Case in montagna

mista acquerello e acrilico, tela, 2024

“Casa in montagna” è un’opera che racconta il legame profondo tra l’uomo e la terra, tra la quiete dei paesaggi montani e la presenza discreta dell’abitare. Al centro della composizione, una piccola casa si adagia tra vette stilizzate e campi coltivati, rappresentati attraverso forme geometriche essenziali e colori intensi ma armoniosi. La casa non domina la scena: vi si inserisce con rispetto, come un segno minimo ma carico di significato.

L’artista interpreta la montagna in chiave astratta, utilizzando triangoli, piani sovrapposti e linee pulite che evocano non tanto un luogo reale quanto un’idea, un’emozione. Le montagne diventano simboli di stabilità, di silenzio, di introspezione. In contrasto, ma mai in opposizione, la casa con i campi coltivati rappresenta la presenza umana: la scelta di radicarsi, di vivere, di coltivare.

I campi, disposti come tasselli ordinati attorno alla casa, sono più di un elemento decorativo. Sono la terra lavorata, la fatica e la cura, la continuità tra natura e cultura. Rappresentano la possibilità di convivere con l’ambiente in modo armonioso, trasformando lo spazio selvatico in paesaggio abitato, senza distruggerne la bellezza. La geometria che li compone richiama la razionalità umana, ma il colore e la luce li animano di vita.

Anche in questa opera, la tecnica dell’acquerello contribuisce a creare un’atmosfera sospesa e rarefatta. Le trasparenze e le sfumature delicate raccontano l’aria sottile delle alture, il passaggio lento delle stagioni, il silenzio che accompagna le giornate nei luoghi lontani dal rumore. La luce filtra tra le montagne e si posa sui tetti, sui campi, come una carezza: è una presenza poetica, non solo visiva.

“Casa in montagna” è quindi una riflessione visiva sulla possibilità di una vita in equilibrio con l’ambiente. È un invito a rallentare, a riconnettersi con il tempo lungo della natura, con i ritmi del lavoro agricolo, con la contemplazione del paesaggio. La casa è rifugio, sì, ma è anche punto d’incontro tra l’umano e il naturale, tra il costruito e il coltivato.

In questo quadro, la montagna non è ostile, ma accogliente; la terra non è selvaggia, ma fertile. L’opera celebra la possibilità di abitare il mondo con rispetto e poesia. Lo spettatore è invitato non solo a guardare, ma a sentirsi parte di quel luogo, come se quella casa tra i campi fosse anche la sua, come se quelle montagne custodissero anche i suoi silenzi.

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