ARGENTINA VERDERAME diventa :"LA PRINCIPESSA DELL'ARTE"

ANNA GIORDANO SCHIAVO
COMMENDATORE DELLA REPUBBLICA
GIORNALISTA

IL SOGNO DI ARGENTINA VERDERAME A VENEZIA
CASERTA ,14 luglio 2001

Una giovane donna che vive il respiro universale dell'arte.E che lo fa vivere a quanti si accostano a lei,gustando il profumo della sua sensualita' innocente e primordiale.Come se l'incanto di una fanciullezza senza tempo,sprofondata negli abissi di una< memoria velata e per questo mai completamente svelata,si fosse riversato in una maturita' che restya intatta e che si snoda in mille brividi.
E' l'arte suggestiva di ARGENTINA VERDERAME,un'artista che nessuno puo' dire se appartenga tutta alla sua terra ,solo alla sua terra,l'antica Calatia,ora Maddalonoi,con la sua storia di duca e di vescovi medievali,o ai nuovi approdi che l'hanno carpita ma mai posseduta,fino a Venezia,l'ultimo suo approdo.....o forse non l'ultimo.Un groviglio di emozioni vissute ed espresse,ma mai fino in fondo,quello di Argentina.Non perche' incapace di esprimerle anzi rivelate fino allo spasimo,ma sempre condannate ad essere"altre",fluttuanti,come i suoi sogni fermi ed inafferrabili,ancorati alla magia di un velo che scende nelle viscere della sua fanciullezza e si colora di mille significanze diverse,sempre piu' impreviste e sempre piu'sconcertanti nella capacita' di dire,di suggerire e mai saziare la voglia di capire il mistero di un'umanita'offesa alla sua radice.La sua e' una narrazione incapace di narrarsi,ferma ad un nodo antico della sua vita,un nodo che ha dato sapore al suo essere donna.Un sapore amaro,del quale va alla ricerca per un antidoto che lei stessa non vuole trovare.Una sorta di perenni mutamenti su quel nodo ossessivo ,un velo negato,dal quale ARGENTINA non si libera piu'e non vuole liberarsi,sul quale scorre l'onda inarrestabile delle sue emozioni,conun sapore mistico e sanguigno che fa pensare alla sua terra del Sud,dove il "panta rei"di Eraclito,che ammonisce che tutto scorre e tutto muta,diventa una cifra di lettura per continuare a sopravvivere dando un senso a cose alle quali la ragione non sa rispondere.
Conoscere Argentina significa capire quale paradigma puo'esistere tra una vita sofferta e l'arte.quale patto nascosto possa esservi tra l'artista e la sua manifestazione.Non una manifestazione per dirsi,per raccontarsi,per liberarsi dal caricodell'urgenza creativa,ma una maniera sempre inedita per trasmettere le proprie emozioni ed aspettare che esse si tramutino in onde sonore e silenziose nelle vene dell'altro,incantato e tyrascinato dalla Croce Velata.Che e'il segno costante dell'arte di Argentina Verderame,sicche',quando lei dipinge,costruisce e coinvolge,non e' quella una maniera per rappresentare un mondo esterno,prefigurato ,ma per dare voce alle sue urgenze e donarle agli altri con una tenerezza di donna qual e' la sua.
Una giovane donna con un itinerario artistico gia' segnato da un'infinita'di approdi registrati in pregevoli personali e cataloghi d'eccellenza e sopratutto in larghi consensi di critica e di pubblico.
Argentina,creatura indifesa e per questo piu' sensibile all'imperversare delle passioni,innocente e sensuale,voleva diventare una principessa.Ed e' diventata principessa dell'arte.A consacrarla e' stato.il 21 maggio 2001,il principe don Francesco Amoroso d'Aragona,rettore magnifico della nobile accademia di Santa Teodora Imperatrice.Argentina e' Accademica Teodoriana.Non una principessa da fiaba,ma una fiaba che si e' realizzata,perche' non sono finiti,come si crede ,i tempi del mecenatismo vero,quello che e' attenzione all'arte ed apprezzamento,capace di dare forza,incoraggiamento,speranza,fede.Il principe Francesco Amoroso d'Aragona e' diventato per quell'arte come il segno di riferimento,ma senza carpirla,senza condizionarla,dandoloe anzi spazio per un respiro piu' intenso,dove la sofferenza sente di aver trovato condivisione quasi in una complicita'inespressa ,dai ruoli ,ben definiti e che mai si confondono,essenziali e funzionali:quello di chi sa apprezzare e sostenere l'arte ,e quello di essere arte,essere ARGENTINA.
Affabulare delle opere e delle personali della Verderame significherebbe tracciare un percorso lungo,ingabbiandolo nella dimensione di spazio e tempo proprio come se fosse una gabbia.E' un elenco che si puo' fare ma che non afferisce se non una dimensione quantitativa alla sua opera che rifugge,invece,da ogni dimensione quantitativa per la sua fluidita'evanescente.
Eppure Argentina non e' evanescente.La sua arte ci sfiora,ci segna la pèelle,ci emoziona dentro,ma non si perde mentre si moltiplica nelle nostre emozioni.E' quanto e' avvenuto in tante occasioni,tutte scivolate da quel segreto che porta dentro di se'da quando aveva nove anni e le fu negato un velo.Quello della sua Prima Comunione.Il velo bianco e lungo e leggero che tutte le bambine sognano.A toglierlo chi glielo avrebbe dovuto donare.La sua mamma.E'il nodo della sua vita.
Quel velo bianco come un cirro di nuvole,sostituito da un cappellino,imposto sul suo capo innocente,ha gli anni dell'eternita',quanti ne passano da quell'innocenza tradita alla maturita'raggiunta e mai compiuta,come puo' essre quella di una donna che si rivela continuamente e si intreccia con la realta' dura e con i suoi sogni impalpabili.Un nodo che ci ha emozionato nelle tappe delle sue performances,fino a quellamistica nella chiesa di S.Francesco d'Assisi dei Frati minori Conventuali ,a maddaloni,o scorso mese di aprile,perche' padre EDUARDO SCOGNAMIGLIO ha creduto in lei ,o in Spagna al Parco Guell di Gaudi',dove il suo velo disegnato con cento e cento figure si e' steso come in un percorso ideale tra due mondi lontani:ed ancora la magia del 26 maggio,quando Argentina ha presentato una delle sue opere piu' originali,una gigantografia in bianco e nero del servizio fotografico"segreto"a cura di Franco Esse.Una sola opera,ma dalle mille suggestioni,tra quelle dei cento artisti presenti con i loro lavori all'interessante mostra dal titolo"caserta e dintorni",a cura di Carlo Roberto Sciascia,nella nuova Galleria Arte vinciguerra.
Un velo sempre piu' carico di significati,che argentina dice"giocare con le forze del vento",sospinto ora fino ai lidi di Venezia,dove l'humus d'arte della sertenissima sta dandogli ancora la magia,forse,e' quella strada partita dalla notte della fanciulla negata,che ora va illuminandosi,lentamente,perche' quella "CROCE VELATA"nel nuovo catalogo ,che la registra con due opere,diventa la "CROCE del SORRISO".E Argentina spande finalmente fiori sulle croci,con un sorriso che affiora sommessamente da quella sofferenza mai sottaciuta,che e' poi la chiave della sua arte.