The Long Term Traveler - Ph Emanuele Del Bufalo

Viaggiare è cambiato nel tempo e negli ultimi 15 anni ancora di più. La globalizzazione sta tentando di rendere ogni viaggio uguale a se stesso, e, quel che è peggio ogni paese uguale all’altro. Emanuele appartiene ancora a quella specie di viaggiatori che cerca di incontrare e conoscere i suoi simili con l’abilità di chi non solo viaggia nella natura umana ma di chi vuol farla sua attraverso il contatto, lo scambio di una stretta di mano o di una sigaretta, di un pasto o di una chiacchierata. Viaggiare attraverso le immagini di Emanuele Del Bufalo vuol dire abbandonarsi ad un desiderio che il viaggio solo in parte realizza e l’uomo, in questo caso Emanuele, concretizza attraverso l’accettazione dei limiti della propria comprensione, un’apertura mentale che predispone a sentirsi a proprio agio ovunque ci si relazioni con un cultura od un clima nuovi e altro da sè e dalle proprie origini.
Il viaggiatore ideale esiste, ha un corpo ed un cervello, attraverso la consapevolezza della precarietà degli schemi e degli strumenti con cui una persona od una cultura presumono di capire o giudicano un’altra, compie un gesto rivoluzionario nella sua semplicità: “ Va incontro a......” ogni luogo e spazio abitato da altri esseri viventi, diventando esso stesso quel luogo, quella data persona e quel preciso momento che si trasformerà in memoria visiva, olfattiva, tattile, gustativa, uditiva. Quando Emanuele fotografa un soggetto lo fa tentando di non farsi vedere nel momento dello scatto, per catturare l’immediatezza di un’espressione o di un’emozione, dopodichè condivide questo scatto con il soggetto stesso scoprendo reazioni diversissime tra loro e facendo tesoro di ognuna di esse. Chi rimane sorpreso, chi si incuriosisce, chi si innervosisce e si irrita, Emanuele confida nel contatto sia visuale che umano, nel rispetto che porta a mostrare quel che ha ottenuto nello scatto, non solo una semplice fotografia, ma un modo per relazionarsi con ciò che si visto e conosciuto, per iniziare un racconto di viaggio che comprenda uomini e donne, bambini e vecchi, luoghi ed odori, strette di mano ed abbracci, viaggiare per incontrare.
Viaggiare è stato un bisogno primario per sopravvivere ed i nostri antenati, alla ricerca di nuovo cibo, furono capaci di scendere da un albero, di raddrizzare la schiena e di camminare verso l’ignoto. Oggi viaggiare è soprattutto conoscere ma quella fame che un tempo attanagliava i nostri progenitori si manifesta in tanti altri modi diversi, prima fra tutti la sete di conoscenza, la curiosità di incontrare “l’altro”. Nascono così le visioni di Emanuele, sono incontri nel senso più stretto del termine, lo spazio viene definito per comprendere dove siamo insieme a lui nelle immagini che scorrono davanti ai nostri occhi. In ogni parte del pianeta il Nostro viaggiatore si è trovato a faccia a faccia con i propri simili, apportatori di differenze e di peculiarità che hanno reso le somiglianze ancor più rassicuranti.
Perchè andare così lontano per trovare negli altri quel che si vuole conoscere di se stessi, perchè non farlo dove si è nati e vissuti?! Perchè le radici culturali e geografiche non hanno confini, neppure quello di uno scatto fotografico, spezzarle con i propri passi, aprire quei perimetri mentali che diventerebbero altrimenti pregiudizi o luoghi comuni è un esigenza talmente forte da superare oceani e catene montuose, deserti e mari, fiumi e..... la porta di casa propria. In ogni terra toccata dal suo sguardo e dai suoi passi, egli ascolta, tocca, si avvicina lentamente ad altri esseri viventi, comprende nel suo campo visivo un’alterità che è il valore aggiunto di ogni viaggio, di ogni vita. Egli vede e guarda, conosce, in una sola parola “incontra” ed in ciò sta la magia e la forza del suo eterno viaggiare. Usare tutti i sensi per conoscere, testimoniare il gusto di un cibo, l’odore emanato da un quartiere, il profumo di una persona, la bellezza di un sorriso e di una risata, di un sigaretta fumata insieme davanti alla sera che scende sulle case, usare i gesti per farsi capire, aprirsi all’altro senza timore ne preconcetti, non essere un bancomat con le gambe, come i turisti vengono chiamati in alcune parti del nostro pianeta, preparare uno zaino che contenga anche il tempo e non solo la curiosità di viverlo, ecco come Emanuele ha viaggiato e ci farà viaggiare in ogni suo scatto.
Poter scegliere viaggiando da soli quanto tempo dedicare ad un luogo o ad un incontro, trascorrere 1698 giorni in giro per il mondo scoprendo che ogni essere vivente ritratto è unico mentre ogni tramonto contiene un’assonanza con il precedente e con quello che seguirà infinitamente più ordinario nella sua straordinarietà del contatto con chi abita in un luogo e solo in quello, con chi si relaziona con uno straniero e lo straniero risponde facendo parte della quotidianità di quel dato pezzo di universo. Emanuele è innamorato delle persone, degli esseri viventi che incontra, ne parla sempre con un entusiasmo e come se ognuno di essi avesse donato una parte della conoscenza di quel mondo di cui ognuno di noi in modo diverso fa parte e contribuisce a rendere migliore e curiosamente sempre nuovo.
Questo incontro tra Emanuele ed i luoghi che ha attraversato e vissuto è una lettura di ciò che ha visto e sentito, toccato ed odorato, ascoltato e trasformato in un racconto fotografico di inestimabile valore, pronto ad espandersi oltre il perimetro stesso delle immagini proposte, in chi l’ha percorso e vissuto, istante dopo istante, che ci porta in viaggio nella fascinazione di un uomo verso gli uomini ed il loro vissuto. Perché “il viaggio è anzitutto un continuo ritorno e insegna ad abitare più liberamente, più poeticamente la propria casa”. Il viaggio per Emanuele è una ricerca continua di rinnovamento e l’occasione di soddisfare la propria curiosità, come da bambini ci accadeva quando viaggiavamo in treno od in macchina per la prima volta, solo che questo giovane uomo mantiene vivo tale bisogno non facendolo mai ne invecchiare ne rimanere dietro di sè nel tempo e nello spazio. Molte cose cadono, quando si viaggia; certezze, valori, sentimenti, aspettative che si perdono lungo la via, la strada è una dura, ma anche buona maestra. Altre cose, altri valori e sentimenti si trovano, s’incontrano, lungo le vie del mondo si affrontano una, mille, milioni di vite, si interagisce e si comprende la capacità o l’incapacità di amare e di costruire, di avere e dare felicità, di crescere con coraggio o rattrappirsi nella paura. E’ viaggiando, vivendo, che ci si mette a rischio e si confermano i propri valori, i propri ideali. Viaggiare non è sempre un idillio, ogni luogo, casa, paese è una concentrazione di spazio e di esistenze concrete, esposte al conflitto, al malinteso, all’errore, alla sopraffazione, all’aridità, al naufragio, saper leggere in tutto ciò una promessa di felicità sovvertendo i luoghi comuni ed i pregiudizi è una sfida che Emanuele ha vinto, per quel bisogno di incontrarsi, di conoscersi, di viversi, vedersi, toccarsi, che in lui non viene mai meno. Per Emanuele viaggiare è come una scuola a cielo aperto di umanità, viaggiare insegna lo spaesamento, a sentirsi sempre stranieri nella vita, anche a casa propria, ma essere stranieri fra stranieri è forse l’unico modo di essere veramente fratelli. Per questo la meta del viaggio sono gli uomini; non si va in Cina o in Canada, ma fra cinesi o fra canadesi. In ogni parte del mondo conosciuto si scopre che giocare permette di comunicare con i figli di quel dato territorio, di arrivare così ai genitori con un messaggio di fratellanza e di accoglienza che supera ogni barriera, ogni timore e nervosismo, ogni confine.
Le fotografie ed i viaggi di Emanuele sono un orizzonte aperto per ognuno di noi, entrarci è come trovarsi faccia a faccia con una Torre di Babele che mai crollerà sotto il peso delle sue diversità. Fotografare i volti di chi si incontra per Emanuele è come portare con sè le voci, i gesti, il profumo di ogni vissuto in essi contenuti. Il viaggio per questo giovane uomo è un eterno ritorno. Conoscere è spesso riconoscere, è l’emergere di qualcosa magari ignorato sino a quell’attimo ma accolto come proprio. Per vedere un luogo occorre rivederlo e lui ci è riuscito in quei 1698 giorni. Il noto e il familiare, continuamente riscoperti e arricchiti, sono la premessa dell’incontro, della seduzione e dell’avventura; la ventesima o centesima volta in cui si parla con un amico o si fa all’amore con una persona amata sono infinitamente più intense di prima. Ciò vale pure per i luoghi; il viaggio più affascinante è un ritorno, un’odissea, e i luoghi del percorso consueto, i microcosmi quotidiani attraversati da tanti anni, sono una sfida immane. ‘Perché cavalcate per queste terre?’ chiede nella famosa ballata di Rilke l’alfiere al marchese che procede al suo fianco. ‘Per ritornare’ risponde l’altro”. Andar via per poi tornare, impregnati di esperienze e di visioni, di voci e di odori, portare sempre con se uno sguardo curioso e pronto a vedere quel che abbiamo intorno a noi per scoprire quel che è in noi.
Auguriamo ad Emanuele buon viaggio, che il suo sia infinito come l’eterno bisogno di conoscere che è in ogni essere vivente.
©Paola Palmaroli 2016



WEB SITE del fotografo Emanuele Del Bufalo www.emanueledelbufalo.com