Il quadro vuole presentare il cinema come una maschera (nel senso che aveva nel teatro greco antico) che attraverso la finzione mostra e nello stesso tempo scruta nell’animo umano le passioni e i desideri inespressi che emergono dal profondo. La macchina da presa con più obiettivi che guardano in direzioni trasversali e con l’occhio rovesciato che indaga lo spettatore è presa da un fotogramma del film surreale di Man Ray “Emak Bakia”. I fori della pellicola trasmettono una luce calda che sembra venire dai lati e da dietro. In questo modo il quadro acquista uno spessore significativo, una sorta di doppio fondo che allude alle passioni istintive che stanno sotto il mare freddo e calmo dell’apparenza.
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