San Vincenzo Pallotti

Dedicato a San Vincenzo Pallotti e alla sua spiritualità, visti attraverso gli occhi degli artisti e di tutti coloro che amano l'arte in tutte le sue forme espressive.
Vuole anche essere un luogo di incontro delle comunità pallottine nel mondo e di tutti coloro che diffondo il suo messaggio di apostolato laico. O meglio, un luogo di fusione di varie esperienze espressive di "momenti artistici e non" ispirati dalla sua opera.

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Premessa: "San Vincenzo Pallotti e gli artisti"

Ciò che accomuna San Vincenzo Pallotti all'arte - e quindi agli artisti - o viceversa, è la sua ricerca continua della perfezione, anche nelle piccole cose o nella più banale e umile delle sue azioni.
"Traccerò ogni mia linea, anche la più piccola, con tutto il mio fervore d'amore per renderla degna di Dio". Così avrebbe detto San Vincenzo Pallotti, se fosse stato un pittore.
Come San Vincenzo, nel “fervore del suo atto d’amore per Dio”, consapevole della sua “miseria umana”, poneva ogni attenzione, anche nella più banale e umile delle sue azioni, per renderla il più possibile perfetta, e perciò degna agli occhi di Dio, così l’artista, proprio per la consapevolezza dei suoi limiti e imperfezione come San Vincenzo Pallotti, tende di applicarsi per raggiungere, attraverso gli strumenti che utilizza, il massimo della perfezione per rendere concreta e percepibile agli altri il “fervore del suo momento creativo” derivante dalla Suprema Ispirazione.
Così possiamo definire San Vincenzo Pallotti come il grande “mediatore” tra gli “opposti”. Grande il suo impegno per mediare tra le miserie umane e la grandezza divina, tra l’essere più piccolo e l’Essere più Grande, tra l’odio più profondo e l’Amore più Immenso, tra il dolore più forte e la Gioia più Grande, tra il nulla e l’Infinito.
Non è, però, una mediazione di compromesso la sua. Non è un impegno per un incontro al centro, è invece uno sforzo continuo per correre in alto, sempre più in alto verso la Grandezza Infinita. Tutti Santi o nulla!
Anche gli artisti, come San Vincenzo, sono dei mediatori, dei grandi mediatori, perché attraverso il loro operato artistico rendondo l’uomo più vicino a Dio e forse Dio, proprio per questo, li privilegia donando loro l'Ispirazione. Così, come i Santi, anche gli artisti sono uno strumento, nelle mani di Dio, per farsi meglio notare dagli uomini. Ecco, quindi, un po' il senso di questo sito!
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Url del sito: www.sanvincenzopallotti.it Indirizzoe-mail: sanvincenzopallotti@virgilio.it
Canale video: www.youtube.com/sanvincenzopallotti

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Il 22 gennaio del 1850 San Vincenzo Pallotti moriva a Roma presso la Chiesa di S. Salvatore in Onda dove, tutt'ora, il suo corpo incorrotto riposa sotto l'altare maggiore.
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Il 4 aprile 1835 fondò l'Unione dell'Apostolato Cattolico chiamando a collaborare non solo i sacerdoti e i religiosi, ma anche i laici di ogni stato e condizione, lanciando l'appello che tutti potevano essere apostoli per «accendere, difendere e diffondere la fede e la carità e propagarla in tutto il mondo».

L'APPELLO LANCIATO DA SAN VINCENZO PALLOTTI

Tutti,
grandi e piccoli,
dotti studenti operai,
ricchi e poveri
sacerdoti e laici,
regolari e secolari,
viventi in società o in solitudine,
mercanti, negozianti,
impiegati pubblici e privati,
professionisti, artisti, artigiani,
ciascuno nel proprio stato,
nella propria condizione,
secondo le proprie possibilità,
possono consacrarsi alle opere
dell'apostolato cattolico
per accrescere, difendere,
diffondere
la fede e la carità
e propagarla in tutto
il mondo.

Era profetico il programma di S. Vincenzo perché demoliva le barriere che separavano in due campi, spesso opposti, il clero secolare e il clero regolare, e demoliva le barriere ancora più alte che separavano il clero dai laici, e inaugurò la formazione di un solo esercito che, in gara di carità, moltiplicasse tutti i mezzi opportuni per propagare la fede e ravviare la carità in tutto il mondo.
E questo era il soffio dello Spirito Santo, tanto più che la fusione del clero e del laicato non era diretta ad abbassare il clero al livello dei laici, ma ad infondere anche nei laici lo zelo che deve essere il distintivo dei sacerdoti.
La parola d'ordine della Società doveva essere l'espressione di San Paolo: “L'amor di Cristo ci urge dentro, perché l'amore doveva essere la forza propulsiva della crociata apostolica da lui predicata; e alla sue Congregazione non volle dare i voti, perché “se in un religioso viene a mancare l'amor di Dio, a che serve più il legame dei voti?”. La forza dell'apostolato dev'essere l'amore, che è forte come la morte; perché l'amore è il motivo che ha mosso Dio, che ci ha tanto amati, da darci il suo Unigenito, e perché Gesù Cristo ci ha detto: “Amatevi, come io vi ho amato”. E come può dire d'aver obbedito a Gesù Cristo uno che non si cure della salvezza eterna dei suoi fratelli?
Il messaggio pallottiano fu accolto con applausi, ma, quando si venne alla sistemazione giuridica dell'istituzione, la burocrazia s’impuntò: il termine Apostolato Cattolico - si disse - poteva competere solo al Papa; una società poi di laici, anche sposati, di clero secolare e religiosi, già vincolati da voti a istituti maschili e femminili, non si vedeva come potesse essere un istituto religioso dipendente dalla Santa Sede e, per giunta, lo scopo dell'Apostolato Cattolico era dichiarato identico a quello dell'Opera della Propagazione della Fede di Lione e non si doveva fame un duplicato. Dunque, l'Apostolato Cattolico istituito dal Pallotti doveva essere sciolto. Il Fondatore riuscì, ricorrendo di persona al papa Gregorio XVI, a salvar dalla morte la sue fondazione, ma il titolo di Apostolato Cattolico dovette sparire; ritorno nel 1947, quando il messaggio profetico del Santo era già una impellente realtà.
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