. Il romanzo diviene un racconto sempre più misterioso e insieme un’appassionante e poetica narrazione paesaggistica dei territori del Cicolano mentre, sulla traccia dei vari indizi raccolti, la protagonista si trova a dover fare i conti con se stessa per cogliere la risposta alle molte domande che l’assillano. Prima fra tutte: è proprio vero che un paese muore quando i suoi abitanti se ne vanno?

14 Giugno 2021*** UN'ALTRA VITA: dove sono i cari estinti? *** Il mio romanzo “Un’altra vita” in corso di pubblicazione, affronta l’argomento della morte e dell’aldilà. La protagonista, nata di religione evangelica ma intellettualmente distante dal cristianesimo, si trova sospesa fra la vita e la morte in una esperienza di NDE (Near Death Experience). Il romanzo affronta argomenti inerenti alla fede e alla religione che non rappresentano, tuttavia, la centralità della storia che si impernia, invece, su una esperienza di premorte. Non posso fare spoiler, ovviamente, ma vi consiglio vivamente di leggere questo mio nuovo “romanzo del mistero” ambientato, questa volta, fra la città fantasma di Roscigno Vecchia, in Cilento, e Salerno. La data di pubblicazione di “Un’altra vita” è prevista entro agosto 2021. Nel frattempo, seguitemi sulla mia Pagina Autore Amazon per rimanere informati sulle nuove uscite. In tema col soggetto di “Un’altra vita”, vi ripropongo un mio articolo già pubblicato su “Il pozzo degli oracoli”. Giovedì 23 aprile 2020 – Dove sono i cari estinti – tratto da “Il pozzo degli oracoli” di Antonia Calabrese “Ho appena finito di leggere un articolo sul trapasso di una persona amata. L’autrice descrive le varie fasi dell’elaborazione del lutto per concludere che “quando una persona amata vola via, smette di vivere fra noi per vivere in noi”. Quello che lei descrive, “la sensazione di vuoto, le forze esaurite e il dolore che l’assenza fisica porta”, è sicuramente una esperienza che abbiamo vissuto in molti. A me è successo in maniera particolare e traumatica quando ho perduto mio padre, che purtroppo venne a mancare all’improvviso. A quel tempo ero molto giovane e mi consideravo atea. Non direi però che mi sia ancora successo dopo la perdita di mia madre: di lei fatico a rendermi conto dell’assenza, anche sapendo che è trapassata. Continuo a sentirla presente come i primi giorni, quando, più che sentirla in me, vivevo una sorta di identificazione con lei. Con il passare del tempo, la sento più distante, ma sempre presente, cioè vivente. La differenza fra ora, che lei è “volata in cielo”, per usare l’espressione più comune, e prima del suo trapasso, è che non posso raggiungerla, come facevo quando andavo a trovarla. Anzi: perderla mi ha lasciato la speranza di poterla riabbracciare, assieme a papà, ai miei nonni, a tutti i miei antenati, in un tempo non troppo distante… Certo, anche papà lo sentivo presente, intorno a me, nei luoghi in cui mi trovavo, in quelli dove ero stata con lui…mi capitava addirittura di credere di vederlo; e così mi disperavo nel pensiero che invece non c’era più. Ora non sono più giovane e mi domando se devo alla maturità e al fatto che mia madre era anziana e sofferente, oppure alla fede, che pur nel dolore, non mi sento angosciata né disperata. La morte non mi provoca preoccupazione né turbamento, anzi, da quando lei se ne è andata, sento il mio momento più vicino, come quando si aspetta con emozione un giorno di festa. Tuttavia, ora come allora, quando ho perso papà, non accetto il comune concetto di “morte” e di certo non l’idea che ne hanno le chiese cristiane, di qualunque confessione, specie quella cattolica: il pensiero di un Dio che commercia in anime facendole uscire dal purgatorio in cambio di intercessioni a pagamento, mi faceva inorridire quando ero adolescente e ancor più mi raccapriccia ora che sono adulta. Dentro di me sento una forte opposizione a tali assurde menzogne studiate per tenere la gente assoggettata e istupidita. Quello dell’autrice di cui facevo cenno, è un bell’articolo scritto in maniera scorrevole; è un’esperienza soggettiva, narrata con l’intenzione di confortare. Ma quando conclude che “i nostri cari defunti vivono attraverso di noi…ogni volta che ne omaggiamo la memoria attraverso i ricordi… non sono sicuramente più tra noi ma sono in noi”, lei sta dicendo che essi hanno bisogno di noi come veicolo per protrarre la loro esistenza. Non sono assolutamente d’accordo su questo punto, e lo dico per inciso, e anzi, mi sa un poco di falsità canonica, di conforto molesto. Secondo me, affermare che “vivono attraverso di noi”, è come dire che la dipartita sia esattamente sonno eterno, una pena capitale, distruzione e scomparsa definitiva e che sono vivificati (ma non resi viventi) solo perché noi li ricordiamo. In buona sostanza, questo ricordarli, equivale al non volerli lasciare andare, ma soprattutto, equivale a sentenziare che in realtà in eterno di per se stessi non sono più, e vivono in virtù dei nostri ricordi. Se l’averne memoria avesse una così determinante valenza, che ne sarebbe degli sconosciuti, degli abbandonati, dei diseredati, di quelli che hanno vissuto soli e sono morti senza che nessuno ne avesse cura o memoria? Che i nostri cari estinti “vivono attraverso noi”, è un’affermazione molto grave, assolutamente contestabile e, oltretutto, io non credo nella morte: credo nella vita, e credo che la vita è eterna! Secondo me, il decadimento fisico e il trapasso da questo mondo, fanno parte del ciclo naturale di rinascita da vita a vita, attraverso la dipartita, che non è per niente affatto morte psichica: in questo, il mio pensiero è vicino a quello degli antichi romani e greci che credevano nella reincarnazione. Io sono convinta che la psiche umana sopravvive e che i trapassati rimangono fra noi spiritualmente come angeli e si reincarnano nella propria discendenza, non necessariamente in linea retta; cosicché vi sono generazioni di spiriti e di angeli come vi sono generazioni di umani. Cioè noi rinasciamo simili a noi stessi, mutando corpo fisico, come quando ci si muta di abito, dopo essersi lavati e riassettati. Per romani e greci, ciò avveniva dopo che ci si era abbeverati al fiume Lete: se si beveva poco, si aveva facoltà di ricordare e di far tesoro delle esperienze della vita precedente per raggiungere un livello superiore di saggezza; se troppo, si otteneva l’oblio e la precedente vita veniva del tutto dimenticata. Nel frattempo, i trapassati dimorano nel regno delle ombre, in una condizione che è continuazione dell’esistenza terrena. Dove sia questo luogo è facile intuirlo dal fatto che essi ritenevano potesse essere accessibile da un qualche posto sulla terra… Io sono convinta che i trapassati sono viventi e presenti in mezzo a noi, in una dimensione diversa dalla nostra, separati come attraverso un velo, costituito dalla nostra fisicità che fa da separazione fra noi e loro. Io credo che essi dimorano nella piena luce, per noi inaccessibile finché siamo costretti nel nostro corpo fisico, e nel pieno intendimento di tutte le cose. So che il dolore per la perdita di mia madre mi accompagnerà per tutta la vita, come già quello per mio padre, man mano che il tempo mi dimostrerà la loro assenza fisica. Può darsi che il distacco, il senso dell’abbandono, si farà sentire più forte con gli anni. Ipotizzo che sarà proprio il desiderio di rivederli e di riabbracciarli, che mi renderà meno difficile il mio trapasso. E’ come se essi mi stessero già aspettando.”

30 Aprile 2021*** Self Publishing: perché sì un anno dopo*** Leggo in giro, specie in alcuni gruppi FB, che molti, fra cui anche blogger reviewer, sono prevenuti nei confronti del Self Publishing. Spero non sia così nel tuo caso. Almeno fino a oggi io l’ho scelto. Qualcuno mi ha scritto, quasi un anno fa :” Chi te lo fa fare di pubblicare in self se hai trovato un editore non a pagamento? Le royalty troppo basse? Davvero pensi di guadagnare qualcosa da un libro di poesie? Credo che non ci sia riuscito neppure Quasimodo. Io non disprezzo il Self Publishing, e lo ritengo ottimo per alcuni settori editoriali, ma non per la poesia, almeno per adesso. Quindi, il mio consiglio è, se hai un editore disponibile, di affidarti a lui.” La mia e-mail di risposta: “Non ho deciso per il self solo per le royalty. In parte l’ho spiegato nella mia precedente email. Principalmente è una questione di principio, cioè, non mi assoggetto di buon grado alle leggi di mercato. È quello che sostengo nel mio “Manifesto del movimento artistico mutazionista“. Come puoi leggere sulle note biografiche alla fine della raccolta, pratico anche altri generi di arte, dalla pittura alla scultura, alla mail art e il principio dell’autogestione, di non permettere che alcuno mi sfrutti, è per me fondante.” La mia e-mail precedente era stata così: “Ho optando per KDP Amazon e contemporaneamente sto valutando LULU, dopo avere ricevuto ottime valutazioni da Case editrici NO EAP e diverse proposte editoriali (da Sensibili alle foglie a Fondazione Mario Luzi a Santelli Editore passando per piccole e medio grandi CE Free). Le condizioni da loro proposte non mi sono sembrate convenienti perché prevedevano lunghi vincoli di esclusiva (da due a cinque anni) e royalty troppo basse (dal 6 al 12%) oltre all’obbligo di acquisto di copie o sponsor ovvero una quota associativa o una donazione. Preferisco gestirmi da sola, anche per evitare un interminabile giro di bozze. In questi giorni dal mio site-blog è possibile scaricare gratuitamente – continuavo – l’edizione promozionale di una breve raccolta dal titolo “Poesia è donna – dieci poesie d’amore”. Finito il tempo di promozione che ho previsto, anche questo volumetto farà parte della collana “PoeticaMente”. Questa libertà di gestione mi proviene dall’avere scelto il Self Publishing.” A quasi un anno di distanza, continuo a preferirlo. È libertà vera. Il libro è pienamente nelle mani del suo autore che diviene editore e promotore di se stesso. Ho ricevuto svariate proposte editoriali da Case editrici piccole e medio grandi ma tutte avevano la stessa pecca: pur presentandosi come CE Free, richiedevano l’esclusiva per un numero eccessivo di anni (una addirittura pretendeva che per cinque anni non pubblicassi niente dello stesso genere letterario perché non entrassi in competizione con loro) e in cambio di percentuali irrisorie (dal 6 al 12% massimo) sul prezzo di copertina, pretendono tutte – tutte! – l’acquisto di diverse decine di copie, giustificandosi che di questi tempi i libri, specie le poesie, non si vendono. Con l’auto pubblicazione, si risparmia tempo e, soprattutto, non si è tenuti ad assoggettarsi alle leggi di mercato per quanto attiene ai contenuti. Non si è costretti a scrivere cose che non si pensano. Non si è costretti ad improvvisarsi ciò che non si è, allo scopo di corrispondere a quella che è – secondo l’editore – la moda del momento o la richiesta del grande pubblico. Già decisi, per i miei primi due libri (L’Agnello e Lo Spirito e la Sposa, pubblicati negli anni novanta) di non voler sottostare alle regole dell’editoria classica: non volevo interferenze di sorta; non volevo essere costretta a inserire o sottrarre concetti estranei alla mia ispirazione. Non volevo padroni. È lo stesso motivo per cui non dipingo su commissione. La piena autonomia nella gestione della propria opera basta ad invogliare uno scrittore serio ad auto pubblicarsi. Si è completamente liberi di scegliere tutto: dal titolo del libro alla grafica, alla copertina, al prezzo, È più semplice, per di più, evitare quei refusi che gli estenuanti giri di bozze, a volte, non bastano a correggere, chissà perché! Con le moderne tecnologie, che permettono di pubblicare velocemente online, è facile apportare le eventuali modifiche all’opera. Anche i guadagni, in caso di vendita, come si sa, sono migliori, cosa questa che contribuisce a stimolare il proprio gusto per l’editoria. Per chi è di mente creativa, è oltre a tutto il resto, assai stimolante, attraverso un PC, rimanere collegato oltre che con se stesso, nell’atto dello scrivere, col mondo esterno e coi propri lettori e col mercato reale, attraverso le varie piazze virtuali, senza che le preferenze del lettore vengano filtrate dagli interessi di un editore. È una esperienza che si traduce in una crescita personale.

30 Aprile 2021***La verità su “Ci rapisce il tempo: Poesie”*** “Ci rapisce il tempo: Poesie” è il secondo volume della collana “PoeticaMente”: Secondo una blogger di cui non vale la pena di fare il nome, questa mia silloge è stata pubblicata prima di “Tra veglia e sonno”. Secondo lei, il primo volume della collana PoeticaMente delle mie poesie non sarebbe correttamente il primo. Mi sono scervellata un po’ per capire da cosa lo avesse dedotto. Il suo motivo è che su Lulu.com “Tra veglia e sonno” è stato ripubblicato a Luglio 2020. È una spiegazione che convince e, forse, gratifica solo lei né mi è dato capire – ahimè! – il perché della polemica specificazione da parte sua. Sono una scrittrice indipendente. Pubblicare con KDP Amazon mi dà un vantaggio: i diritti rimangono miei totalmente. Questo mi ha permesso di pubblicare anche su Lulu.com trascorsi i tre mesi di esclusiva concessi, per contratto, ad Amazon. “Ci rapisce il tempo” non è solo la mia seconda raccolta di poesie – conta la prima edizione, su Amazon – ma anche la seconda a essere concepita e composta. La blogger rimarca anche la somiglianza di stile, cosa del tutto normale – come lei stessa afferma – fra le due raccolte poetiche. Ho un mio stile – conclude la blogger – e ciò è una caratteristica, una peculiarità e un bene. Grazie, me ne compiaccio. C’è davvero una somiglianza di tematiche fra le due raccolte? Temo che la signora in questione non abbia approfondito la lettura e mi dispiace, sinceramente. Non per i déjà-vu vissuti, a suo dire, nella lettura di questo secondo volume. Potrebbero suggerire altro, non ci ha pensato? Ho controllato: non ho commesso l’errore di ripetere la stessa poesia sulle due diverse raccolte. La verità è che “Ci rapisce il tempo” è una raccolta di poesie scritte in epoca più recente. La verità è che – lo rivelo qui per la prima volta – in “Ci rapisce il tempo” ho raccolto poesie scritte in un brevissimo tempo, meno di un mese. Da qui il titolo. Dovevo consegnare alla Casa editrice trenta poesie entro una certa data. Eh sì, il tempo fugge e ci sfugge, ci rapisce. La poesia, ci rapisce, la passione, rapisce. L’ispirazione, bisogna afferrarla a tempo, prima che sfugga. Io l’ho afferrata, al volo, l’ho fermata nei versi, intessuta nelle mie parole. “Tra veglia e sonno” raggruppa poesie scritte molto in precedenza e non perché mi ci sia voluta una lunga gestazione, come lei ha affermato. Semplicemente perché non mi ero decisa prima a pubblicarle. La verità è che “Ci rapisce il tempo” è stato scritto come esercizio e come una sfida. Avevo deciso di partecipare alla selezione di una nota Casa editrice che richiedeva trenta poesie. Le composi con tanto diletto che per la prima volta mi resi conto, con sorpresa, di essere poeta. La verità è che scrivere le poesie che compongono la raccolta mi ha convinto delle mie capacità. Superai la selezione e mi fu fatta una buona proposta editoriale. La rifiutai per coerenza ma, di ciò scriverò in maniera più approfondita. Mi trovavo così, con due raccolte distinte: una di cinquantaquattro e l’altra di trenta poesie. Prima di firmare il contratto, le inviai a destra e a manca, insieme e separatamente, ottenendo apprezzamenti e proposte editoriali più o meno vantaggiose. Nel frattempo, però, avevo maturato l’idea del Manifesto del Movimento Artistico Mutazionista. Decisi, quindi, conformemente e coerentemente, di pubblicarle in self publishing. A questo punto, avevo due possibilità: pubblicarle in una unica oppure dividerle in due sillogi. Decisi per la seconda soluzione per non creare stanchezza nel lettore. Ne scelsi dodici, fra le ultime scritte, selezionate per tematica (lo scorrere del tempo), e le aggiunsi alle trenta di “Ci rapisce il tempo”. Ne sono venute fuori due distinte raccolte poetiche, di cui sono molto soddisfatta, ciascuna di quarantadue poesie. Da qui, l’idea di pubblicare una collana dal titolo “PoeticaMente” Dalla quarta di copertina: “Raccolta di poesie il cui filo conduttore è il trascorrere veloce del tempo dall’alba al tramonto, dalla giovinezza al lento decadimento fisico con un intercalare di sentimenti appassionati verso il mondo e la natura e di speranze che si rinnovano. Dalla silloge “Ci rapisce il tempo” emerge un’ansia di vivere contrassegnata da una marcata aspirazione all’infinito, mista all’estatica considerazione del mondo e del territorio. Sono poesie istintive da cui traspare la formazione artistica dell’autrice. Parole e versi sono usati come pennelli che ritraggono e ridipingono gli spazi in una narrazione di colori, luci e sentimenti che traduce l’esperienza personale e soggettiva in consapevolezza condivisibile e spassionata.”