Annie Leibovitz

«Quando dico che voglio fotografare qualcuno, significa in realtà che vorrei conoscere qualcuno, consultarne la personalità».

Originali, ironiche, volutamente spontanee. Le fotografie di Annie Leibovitz hanno sempre almeno una di queste caratteristiche. La Leibovitz oggi è considerata la fotografa americana delle celebrità; i suoi originali e iconici ritratti di star del mondo della musica, del cinema, del teatro, della letteratura, dell’arte e della politica affascinano per originalità e humour. Annie rifugge la tipica “sacralità” e oggettività di questo genere di foto, per preferire allestimenti animati e ironici. È solita prepararsi in modo particolarmente “sentito” alle sue session e quasi sempre vuole conoscere in prima persona e in anticipo le personalità da ritrarre.

Nata nel 1949 a Warterbury, in Connecticut, trascorre gli anni dell’infanzia e della gioventù in diversi stati degli Usa. In questi anni ha il primo incontro determinante con la fotografia: dagli album di famiglia, a quelli che diventeranno poi i suoi primi modelli come Henri Cartier-Bresson e Jacques-Henri Lartigue. La sua compagna di vita è stata Susan Sontag, scrittrice-saggista-icona intellettuale di sinistra, fino alla morte (di leucemia) della Sontag nel 2004.

Si iscrive a un corso serale di fotografia nell’estate del 1969, e nel 1970 a San Francisco fotografa le manifestazioni contro la guerra; uno di questi scatti viene pubblicato sulla copertina di Rolling Stone, dove lavorerà come fotografa per 13 anni. Quello stesso giornale le affiderà un incarico importante: la sua prima foto a John Lennon. Dieci anni dopo, in occasione dell’uscita del disco Double Fantasy, realizza il famoso scatto nel quale la coppia posa in un abbraccio: Yoko vestita, John nudo. Segue i Rolling Stones in tour e scatta una delle sue foto più emblematiche: Mick Jagger in ascensore dopo uno degli ultimi concerti. Per la rivista Rolling Stone realizza parecchi scatti come un ritratto di Meryl Streep. Nel 1983 dà le dimissioni dalla rivista Rolling Stone e inizia a lavorare per Vanity Fair, una delle sue prime foto nella rivista è quella scattata all’attrice Whoopi Goldberg, immersa in una vasca piena di latte. Nel 1988 conosce la scrittrice Susan Sontag. Sarà la sua compagnia di vita, un amore intenso e discreto.

Nel 2007 Leibovitz ha eseguito un ritratto ufficiale della regina Elisabetta II in visita negli Stati Uniti e il servizio fotografico è stato filmato dal documentario della BBC "A Year with the Queen", inclusa una arrabbiata reazione della regina alla richiesta di Annie di togliersi la corona, per essere "un po' meno vestita". Questa sequenza del documentario ha provocato uno scandalo chiamato "The Queengate Affair" e un "terremoto etico" nel mondo dell'informazione inglese.

Che Annie Leibovitz sia una fotografa diversa da tutti gli altri lo dicono i suoi ritratti, pieni di una carica emotiva difficilmente riscontrabile nella storia della fotografia e che spesso sono diventati delle vere e proprie icone.
Ed è anche per questo motivo che praticamente tutti i personaggi più famosi e importanti del pianeta fanno a gara per farsi fotografare da lei. Il ritratto di Annie è garanzia di immortalità, perché il suo obiettivo riesce a tirar fuori l’anima a chiunque gli si ponga davanti.

Solo talento? Non proprio, perché il suo modo di lavorare presuppone tanto studio e preparazione.

A qualunque livello, che tu sia un professionista o un semplice fotoamatore, la vera differenza la farà la preparazione e lo studio anticipato delle situazioni che andrai ad incontrare.

Qualunque sia il tuo genere fotografico preferito, “incamerare” esempi di scatto dei grandi fotografi contribuirà, anche inconsciamente, ad alimentare la tua riserva creativa.
La macchina fotografica ti dà molte possibilità di espressione e il tuo obiettivo deve essere quello di creare un tuo linguaggio efficace e distintivo.
Ben presto ho imparato che un’immagine all’apparenza insignificante può divenire piena di significato ed è un aspetto della fotografia che ho sempre adorato. Non mi stanco mai di guardare: ovunque volga lo sguardo, vedo istanti da incorniciare. Le foto di famiglia o gli incarichi di lavoro non fanno differenza per me. Non ho due vite, la mia vita è una solaQuesta è una caratteristica comune a molti grandi fotografi: “pensare fotograficamente”, ovvero guardare costantemente il mondo come se si stesse osservando attraverso l’obiettivo della macchina fotografica, anche quando non si ha la fotocamera in mano.
Molte volte le buone fotografie possono nascondersi ovunque. Basta cambiare punto di vista, oppure allargare o stringere un’inquadratura, per riuscire a tirare fuori immagini interessanti da qualunque situazione.
Il talento naturale forse può rendere questo meccanismo più spontaneo, ma soprattutto l’esercizio costante può aiutarti moltissimo a migliorare il tuo “occhio fotografico”.

Emanuele Davi (bib. fotocomefare)