Gradini di luce e silenzio

olio su tela, telaio in legno, 2025

In primo piano, protagonista assoluto del dipinto, si apre una scalinata antica, scolpita nella pietra viva del tempo. I gradini, segnati ma fieri, salgono con grazia verso un altrove che non si vede ma si intuisce. Sono adornati da vasi fioriti, colmi di gerani, margherite e rampicanti che esplodono in colori vividi: rossi, rosa, gialli, violetti. Ogni vaso sembra posato lì con amore, come una nota su uno spartito, parte di una melodia visiva che incanta l’anima. Su uno di questi scalini, anche una pianta solitaria, discreta, accompagna il passo.

Questi gradini, così reali da sembrare in rilievo, quasi tridimensionali, invitano lo sguardo ad entrare nel dipinto, a salire con lentezza, a lasciarsi guidare. Sono il cuore pulsante della composizione, il punto focale che cattura e trattiene il respiro. Tutto il resto—le persiane verdi socchiuse, le finestre ornate, i mille dettagli minuscoli e perfetti, come gli ombrelloni in lontananza sulla terrazza assolata o lungo la strada—non sono che cornice, decorazione sublime a un’idea di bellezza assoluta.

Sulla destra, oltre ciò che l’occhio può vedere, si intuisce la presenza del mare. Non appare nel dipinto, ma si sente: nell’aria chiara, nella luce che danza sulle superfici, nel senso di quiete profonda che avvolge tutto. È un mare sussurrato, evocato, come un sogno oltre l’orizzonte.

Ci troviamo in uno scorcio di Monopoli, perla dell’Adriatico, dove ogni angolo custodisce il respiro della storia e la dolcezza della vita quotidiana. Qui, ogni pietra, ogni fiore, ogni ombra parla la lingua dell’armonia. L’equilibrio tra pieni e vuoti, tra dettaglio e silenzio, è così perfetto che lo spettatore resta sospeso, senza fiato, davanti a questo capolavoro. Non è solo un dipinto, è una soglia verso un’emozione. Un angolo di mondo dove tutto è al proprio posto, e dove il tempo si ferma per ascoltare.

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