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1982

1982

ROMANO DELSOLDATO: una pittura non fine a sè stessa

Si è detto, giustamente, per Romano Delsoldato, della sua adesione diretta e senza riserve all'impressionismo, ma si fa presto a parlare d'impressionismo oggi, quasi che non fossero passati più di cento anni da quando un gruppo di "refuses" dai "salons" ufficiali si riuniva in problematiche e avventurose esposizioni e da quando un piccolo quadro, "impression, soleil couchant" dava il battesimo all'inizio della storia moderna dell'arte, segnava la fine delle secolari certezze dell'illusione razionale: il progetto, il disegno, il chiaroscuro, il colorito. Il nuovo credo diveniva allora il vero naturale, la visione dell'occhio, abbagliato dalla bellezza della natura, ma lucido percettore dei fenomeni colti nel loro farsi, nel loro essere e mutare.

Ripercorrere e continuare quella strada così come fa Delsoldato oggi pone una serie di problemi e di nuovi confronti che devono essere necessariamente considerati.

A fronte, infatti, della libertà compositiva, dell'impetuoso tuffarsi nel verde e nell'azzurro del plein-air, non vi sono certo più regole accademiche tiranneggianti e neppure committenze borghesi che prediligono rappresentazioni storiche o allegoriche. Non è quindi, ad una realtà culturale retriva o ad un mercato reazionario, che si risolve questo bisogno di Delsoldato di cantare tutta la poesia che sale dagli umori della terra amica dell'uomo. Ma neppure è l'estasi nella beatitudine dell'eremita, della fuga in un mondo dorato di pace e armonia.

I problemi della società di cui l'artista vive e di cui si fa testimone, le istanze di cui si fa interprete, i pericoli di cui si fa spesso inascoltato anticipatore, sono cambiati ma non diminuiti.

Delsoldato, come uomo e artista che vive profondamente calato nel suo tempo, sa che tutto oggi è questione di scelte; non scegliere è anch'esso un atteggiamento politico in quanto non permette in ogni caso un'assenza di relazione provocando una serie di conseguenze automatiche inevitabili. Da qui la coscienza del significato di ogni atto e di ogni inerzia, dell'interdizione della casualità e dell'indifferenza.

La natura di Delsoldato non è una formula, non una sostanza in provetta isolabile dal circostante; stà indissolubilmente di fronte all'urbano, è maestra di vita di fronte ai falsi profeti del consumo elettronico, e tremolanti appigli delle scalate al sistema, è momento di ritrovo dell'essenza dell'essere in sè di fronte agli sdoppiamenti e alla dispersione nell'indifferenziato e nel massificante contemporaneo.

Non solo dunque Delsoldato è cosciente della vera natura del suo operare, ma ne conosce e valuta la portata, l'importanza. Questa coscienza si trasferisce interamente nella sua pittura che si rivela con il corrispondente spessore culturale e la consapevolezza storica dati da una esperienza giocata nel vivo dei rapporti uomo-ambiente, cardine delle possibilità future di gettare nuove basi di sopravvivenza basate sull'ordine ecologico, sull'equilibrio protetto delle risorse della natura, oppure su strade senza uscita in cui può incamminarsi la scelleratezza e la mancanza di scrupoli dell'uomo contemporaneo.

Una pittura non fine a se stessa dunque, questa di Delsoldato, che ammonisce senza pronunciare sermoni, offrendo invece al pubblico lo spettacolo miracoloso dei colori sfavillanti del cielo, della acque, degli alberi di una natura felice in cui sia bello vivere.
Francesco Benedetto Rossi giugno 1983

Opera di riferimento

ESTATE IN MONTAGNA

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