Infinito
2022

- Codice Gigarte.com:GA192517
- Misure:71 cm x 97 cm x 4 cm
L’iconografia di “evoluzione coscienziale” ispirata da una storia vera e da tutti gli Uomini di Stato trucidati unitamente alle loro compagne di vita, ritorna nell’opera “infinito” elevandosi da storia vera e particolare a simbolo universale di amore che trascende l’eterno. Il flusso creativo non ancora esaurito nella prima opera, trova compiutezza nella seconda, guidando la mano dell’artista che rielabora colori e materiali per elevare a forma pura la trascendenza di un concetto nel quale ognuno di noi aspira a riconoscersi. Amore che ritorna all’infinito, che genera e si rigenera e che spera. La speranza è il fondo latente dell’opera. La speranza di un amore che non muore mai, la speranza di sentirci sempre amati e di amare per sentirci vivi, immortali. Sublimandosi attraverso la potenza e l’intensità del colore, si delineano, uscendo quasi dal dipinto, due anime sotto forma di puro spirito, che grazie alla profondità data dalla resina, guadagnano spessore, diventano vive, brillanti e corporee nella più alta evanescenza, rappresentando un ossimoro visivo. I due spiriti sono distinguibili per pochi, ma decisi dettagli: a sinistra una sagoma maschile, slanciata, dalle spalle larghe il petto ampio che riluce di tonalità che vanno dall’azzurro, al ciano, passando per il turchese e acquamarina con venature color oro; mentre a destra troviamo una sagoma femminile, più esile, dal seno alto e dai fianchi accoglienti che ci riscalda con tonalità che dal viola passano per il lilla, diventando man mano sempre più calde fino al rosa corallo e al bagliore dell’oro. La mano destra di lui si annoda indissolubilmente alla mano sinistra di lei, i loro corpi uniti diventano un unico spirito che fondendosi si sublima nell’infinto. All’altezza delle spalle le due figure iniziano ad “ardere” e dissolversi. Come fossero lingue di fuoco si distaccano e s’innalzano per poi ricongiungersi fondendosi e confondendosi nel simbolo dell’infinito che in alto domina la scena. È in questo movimento si descrive un uroboro interpretativo, nel quale le due anime ascendono all’infinito e da esso discendono. I contorni delle due figure sono sottilissimi, percorsi da un filo dorato che ne descrive i volumi, stagliandoli dallo sfondo madreperlato che riprende le tonalità dominanti delle due figure ampliandone l’impatto visivo. Lo sfondo vibra e cambia giocando con la luce esterna, facendosi anch’esso vivo e imprevedibile e per questo “reale".