Liberazione

scultura, cementi speciali,acciaio,pietr, 2003

esposizione permanente piazza lungomare Celle Ligure localita' Pennello

== commento del critico ==
LIBERAZIONE
“Liberazione” (2004) è il titolo dell'opera scultorea di Gialdini Alfonso, destinata ad una piazza della nostra città.
Proprio il titolo è fortemente esplicativo: un'allungata forma femminile (vagamente piegata a squadra) scivola armoniosamente nello spazio tentando di svincolarsi da una sorta di guscio che l'avvolge stringendola in una potente morsa. Le dita delle mani e i piedi spuntano dalle estremità della scultura nell'atto di sbrogliarsi dall'ingombro dell “armatura” che tenta di impachettare il corpo mentre nella schiena e sul ventre si aprono grossi squarci da cui s'intravedono frammenti del corpo sottostante.
Il nudo che sta all'interno della crisalide- bacello (per la somiglianza coi gusci dei legumi) sta lottando faticosamente per uscire dalla presa che lo comprime. Le labbra spaccate dell'involucro che lo cinge ne sono una precisa testimonianza.
Una chiara simbologia, questa, dei lacci e impedimenti della società in cui l'umanità vive il mito della ragione che spinge alla violenza. Dove la realtà non è ordine, simmetria, ma un coacervo di fatti e avvenimenti contradditori, violenti e irrisolti. Anche il conscio e l'inconscio non vivono in due sfere separate ma si combattono e si contrastano come due forze continuamente in opposizione, dando avvio al conflitto.
Con un utopico appello alla salvezza.
Sì, perché qui il contrasto tra le due forze, una endogena al guscio-armatura (il corpo femminile che tenta di uscire), ed una esterna (il guscio stesso che comprime la forma interna), sono eternamente in tensione mentre le spaccature della struttura a crisalide fanno presagire, nel prossimo futuro, una possibile condizione di libertà.
Se la scultura (cm.185;circa) da un lato ha vaghe somiglianze con certe soluzioni spaziali e naturalistiche di un Hans_Arp o di un Henry Moore e non è esente da alcune drammatizzazioni proprie del savonese Agenore Fabbri, dall'altro, per il materiale usato e per certe soluzioni formali adottate, risulta espressione di un linguaggio fortemente personalizzato.
Alla percezione visiva, l'effetto della scultura è quello del bronzo mentre in realtà è il risultato dell'adozione di diversi materiali come acciaio, lafarge (cemento speciale ad altissima tenuta), pietra, vetroresina e scaglie di bronzo che rivestono la superficie dell'intero lavoro creando lucenti e morbide patine verdastre tipiche di questo metallo.
La superficie della scultura - lavorata a caldo con scalpello e flessibile - presenta i tagli e i segni degli attrezzi che la modellano fornendo l'aspetto di una materia non precisamente liscia, ma tatuata dallo sforzo fisico dell'autore, impegnato in un drammatico e lungo “combattimento” (circa 150 ore di lavoro) per restituire la forma alla sua condizione ultima. Ad opera conclusa, questa risulta d'aspetto metallico ed emana sensazioni epidermiche di potenza fisica non indifferente (addirittura inattacabile dall'acido muriatico), quasi una struttura plastica (idealmente) in lievitazione nello spazio circostante.
Un'opera, questa, suggestiva e di forte impatto visivo e che presenta, nella sua ambiguità di forze opposte, la contraddizione umana, dove il razionale convive con l'irrazionale secondo la complessa struttura dell'Essere.
Miriam Cristaldi (biografa di Claudio Costa)10 dicembre 2004

Informazioni generali

  • Categoria: Scultura / Installazione

  • Eseguita il: 2003

Informazioni tecniche

  • Misure: 185 cm
  • Tecnica: scultura
  • Supporto: cementi speciali,acciaio,pietr

Informazioni sulla vendita

  • Collezione: Lungomare Celle Ligure
  • Disponibile: no

Informazioni Gigarte.com

  • Codice GA: GA2682
  • Archiviata il: 02/12/2007

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