Mostre

“A PASSI DI DANZA” di ISADORA DUNCAN+Festival “la città dei lettori“ a Villa Bardini - Ai bagni di sudore al sole in piscina o al mare oggi ho preferito quelli di cultura, partecipando al Festival “la città dei lettori” con un programma ricco di incontri, letture, laboratori e presentazioni, nella suggestiva Villa Bardini con annesso splendido giardino. Inoltre l’opportunità di visitare la mostra, prima in Italia, “A Passi di Danza” di Isadora Duncan, che nei primi anni del Novecento, a partire dalla Germania, gettò le basi di una nuova corrente danzante, quella moderna, espressa in stile libero. Diverse le opere esposte, dai dipinti agli acquerelli, e poi litografie, xilografie, stampe fotografiche, persino sculture in gesso, bronzo, legno, stucco, maiolica, porcellana e marmo, tutte rappresentative del grande mondo della danza e di come è cambiato negli anni, senza trascurare le rappresentazioni della grande artista, lo studio dei suoi movimenti, di braccia, gambe e piedi, oltre che nell’insieme come ballerina. La sua visione di danza futurista, è basata su un ritorno al passato, all’antico, il greco, dove lunghe tuniche sottili e morbide abbigliavano donne dai capelli sciolti, nude o vestite solo di sandali. Il corpo completamente rilassato, concentrava tutta la potenza muscolare su un punto, con semplicità non improvvisata ma studiata nei dettagli, libero di seguire il ritmo della musica e di interpretarla in piena contraddizione della danza classica in auge al quel tempo. Ebrezza, quasi estasi, le mie sensazioni dominanti tra le più pure dell’anima nel guardare le figure in movimento, che sembrano uscire dalle svariate opere esposte nelle sale. Sono tre quelle che accenderanno la fiamma della mia danza, il “Fregio” di Sartorio, dove i corpi si contorcono, si muovono sinuosi, recando il peso dello sforzo dovuto all’esercizio fisico ed alla tecnica espressa nei movimenti passionali che scaturiscono dalla tela brillante e a tratti opaca. La “Ninfa rossa” di Nomellini, in tutte le tonalità del rosso e dell’arancio, immersa nel bosco cangiante di colori, con una corona di rose in testa, sorretta da mani dolci, delicate e affusolate e dallo sguardo assorto e sognante. Infine, la parte destra del dipinto (tagliato) “Gioia (tirrena)” sempre di Nomellini, che esprime una Duncan luminosa e sorridente, brillantemente rappresentata tra le onde del mare con il velo fluttuante. L’arte traspare dai suoi semplici gesti, dai piedi alle mani, all’espressione del volto graziosamente scolpito tra due occhi splendenti. Riproponendomi di visitare il resto dell’esposizione presso il Museo Bardini, unica peculiarità dell’allestimento, è dovuta alla completa inesistenza della traduzione in inglese degli scritti necessaria per la comprensione del percorso espositivo alla miriade di stranieri presenti.

FANFARE E SILENZI. VIAGGIO NELLA PITTURA DI PRIMO CONTI a Villa Bardini - Tra “Fanfare e Silenzi” è la fine di una giornata ricca di tante sfaccettature nella magica atmosfera di Villa Bardini, dove le opere di Primo Conti, riescono a trarre colore e luce interiore che riflettendosi all’esterno illuminano ogni angolo dell’ambiente circostante. Sono tante e disparate le dimensioni che si leggono dalle sue opere durante questo viaggio, dalla musica alla scrittura, dal teatro alla pittura. Violinista e compositore, poeta, redattore di una rivista italiana a stampo futurista, collabora al Maggio Musicale Fiorentino con scenografie, bozzetti e costumi. Fiorentino di nascita, il suo stile, è influenzato nel corso degli anni, non solo dalle letture di Baudelaire e dal suo amico Soffici, ma anche e soprattutto, da Picasso, Matisse, Monet e Cézanne, in quella che è considerata la piena era futurista e cubista.

FLORENTIA - MOSTRA INTERNAZIONALE DI ARTE BOTANICA a Villa Bardini - In una limpida mattinata fiorentina la trasparenza dell’Acquerello osservata dal mio occhio attento nella sua naturale bellezza. Artisti provenienti da tutto il mondo colorano di dettagli, luci e ombre ogni opera su carta e pergamena esposta nella splendida Villa Bardini in occasione della prima Mostra Internazionale di arte botanica.

ICONS di STEVE MCCURRY a Villa Bardini - Fotografare un simbolo e rappresentarne l’essenza, è questo che rende le immagini di Steve McCurry delle icone. E a noi viaggiatori non resta che osservare, carpire ed interpretare ogni sfumatura di colore per riportarla al proprio ambiente naturale, insieme ai personaggi ed ai contesti che con le loro emozioni plasmano il nostro cammino fino alla meta.

INVITO A PALAZZO_ARTE E STORIA NELLE BANCHE E NELLE FONDAZIONI DI ORIGINE BANCARIA alla Fondazione CR Firenze - Piacevolissimi momenti trascorsi presso la Fondazione CR di Firenze in occasione di “Invito a Palazzo”, dove una guida qualificata ci ha accompagnato lungo scale, corridoi e piani superiori, raccontandoci, senza annoiare la nostra attenzione, di alcuni dei capolavori contenuti all’interno dello storico edificio in Via Bufalini n. 6, solitamente chiuso al pubblico. Prima al mondo per opere riguardanti Firenze ivi contenute, tra cui la serie di vedute urbane eseguite da Fabio Borbottoni tra il XVII e il XIX secolo, ancora, icone bizantine, due predelle di Giotto, un Cristo a ceramica invetriata di Andrea Della Robbia e diversi dipinti catturano la mia attenzione. Un Colacicchi raffigurante la nascita del cinematografo attraverso le arti della musica, filosofia, pittura, letteratura, teatro e danza, in un muoversi di ballerini che osservano la loro immagine e il tondo più grande esistente, di Filippino Lippi, in cui una coppia di angeli canta soavemente leggendo un cartiglio alle spalle della dolce Madonna con bambino non sfuggono al mio occhio attento. La visita continua in maniera del tutto personale con “Artiste”, donne della prima metà del Novecento che portano in città tra asperità e successi, un vento di novità restituente l’incanto della Firenze del tempo e nella Sala delle Colonne, con la Collezione di soldatini di Alberto Predieri.

XXXI BIENNALE INTERNAZIONALE DELL'ANTIQUARIATO DI FIRENZE (BIAF) a Palazzo Corsini al Parione - A Palazzo Corsini in occasione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze (BIAF), la più importante al mondo per l’arte italiana, a rimirar pezzi unici, grazie ad un vetting di eccezione che ha valutato qualità, provenienza, stato di conservazione ed autenticità delle opere d’arte proposte dai vari antiquari di fama nazionale ed internazionale partecipanti all’ambita manifestazione.

XXXII BIENNALE INTERNAZIONALE DELL'ANTIQUARIATO DI FIRENZE (BIAF) a Palazzo Corsini al Parione - Anche questo anno, in quanto appassionata di arte, eccomi alla XXXII edizione della Biennale Internazionale dell'Antiquariato, più propriamente conosciuta come BIAF. 79 espositori offrono il meglio dell’antiquariato nazionale ed internazionale tra una sorta di liaison tra antico e contemporaneo. Così, tra dipinti, marmi, bronzi, maioliche, terracotte, porcellane, stucchi, smalti, vetri, archeologia, coralli, mobili, metaverso, NFT e tanto altro, la mostra più importante al mondo per l’arte italiana, rappresenta un “MUSEO IN VENDITA” (frase che mi piace riportare…), proponendo anche eventi, mostre, performance ed incontri, come quello di EY, Innovation Partner, che guarda al futuro grazie ad una sperimentazione del legame tra arte e nuove tecnologie attraverso attività di gaming, interattive ed immersive. Il video gioco ‘Eternal Memories’, ambientato a Palazzo Corsini durante l’alluvione del 1966, stimola le menti giovani, mentre la IIa edizione della ‘Florence Art Week’ intorno al polo artistico centrale fiorentino propone eventi creati su misura per gli addetti ai lavori e non. Una degna conclusione di merito, va data anche al collezionismo, grazie alla raccolta di 1830 cammei rossi e bianchi, tecnicamente zolfi o impronte gemmarie del XVIII secolo, provenienti da Casa Martelli e raccolte in cassette, o meglio scrignetti, ognuna composta da sette ripiani impilabili ad incastro. Una chicca per gli esperti del settore e gli amanti del bello in generale. Una rassegna che non delude le aspettative dunque, con una golden view dalla terrazza al tramonto ed il maestoso Salone del Trono dove sostare per una piacevole discussione, che completano il quadro, chiudendo la giornata di una delle più belle residenze barocche sul lungarno.

GINO SEVERINI, NEL NOVECENTO. DA MODIGLIANI A SCHIELE, DA DE CHIRICO A LICINI al Museo Novecento - Approfittando della magnifica e vantaggiosa iniziativa che vede la card del fiorentino come pass annuale per i residenti nei Musei Civici e nei luoghi di Cultura del Comune di Firenze, ho visitato, presso il Museo Novecento, la Mostra su Gino Severini, Nel Novecento. Da Modigliani a Schiele da De Chirico a Licini ed altre interessanti temporanee, come quella di Sandra Vásquez de la Horra, simbolo del mondo sudamericano e delle sue sofferte vicende politiche, che l’artista cilena, esprime mediante immersione in cera calda dei disegni, verso un risultato finale lucente dei soggetti rappresentati, nonché intenso e significativo delle emozioni che vuole trasmettere. Divertendomi tra i guazzi (o gouache alla francese) delicati delle maschere della commedia d’arte di Severini e sbalordendomi, tra le varie opere di Signorini, Schiele, Klimt, Modigliani, De Chirico, De Pisis e Marini, davanti a “Gott Mit Uns” di Guttuso e agli originali “Studi per ‹‹angelo ribelle››” di Osvaldo Licini, concludo il mio giro dando un occhio a Lino Mannocci e al suo modo di esprimere il matrimonio tra Severino e Jeanne Fort mediante l’arte espressa su tela piuttosto che attraverso uno scatto fotografico. Prima di uscire, l’enorme quadro “The Moon” del cinese Wang Vuyang mi incolla davanti all’immagine della Terra in un tripudio di colori ben assortiti tra di loro per oltre 5 minuti, perfetta conclusione pomeridiana per la mia fervida immaginazione che vaga nella sala buia in cerca di nuove avvincenti prospettive.

GALLERIA RINALDO CARNIELO nelle Giornate FAI d'autunno - Onorate l'arte che è vita della vita. (R.C.) A caratteri cubitali all'ingresso dell'ex residenza, ora Galleria di Rinaldo Carnielo, la scritta domina Piazza Savonarola. La visita guidata in occasione delle giornate FAI d'autunno con la nostra bravissima e giovanissima guida volontaria, si farà. Riduzione dei gruppi da quindici a dieci, misurazione della temperatura e disinfettazione delle mani, vietato toccare qualunque cosa all'interno e soprattutto aggirarsi tra le opere. Rigidi protocolli, severamente rispettati, che implicano un leggero ritardo nella partenza, nonostante la prenotazione. Un modo per socializzare a distanza e dietro la maschera che ci protegge dal virus. Momenti difficili per tutti, che però non scoraggiano la passione per l'arte. Sculture, solenni monumenti e strani animali, in gesso, creta e bronzo, si susseguono nelle cinque stanze del piano terra adibite alla mostra. Tempo prezioso trascorso nel mondo del talentuoso scultore.

CENTRALE TERMICA DELLA STAZIONE DI SANTA MARIA NOVELLA nelle Giornate FAI d'autunno - Altro traguardo raggiunto quello della visita guidata presso la Centrale Termica della Stazione di Santa Maria Novella, in una delle ultime Giornate FAI d’Autunno 2020. Mi piace vedere l’arte con un occhio diverso, in uno scenario differente dall’usuale. Entrare in luoghi solitamente chiusi al pubblico e coglierne tutte le sfumature tipiche del posto, grazie a persone come la nostra guida volontaria, che brillantemente e puntualmente ci ha raccontato la storia del vecchio edificio vincolato, è una fortuna inquantificabile. Chicca disegnata e costruita dall’ingegnere Angiolo Mazzoni a partire dal 1929, aveva la funzione di bruciare il carbone per il riscaldamento dei locali della stazione e dei vagoni passeggeri. Nonostante i segni del tempo siano evidenti ovunque, il gusto per l’estetica delle macchine con un accenno futurista della Cabina Apparati Centrali, le pareti esterne rosso mattone, le vetrate in termo lux, il pavimento in gres nero, le porte con oblò ed alcuni materiali utilizzati per la sua costruzione ancora sotto segreto industriale, costituiscono per Maria Antonia, l’attuale Santa Maria Novella, un corredo di ineguagliabile valore tecnologico.

BANKSY, THIS IS NOT A PHOTO OPPORTUNITY a Palazzo Medici Riccardi - Piacevole passare dall’arte del ‘500 a quella contemporanea nello stesso posto. Impossibile non entrare a dare un occhio alla mostra temporanea “Banksy, this is not a photo opportunity”. Senza volto pur avendo un’identità ben precisa, Banksy, il successore di Andy Warhol, ci tiene a rimanere nell’anonimato, forse per la natura delle sue opere, di stampo prettamente satirico e sovversivo. Nella sua espressione più pura, fonde tratti seriali a cultura hip hop, graffitismo e digitalizzazione, fino ad essere considerata, la sua, un’evoluzione della pop art, implementata tramite serigrafie, stencil su tela, installazioni, street art non commissionate visibili in tutto il mondo e con particolare accento in Inghilterra, a Bristol. La naturalezza e semplicità di espressione dei suoi lavori è tale per cui essi vengono interpretati, capiti ed apprezzati da una vasta moltitudine di gente, giovanissimi inclusi.

DALI' MEETS DANTE alla Galleria delle Carrozze del Palazzo Medici Riccardi - Dalì illustratore incontra Dante, poeta della Divina Commedia, in occasione del 150mo anniversario della sua nascita. Lo onora con 100 tavole, 33 per ognuna delle 3 cantiche (inferno, Purgatorio e Paradiso), dove ogni canto rappresenta un personaggio o un evento. Xilografie dal colore fresco, delicato ed elegante, con l'aggiunta di un tratto leggero e fine. Degna di nota la XXXIVma tavola dell'Inferno, con l'immagine di Lucifero, firmata a matita dallo stesso Dalì e la scultura "Testa di Beatrice" dal particolare retro concavo e contenente la riproduzione di L'Amore e Psiche di Canova. Originale la visione mistica del folle Salvador, surrealista che fa uso di stampelle, figure molli, ossa, orologi e cassetti per descrivere il suo modo di "fare arte".

TUTANKAMON_VIAGGIO VERSO L'ETERNITA' alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi - La cultura non si ferma! Contro ignoranza e paura andate al Museo. Coronavirus non ti temo. Nel rispetto delle regole. Sono riuscita a vedere cose meravigliose durante il percorso espositivo, culminato poi, con l’esperienza di realtà virtuale. Il faraone Tutankamon ed il suo viaggio verso l’eternità fa tappa a Firenze per farmi vivere un’esperienza unica, attraverso varie riproduzioni di realizzazione e provenienza egiziana, in attesa di volare a scoprire i reperti originali direttamente al nuovo Grand Egyptian Museum del Cairo. Diverse sono le opere provenienti anche dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze, che al suo interno ospita una vasta sezione dedicata all’Egitto. L’ologramma di Carter ci accompagna nelle varie sale gremite di riflessi dorati nel bel mezzo dell’oscurità, raccontandoci la storia della sua grande scoperta. Stupita ed un poco ammaliata da tanta magnificenza, porto la mia immaginazione dal sogno alla realtà, indossando un visore e impugnando, seduta su una sedia basculante, due controller che mi permetteranno di entrare nelle stanze del giovane morto prematuramente e di assaporare emozionandomi dei miei singoli sposamenti, nonché degli oggetti presenti, visibili a 360 gradi e corredati da dettagliate spiegazioni audio.

ARTE FIRENZE - PREMIO INTERNAZIONALE LEONARDO DA VINCI con Elia Tamigi a Palazzo Bastogi - Ripensando ai giorni intensi vissuti in occasione di Arte Firenze per il Premio Leonardo da Vinci a Palazzo Bastogi. Nella Sala delle Collezioni, la presentazione, seguita dalla premiazione con brindisi annesso e dulcis in fundo le opere esposte da assaporare pian piano. Circa 140 artisti provenienti da tutto il mondo, alcuni in esposizione digitale, tecnologia quest’ultima che seppur innovativa, lascia l’animo a tratti insoddisfatto per il non riuscire a carpire i particolari che solo l’occhio dal vivo più cogliere. Stili e tecniche diverse si fondono in un’unica dedica rivolta al “Genio” in occasione del cinquecentenario della sua morte ed incentrata su Sacralità, Femminilità, Natura ed Anatomia, elogiando volti e passioni, secondo un’originale rivisitazione degli stili di ciascun artista, esaltando il gusto di ognuno e promuovendone il talento, grazie anche alla presenza dell’Associazione Culturale Artetra. Così, chiodi su tavola, scolpiscono un corpo femminile, pura essenza vincente della femminilità stessa, una barca che naviga in acque di colore profondo e tempestoso è emblema della natura turbolenta, un’emozione è espressa attraverso la naturalezza di un bambino e del paesaggio circostante, il sacro è visto come puro sentimento d’amore che eleva lo spirito… eccole le emozioni dei poeti dell’arte! Esemplare la rivisitazione di Elia Tamigi della Dama con l’Ermellino, che la consacra come maestra delle tecniche artistiche d’eccellenza. La sua opera è un trait d’union di scultura, pittura, sartorialità, scenografia, musica che racconta la storia dell’arte antica tramandata nel tempo. Consiglia, insegna questa donna eccentrica e con grande soddisfazione affianca la sua allieva Conny Iozzi nell’esposizione dell’amore che eleva, voluttuoso e candido, a sancire la solennità di quel qualcosa di divino e soprannaturale che la sua opera riesce a trasmettere a chi la guarda. Una manifestazione degna di nota e meritevole di essere enumerata tra gli eventi artistici più interessanti e vivaci intellettualmente del panorama artistico fiorentino.

LUPI IN BRONZO di LIU RUOWANG a Piazza Pitti - Ieri sera, una donna vestita d’azzurro, dai lunghi capelli castani ed occhi verdi, in groppa ad un ringhiante lupo del branco di Liu Ruowang, faceva la sua comparsa in una Piazza Pitti gremita di gente e con il suo rumore, coraggiosamente, sovrastava i cattivi pensieri di un’estate pandemica, inondandoli di speranza e tanto amore!

EGON, INTROSPETTIVA DA KLIMT A SCHIELE al Deutsches Institut Florenz - Anche se lo spazio era limitato presso il Deutsches Institut Florenz, l'"arte" ha saputo comunque destreggiarsi tra la mostra "Vom Weib, viaggio nella Griffelkunst simbolista tra '800 e '900" e la presentazione del progetto sperimentale multidisciplinare della compagnia Versiliadanza "Egon, introspettiva tra Klimt e Schiele". Oggetto "la donna", che nella prima è presente in tutto il suo essere femminile attraverso le opere incisorie della ricca collezione privata esposta sulle pareti delle aule della scuola. E variegata nel secondo, dove l'aspetto innovativo cross-funzionale tra danza, musica, installazioni, luci e colori entra in relazione con le linee morbide e le curve eleganti del sogno dorato di Klimt, contrapponenti spesso, all'introspezione psicologica rappresentata dal suo pupillo Schiele.

IL SEGRETO DELLA LUCE di ENZO ACCARDI a L'Armadillo Atelier - Interessante e piacevole incontro avuto con il pittore Enzo Accardi grazie a sua cugina Margherita, che mi ha voluto tra gli ospiti del vernissage “Il segreto della luce” tenutosi presso l’Armadillo Atelier a Firenze. Atmosfere e colori sono espressi nelle opere dell’artista dal tocco semplice, delicato e genuino, come la sua personalità, originaria di una terra non molto lontana da questa, la calda Sicilia. Acquerelli ed oli brillano di luce propria nella piccola sede dell’Associazione ed hanno bisogno di poche parole per essere descritte; le immagini, infatti, parlano da sole. Il verde intenso dei paesaggi, a significare la vita rigogliosa che procede incessante, si contrappone al giallo paglierino delle steppe aride, quasi bruciate dal sole cocente. In fondo, fanno capolino una casa di campagna tra sassi e qualche albero, un promontorio, a rappresentare l’incedere della vita lenta e tranquilla tipica dei paesini del sud Italia. Un nudo di donna dalle forme generose e dai colori caldi colta in fase dormiente o rilassata, esprime forza e compostezza caratteriale in maniera naturale. Tutto sembra immerso in un mondo fantastico, magicamente riconducibile alla pennellata leggera del nostro maestro.

RI-TRATTI di OLGA BELSITO al Museo Fiorentino di Preistoria - E' passato del tempo ma Ri-Tratti gravitava ancora nella mia mente. Sarà stato l'insieme di sculture e pitture ben posizionate all'interno del Museo Fiorentino di Preistoria ed arricchite dalla performance musicale, ma è fuor di dubbio l'originalità dell'evento. Di quella sera ricordo ancora, lui, in Sala I, la Sala Didattica, in Postazione: Naufragio. E' olio su tela "Onde Gravitazionali". Di forte impatto visivo, sicuramente il mio preferito, più per simbologia che per tecnica utilizzata. L'attenzione si sofferma sul buco nero, poi spazia nell'aria per incontrare l'acqua, illuminata da un fascio di luce che indica la direzione dei monti. Ed ancora il cielo, le nuvole, l'arcobaleno. Tutto è ben studiato, i colori, le posizioni, i vortici, le onde, tutto, a significare il turbinio di emozioni che genera la sua vista!

Vernissage VISIONI MEDITERRANEE TRA NATURA E SIMBOLO di OLGA BELSITO all' Hotel Cellai - Non scordo mai un evento Olga Belsito, soprattutto quando è degno di nota. La tua è "poesia espressa sulla tela, avvolta in un vortice di colori ed ambientata nei paesaggi del cuore". "Napoli, le ciliegie, un colpo, che condivido pubblicamente, è il mio preferito, in quanto tua opera prima "diversa" per stile e tecnica rispetto a tutte le altre. Visioni Mediterranee tra Natura e Simbolo, ingegnosamente rappresentate dalla serie di Fibonacci, che con una spirale di ciliegie, da armonia all'intero quadro, senza dimenticare il dettaglio... quel frutto che esplode sospeso a mezz'aria.

Vernissage PANTA REI. LA BELLEZZA DELL'IMPERMANENZA di MARIA RITA VITA al Florence Dance Center - Originale Vernissage di Maria Rita Vita combinato con la coreografia di Marga Nativo, direttrice del Florence Dance Center. Le sue opere astratte fluttuano pur se appese ai muri dell’aula, mentre giovani ballerine volteggiano avvolgendosi in magnifici teli in seta con stampe che riproducono le opere della bravissima artista. Panta rei, dove niente rimane permanente e come l’acqua fluttuante del fiume che scorre portando via con sé l’incedere del tempo, festeggiamo insieme l’impermanenza dell’essere!

TRA ARTE E MODA al Museo Salvatore Ferragamo - Interessante esposizione "Tra arte e moda" al Museo Salvatore Ferragamo, dove stile, classe, eleganza ed originalità si combinano ingegnosamente con l'arte di Dalì, Cocteau, Warhol, Cave e tanti altri. Come punto di partenza: i prototipi delle scarpe degli anni Venti. Nota di rilievo lungo il percorso: il pozzo di Beatrice, che rende la visita ancora più fantasiosa!

'INDISPENSABILI INFERMIERI' di MASSIMO SESTINI alla Sala D'Arme di Palazzo Vecchio - Dedicato a tutti coloro che pensano agli sterili gesti invece di soffermarsi oggettivamente sul rispetto della vita umana in tutte le sue forme. Poco ma intenso, il tempo dedicato, durante una caldissima domenica pomeriggio alla mostra fotografica “Indispensabili Infermieri” del famoso fotoreporter Massimo Sestini, allestita in modo multimediale all’interno della Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, per la prima volta aperta dalla pandemia. Anche se la proiezione non dà lo stesso impatto visivo delle stampe esposte e visibili solo a sanitari, pazienti in loco e di passaggio, nel più antico Ospedale al mondo, quello di Santa Maria Nuova, la profondità emotiva che genera lo scorrere di alcune immagini, è imponente. Le lacrime si nascondono dietro ad uno sguardo pieno di tristezza per la sofferenza, la stanchezza, l’emotività provata, per poi scomparire del tutto al tocco di una carezza, della forza necessaria a perseguire quell’etica professionale, quella dedizione, a svolgere uno dei mestieri più difficili al mondo, l’assistenza e la cura dei propri simili.

'BELLEZZA OLTRE IL LIMITE' di MASSIMO SESTINI al Forte Belvedere - L'arte di saper comunicare attraverso le immagini è nota al famoso reporter e fotografo Massimo Sestini. Eccomi al Forte Belvedere in una domenica all'insegna della cultura e della scoperta, l'ultima, prima della chiusura per contenere la pandemia. 20 foto aeree, o meglio zenitali, di 5 metri per 3 della Toscana, scattate da 20mila piedi di altezza, indubbia promozione di questa terra meravigliosa. "Bellezza Oltre ogni Limite", da godere a pieno dalla tipica fortificazione militare del tardo '500, dalla forma a stella, o più propriamente di pentagono irregolare. Un paesaggio nei paesaggi, gigantografia dell'emozione di un istante, colta in un modo inedito ed originale. Un ultimo sogno ad occhi aperti a distanza ravvicinata prima di entrare nella Palazzina per godere della vista dall'alto in profondità all'ora del thé.

''DANTE 700'' di MASSIMO SESTINI al Ex refettorio del Complesso di Santa Maria Novella - Ricorderò questi momenti per tutta la vita… la visita al Complesso di Santa Maria Novella deserto, unica anima vagante, passeggio nel chiostro, ammaliata da cotanta bellezza tutta e sola per me. Attraverso quei luoghi, le stanze percorse già tante volte, ma che all’ennesimo passaggio lasciano scoprire un nuovo particolare celato dal tempo. L’ex refettorio è il mio obiettivo, il punto di arrivo alla mostra “Dante 700” dell’ormai noto ed acclamato Massimo Sestini con la consulenza artistica di Sergio Risaliti. Sbalordisce la vista, stravolge lo spirito che incantato sosta davanti ad ogni immagine gigante cercando di cogliere il minimo dettaglio, quel particolare che solo un professionista sa esprimere in maniera unica ed originale. I musei hanno riaperto dopo diversi mesi, e nonostante la pandemia sia ancora in atto, l’arte fa capolino timidamente. Mi è mancato il contatto dal vivo, ricomincio a piccoli passi a riavvicinarmi a questo mondo da troppo tempo soffocato dalle restrizioni. Il periodo di fermo mi ha insegnato ad apprezzarlo ancora di più e soprattutto ad approcciarmi ad esso in una maniera nuova, come l’immagine del Giudizio Universale, con una visione dall’alto verso il basso, grazie ad una telecamera radiocomandata calata con un filo da pesca dalla sommità della lanterna del Duomo.

LA BOTANICA DI LEONARDO. PER UNA NUOVA SCIENZA TRA ARTE E NATURA al Museo di Santa Maria Novella - Articolata e complessa la Mostra di “La Botanica di Leonardo. Per una nuova scienza tra arte e natura”. Un percorso espositivo esterno che ci accompagna non solo per le strade della città di Firenze, ma anche nel Chiostro Grande dell’ampio Complesso di Santa Maria Novella, attraverso la ricerca dell’equilibrio tra uomo e natura. Così, lungo un percorso costellato da piante, maioliche, forni, alambicchi e distillatori, secondo sperimentazioni di processi alchemici e studi della connessione tra tutte le cose, tramite il dodecaedro e i poliedri platonici rappresentativi dei quattro elementi, si arriva nella zona interna del dormitorio che ospita il pensiero di Leonardo in tutte le sue molteplici sfaccettature. Il corridoio, ha simbolicamente un’unica entrata ma diverse uscite, ed ognuna di esse porta ad un angolo di conoscenza del genio da Vinci. Dalla pittura al disegno per analisi e rappresentazione di forme, agli studi su geometria, architettura, meccanica ed ottica, ai modelli Brendel di fiori in cartapesta, legno, gelatina e gesso, fino ad arrivare ad alcune preziose pagine del Codice Atlantico, tra le quali, quella su come ottenere la stampa di una foglia e l’impressione di una foglia di salvia. Tutto è abilmente organizzato e collegato, fino all’albero vitruviano, dove ogni visitatore arriva a conclusione del suo viaggio per fermarsi un attimo a riflettere sulle armoniche proporzioni tra mondo e sistema vivente.

COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI - I GRUPPO OPERE al Piano Nobile del Palazzo Bartolini Salimbeni - Volevo ringraziare Roberto Casamonti per l’autenticità con la quale ha condiviso la passione e l’amore per l’arte. La collezione è mostrata con semplicità, non convenzionale e ben organizzata. Calata nel contesto meraviglioso del piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, istintivamente porta lo sguardo sulle opere di grandi artisti nazionali ed internazionali quali: Guttuso, De Chirico, Vedova, Fontana, Burri, Manzoni, Marini, De Pisis, Balla, Campigli, Picasso, Ernst, Kandinsky, Mathieu, Warhol e tanti altri. Lunga sarà l’attesa fino al prossimo anno, dove un secondo allestimento svelerà nuovi capolavori acquisiti scrupolosamente nel tempo.

COLLEZIONE ROBERTO CASAMONTI - II GRUPPO OPERE al Piano Nobile del Palazzo Bartolini Salimbeni - “Having seen how my father acted, my principle became that of following my instincts without fear of making mistakes and without ever worrying about fleeting fashion and tastes”. RC Le parole di Roberto Casamonti, che condivido a pieno, a raccontare con autenticità, l’amore per l’arte perpetrata nel tempo. E proprio la chiusura posticipata del secondo gruppo di opere scelte dal prezioso collezionista, dovuta al Covid-19, mi ha permesso di ammirare, al piano nobile di Palazzo Bartolini Salimbeni, dipinti e sculture dagli anni ’60 ad oggi. Oltre un’ora, in una struttura praticamente deserta, ad immergermi appassionatamente nel moderno e contemporaneo mondo plasmato dal gusto personale dell’acclamato gallerista fiorentino. La mostra prevede il passaggio da diverse correnti artistiche e movimenti, che vanno da Pistoletto a Boetti, da Biasi a Paolini, Cesar, Schifano, Christo e Dine, con Marina Abramovic e Bill Viola, Warhol e Basquiat, Pomodoro, Parmiggiani, insieme a grandi artisti di calibro internazionale, quali Mirò e Kapoor. Contenta di aver trascorso un caldo pomeriggio cittadino in un posto incantato attendo impaziente il prossimo allestimento.

MONET&THE IMPRESSIONISTS alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Immancabile appuntamento con l'arte, presso la Chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte, per la mostra su Monet e gli Impressionisti del tempo. Un percorso virtuale, che partendo da installazioni multimediali della sezione introduttiva, si snoda attraverso la proiezione di immagini con accompagnamento musicale. La visita si conclude con l'esperienza a 3D, che ben rappresenta la percezione dell'istante impressa nel dipinto mediante la pennellata veloce tipica dell'"en plein air". Unico neo e che avrebbe diversificato l'immersione sensoriale dalle precedenti, è l'assenza della percezione olfattiva dei profumi naturali.

KLIMT EXPERIENCE alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Klimt Experience guarda al futuro nella sempre affascinante location di Santo Stefano al Ponte, ex chiesa sconsacrata datata 1100. Oltre alle immagini delle opere ed alla ricostruzione in 3D della Vienna dei primi del '900, riprodotte e rappresentate in video mapping sulle volte della chiesa, in un contesto musicale "ad ok" (La Cavalcata delle Valchirie di Wagner e varie), il passo in avanti questa volta, è dato dall'esperienza di realtà virtuale, in esclusiva mondiale per una mostra del genere. "Full immersion" sensoriale nella camera virtuale dove sono esposte "Il Bacio", "L'Albero della Vita", "Giuditta" e "Litzlberg am Attersee". Nota di merito diretta: <<La mia esperienza è stata "immersiva" a tal punto da attirare l'attenzione dei visitatori in attesa con richiesta di riscontro personale ed una mano a congiungersi alla mia...>>

INSIDE MAGRITTE alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - La passione per l’arte vince sulla domenica al mare o in montagna durante una calda giornata estiva. Inside Magritte, presso l’ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte, doveva essere vista prima della sua chiusura definitiva e a dispetto della pandemia! In meno di dieci, anime vaganti all’interno della struttura, ci esaltiamo e gioiamo nel rispetto delle misure anti-Covid19 dinanzi alla bizzarria dell’artista, lasciandoci inebriare dalle musiche di sottofondo. La rappresentazione astratta ma allo stesso tempo precisa dei soggetti delle sue opere, ci fa diffidare di ciò che si può dire a parole o vedere in immagini, non rappresentative necessariamente della realtà. Il tutto si trasforma secondo un principio di metamorfosi e aiutandosi di fluttuazioni e colori che spaziano dallo scuro al chiaro e brillante a seconda del periodo artistico in cui respira la sua arte. Un’ora leggera, proprio come le tele che si susseguono secondo una tecnica di video mapping ben nota per la struttura in cui siamo, che ancora una volta conferma la riuscita della mostra multimediale in essa allestita, nonostante l’impossibilità ad accedere, a causa del Coronavirus, anche alla realtà virtuale.

VAN GOGH E I MALEDETTI alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Stesso posto, stessa organizzazione nella Cattedrale dell’Immagine della chiesa sconsacrata di Santo Stefano al Ponte Vecchio di Firenze, questa volta per Van Gogh e i Maledetti, con annessa esperienza immersiva, per viaggiare virtualmente tra le principali opere degli artisti. Realizzato da Cross Media Group e Oculus VR, vanta di proiezioni multimediali e musiche originali diffuse ovunque all’interno della struttura, nel rispetto delle norme anti Covid19, che purtroppo però, almeno per il momento, prevedono l’inagibilità alla originalissima Sala degli Specchi. Il dramma e il genio Van Gogh, affiancato nella sua follia dai Maledetti: Cézanne, Gauguin, Lautrec, Soutine, e Modigliani, la cui emozione traspare a 360 gradi fino a penetrare nell’animo dello spettatore, lasciano l’esperienza dello spettacolo artistico moderno, inebriato dalla profondità musicale di Verdi, Debussy, Schubert, Vivaldi, Handel, Beethoven ed altri ancora. Una tappa obbligata direi, per vivere oltre un’ora di irripetibili sensazioni.

INSIDE DALI' alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Una mostra completa quella di Inside Dalì all’interno della ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte. Dischi, documentari, dipinti, libri, sculture, illustrazioni e molto altro ancora riempiono lo spazio espositivo iniziale della Cattedrale dell’Immagine, dove la figura dell’inossidabile artista appare in tutte le sue eccentriche forme e dimensioni. Rivedere le cento tavole, xilografie rappresentative della Divina Commedia è sempre notevolmente interessante, così come osservare la sua creatività in più e svariati campi. Il surrealismo raggiunge un acume particolare però, immergendoci nelle sue opere proiettate a muro, che oltre a vedere rappresentata sua moglie e musa ispiratrice, Gala o Galarina, come ama chiamarla Salvador, a volte dialogano con i pittori del Rinascimento, sotto una luce musicale che fa spiccare ancora di più il momento creativo che si sta vivendo. Le tecnologie digitali si incontrano nella Sala degli Specchi per una esperienza completamente ultra sensoriale prima di salire in terrazza per una vista a 360 gradi dell’intera proiezione.

INSIDE BANKSY. UNAUTHORIZED EXHIBITION alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Mi piace il modo in cui la mostra multimediale racconta di Banksy e l’arte dei graffiti. Oltre 200 immagini proiettate sui muri della oramai nota Cattedrale dell’Immagine della Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte, contornate da una musica che “spacca”, colonne sonore adeguate al contesto. I suoi messaggi spaziano dalla sfida al sistema alla disobbedienza pura, provocando il mondo intero con l’anonimato e la stravaganza, riuscendo sempre ad ottenere l’attenzione globale del panorama sociale contemporaneo. Usando la tecnica stencil, l’artista più famoso della street art, riesce a coinvolgere anche me su un muro virtuale, dove dipingo con una bomboletta spray la mia esperienza ed il mio amore. Poi c’è la sala degli specchi che mi proietta nella scena, mentre la Oculus Quest 2 VR mi fa camminare lungo i sobborghi londinesi e tanti altri posti, fermando la mia attenzione proprio sulle opere del famoso writer britannico. Il primo teatro di Arte Immersiva in Italia non delude neanche questa volta, garantendo emozioni assicurate a tutti i visitatori, me inclusa!

IL CINQUECENTO A FIRENZE. TRA MICHELANGELO, PONTORMO E GIAMBOLOGNA a Palazzo Strozzi - Imperdibile occasione quella della Mostra “Il Cinquecento a Firenze, tra Michelangelo, Pontormo e Giambologna”, dove 70 opere, di cui alcune ristrutturate per l’occasione, lasciano lo sguardo ammaliato dalle forme delicate e gentili, i colori tenui o accesi, dei soggetti, che durante il XV secolo, in un’aura tra il sacro ed il profano, si distinguono nel panorama artistico fiorentino ed occidentale tutto. Inedito il confronto tra Pontormo, Rosso Fiorentino e Bronzino, tre pale che seppur appartenenti allo stesso periodo storico e simili per rappresentazione sacra, in realtà risultano molto diverse per quanto concerne, non solo l’accostamento dei colori, ma soprattutto il senso celestiale, quasi angelico direi, concepito da Pontormo e Bronzino rispettivamente, piuttosto che immaginario e più strutturato elaborato invece da Rosso Fiorentino. Impossibile inoltre, non soffermarsi ad osservare, nella sala allestita ingegnosamente e contenente le opere provenienti da diversi Studioli, da quello di Palazzo Vecchio ad altri presenti nelle residenze di ricchi intellettuali, il rapporto tra Natura ed Arte ed in particolare l’espressiva sensualità del profano, che si coglie non solo dai profili delle donne ma anche dalla rappresentazione dei dettagli, quali il traforo della fascia sul capo e la trasparenza del velo di Cavalori o l’anello all’anulare destro ed il bracciale con incisione di volto maschile di Allori.

VERROCCHIO IL MAESTRO DI LEONARDO a Palazzo Strozzi - Stasera mi sono imbattuta nell’epoca di Lorenzo il Magnifico, dove su invito di Rinascente, una superba guida, mi ha appassionato con i suoi racconti ricchi di dettagli artistici e storici inerenti la mostra “Verrocchio il Maestro di Leonardo” all’interno di Palazzo Strozzi. La Bottega di Andrea del Verrocchio, che a sua volta aveva imparato da Donatello e da Desiderio da Settignano, che gli insegnò a scolpire il marmo, era una delle botteghe più famose della Firenze del Rinascimento, dove si disegnava, dipingeva, intagliava e scolpiva. Qui, insieme ad altri giovani artisti, come Sandro Botticelli, Lorenzo di Credi, Bartolomeo della Gatta, Domenico Ghirlandaio e il Perugino, il genio Leonardo da Vinci, acquisisce le competenze tecniche della natura, figura umana e movimenti, attraverso il disegno, considerato all’epoca, strumento di studio e di conoscenza, oltre che di rappresentazione. Le opere esposte, siano esse dipinti, sculture o disegni, roteano tutte intorno ad elementi nuovi e caratteristici del momento. Le emozioni e le espressioni giocano un ruolo fondamentale nel muoversi del corpo e dell’anima dei personaggi, che vengono rappresentati in un istante ben preciso nel tempo, vivendo di quell’attimo fino a renderlo quasi infinito. La scuola del grande Maestro, getta quindi le basi di un profondo cambiamento nel panorama artistico, spingendo d’altro canto, talenti come Leonardo, ad un’evoluzione dei modelli appresi in Bottega. L’introduzione di elementi di novità, come la rappresentazione dei “moti dell’animo” dei personaggi, che reagiscono con emozioni diverse grazie anche ad un sapiente utilizzo della tecnica del panneggio delle loro vesti, il forte chiaroscuro, lo sfumato che ammorbidisce i contorni delle figure tramite velature di colore sovrapposte, gli effetti prospettici, sono solo alcune fonti di raffronto tra i capolavori abilmente disposti all’interno delle sale.

NATALIA GONCHAROVA. UNA DONNA E LE AVANGUARDIE TRA GAUGUIN, MATISSE E PICASSO a Palazzo Strozzi - Interessante visita guidata, organizzata in notturna a Palazzo Strozzi da Rinascente, in occasione della Mostra di “Natalia Goncharova. Una donna e le avanguardie tra Gauguin, Matisse e Picasso”. Tempo dedicato preziosamente ad osservare il ben fatto allestimento, ascoltare, sognare ed immergersi completamente in un tripudio di colori, semplici forme a volte astratte, altre enormi, caratterizzate da mani e piedi sproporzionati rispetto alla figura, lubki, correnti artistiche, influenze di tradizioni contadine e religioni mai perdute. Fortemente radicata alla sua cultura, l’artista è la prima donna dell’avanguardia russa contemporanea a dipingere nudi femminili, immagini sacre ortodosse, bizantine ed ebraiche. Costumista teatrale, scenografa, stilista ed illustratrice, ha come punti di riferimento Gauguin, Cézanne, Matisse, Picasso, Derain, dai quali viene profondamente influenzata. In Italia si affianca a Boccioni, Balla e Soffici. Durante la sua permanenza in Spagna realizza una serie di dipinti dove i personaggi esprimono il carattere possente e convenzionale attraverso abiti ed accessori visti in chiave moderna, espressi in colori sobri, dall’ocra al bianco, al marrone e al nero. Retrospettiva dedicata a tutti gli amanti anticonformisti e provocatori che spingono all’innovazione attraverso sperimentazioni.

NASCITA DI UNA NAZIONE. TRA GUTTUSO, FONTANA E SCHIFANO a Palazzo Strozzi - 1 Maggio a Palazzo Strozzi a festeggiare con “Nascita di una Nazione. Tra Guttuso, Fontana e Schifano”. Un modo inusuale, che alla soglia del cinquantesimo anniversario della “contestazione del ‘68” vuole lanciare in maniera forte una richiesta di bilancio di un’Italia allo sbando. Un Paese che tra politici e politicanti, compromessi e squallidi epiloghi ha ancora la forza di lottare per un futuro sano e prospero. L’arte, primeggia tra lo “Scontro di Situazioni” etiche e politiche di Vedova, che si riflettono nella pennellata nera intensa su uno sfondo pesantemente grigio ed il concetto spaziale con i tagli di Fontana, viva espressione di libertà dell’uomo di correre nel futuro attraverso il presente. E poi Manzoni con la provocatoria “Merda d’Artista”, a significare che l’arte s’inventa e non si fa. Gnoli e le sue rappresentazioni di oggetti giganti, Lombardo ed il simbolismo dell’immagine attraverso l’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa. La particolarità dell’uso dello smalto su stoffa imbottita della sensuale “Gold Woman” di Tacchi che si allontana dalla Pop Art americana e che tende ad una artigianalità dell’immagine nonché ad una riflessione di quello che è il contesto culturale italiano. Il colore rosso vivo che si ritrova non solo nella opera di Guttuso, “La battaglia di Ponte dell’Ammiraglio”, ma anche in quelle di Schifano e dei suoi compagni, rappresenta il fuoco che accende e muove gli animi del tempo verso la conquista di una nuova identità. L’innovazione, tra progettazione e partecipazione, mette in risalto l’operato del gruppo N di ricerca ottico-cinetica che produce opere sperimentali sulla percezione. Esempio lampante è l’ambiente “Eco” di Biasi, di natura interattiva ed immersiva, rappresentato da un’installazione di pannelli fotosensibili che mostrano l’ombra di chi li tocca. L’arte e i suoi elementi in conclusione, alla soglia del ’68, dove fa capolino l’Arte Povera di Boetti e la fotografia di Penone con indosso lenti a contatto specchianti che non permettono di vedere “ nel futuro le immagini raccolte dagli occhi nel passato”.

DA KANDINSKY A POLLOCK. LA GRANDE ARTE DEL GUGGENHEIM a Palazzo Strozzi - Europei e americani a confronto, così definirei la mostra dal titolo: "Da Kandinsky a Pollock. La grande arte del Guggenheim". Innovazione e creatività quella di Peggy, percepita in ogni singola opera esposta a Palazzo Strozzi. Fare dell'arte una missione di vita e perseguire in quell'intento, a tal punto da far conoscere ed amare quell'arte così fuori dagli schemi, la rende unica come donna e promotrice di talenti. Ritrovare Kandinsky, Pollock, Rothko, Kooning, Ernst, Duchamp, Picasso, Vedova, Fontana e tanti altri e riuscire ad osservarli ancora una volta con occhi "giovani", tanto da coglierne particolari sempre nuovi ed appaganti allo spirito, rappresenta, a mio avviso, un valore inestimabile. Una nota di merito va all'illuminazione nella sala dedicata a Rothko, alla magia che emana la tela "Sentieri Ondulati" di Pollock, alla sessualità avvolgente emenanata ne "Il Bacio" di Ernst, all'originale Gioconda con i baffi di Duchamp, alla bellezza dei colori dello "Studio per Scimpanzé" di Bacon e... at last but not least... alla "Curva Dominante" del genio Kandinsky.

BILL VIOLA. RINASCIMENTO ELETTRONICO a Palazzo Strozzi - Ho aspettato mesi prima di prendere la penna in mano per scrivere di Viola e della sua mostra: "Rinascimento Elettronico". Sono rimasta molto colpita, a tratti frastornata, dalle molteplici emozioni che i suoi lavori sono riusciti a suscitarmi. E' avvincente l'approccio all'arte contemporanea mediante l'uso di installazioni sonore e video, che dialogano con i capolavori del passato di Pontormo, Masolino, Uccello e Cranach. Rimarrà ben impressa nei miei ricordi "The Greeting", dove tra colori intensi e penetranti ed in una moviola di movimenti, si carpiscono il linguaggio del corpo e degli sguardi delle protagoniste. Inoltre, basta porsi in prospettiva centrale tra "il nuovo ed il vecchio", per osservare che le immagini animate da un lato, lasciano il posto ai dipinti, che sembrano fluttuare nello spazio in movimento, dall'altro. Dulcis in fundo, i videotape, che evocando un ritorno al passato, concludono la mostra in un sequel di opere come: "The Reflecting Pool", nella quale, l'idea dela percezione, è data, in un'epoca pre-digitale, da una complessa transizione delle immagini.

BELLEZZA DIVINA a Palazzo Strozzi - Ben organizzata "Bellezza Divina" e sempre apprezzati i "dejà vu", come quelli provenienti dalla Galleria Nazionale di arte Moderna di Roma o dei Musei Vaticani. Un aspetto diverso dell'arte moderna, dal quale si traggono appassionanti riflessioni sulla sacralità. Da Munch, che tra il sacro ed il profano, fa ondeggiare spermatozoi verso il feto intorno ad una testa scheletrica di una Madonna, a Chagall, che con l'opera prediletta da Papa Francesco, la Crocifissione Bianca, fa riflettere sul rapporto tra ebrei e cristiani. E poi la Pietà di Van Gogh, la Crocifissione di Guttuso, la plasticità di Fontana e tanto altro. Mostra consigliata a chi vuole ammirare l'arte moderna con un occhio diverso.

THE FLORENCE EXPERIMENT a Palazzo Strozzi - Carsten Holler says: "where science is limited, art can open new doors of understanding". Engaged with the innovative project "The Florence Experiment" to try how contemporary art blends with the Renaissance one, through a scientific study of the interactions and relationships between human emotions and plants growth to be proved from Stefano Mancuso and his team within the end of August. Enjoying of the majestic installation, I wait with curiosity the results of this original idea!

BEYOND PERFORMANCE alla Strozzina di Palazzo Strozzi - Nell'ultimo giorno del progetto, un'ora d'immersione nella Strozzina Centro di Cultura Contemporanea a Palazzo Strozzi a rilassarmi quasi fino ad addormentarmi sognante con l'installazione sonora e video di Cally Spooner, dove la realtà è trasformata. Le parole in riunione vengono cantate e costituiscono la base per uno spot pubblicitario, contornate da tre brave ballerine e scene intercambiabili; insieme, questo, che costituisce l'essenza dello spettacolo... And You Were Wonderful, On Stage. Mario García Torres invece, con Falling Together in Time, si sofferma sulla sincronia e su come le coincidenze significative vengono colte solo se si è connessi attentamente. Per descrivere i rapporti d'amore, usa la canzone "Jump" di Eddie van Halen, tra i migliori chitarristi rock del XX secolo, e l'evoluzione "Go on Jump", per rompere gli schemi delle persone che hanno paura dell'ignoto. Intorno, dipinti monocromi di colore nero, silenziosi, eccetto che per "This Sound Make Me Feel Something Great Is About To Happen", installazione sonora rimbombante nella piccola stanza grazie a una cassa acustica e ad un sintetizzatore analogico, prodotto da JMT SYNTH. Purtroppo non ho colto da queste ultime opere nessun elemento di condivisione come risultato di un concerto, forse perché non c'è stata alcuna performance dal vivo. Strana ma al contempo nuova ed originale, direi proprio.... Beyond Performance!

CHAGALL. LOVE AND LIFE al Chiostro del Bramante - "Nessuna scuola può insegnare quello che si impara osservando il mondo, visitando musei ed aprendo poi, la 'valigia mentale' per ricordare e condividere le esperienze vissute".... E Chagall questo lo sapeva bene, visto che i suoi dipinti, disegni e stampe sono perennemente influenzati dalla cultura ebraica, francese, russa, nonché dall'amore per la moglie Bella. Da consigliare la sua autobiografia "My Life" e quella di Bella "Burning Lights", parole come un'onda di colore sulla tela.... Da non perdere, per la gioia degli occhi e dello spirito, le acqueforti sulla Bibbia, le illustrazioni delle anime morte di Gogol e quelle delle favole De La Fontaine. Un plauso particolare, infine, per l'installazione realizzata tramite "video mapping" che libera le emozioni di alcune opere in bianco e nero tramite i colori.

COLLETTIVA DI ALFREDO BIAGINi&ASSOCIAZIONE ARTEBELLARIVA - Una giornata molto soleggiata al Parco arboreo dell’Anconella, dove grazie alle abili doti artistiche di Alfredo Biagini sono entrata in contatto con l’Associazione Artebellariva ed il bravissimo Orlando Poggi. Un accurato giro alle varie opere esposte in un contesto semicircolare ed una chiacchiera con i vari maestri sulle emozioni che traspaiono dai loro lavori, il significato pittorico e soprattutto l’idea scatenante la passione che ha mosso la stessa a concretizzarsi, ben ripaga la calura quasi estiva che si propaga a temperature abbastanza elevate. Oltre due ore in compagnia delle parole espresse su tela di tutti i partecipanti, un dono prezioso quasi a conclusione dell’esposizione.

AMERICAN ART 1961-2001. DA ANDY WARHOL A KARA WALKER - Sono cresciuta con l'idea dell'America come di un melting pot, quel grogiolo di culture con usi e costumi diversi, affascinante e misterioso. Prospettiva confermata dopo il mio primo viaggio in questa splendida terra. Scettica all'inizio se visitare la mostra American Art, mi sono ricreduta già entro la prima mezz'ora. All'interno di Palazzo Strozzi, luogo oramai consolidato per allestimenti innovativi e rimarchevoli di nota, la mia sfida contro il tempo nella storia che va dal 1911 al 2001, gioca leggera e veloce, attraversando le dieci sale espositive che profumano di arte, in tutte le sue forme. È così che mi piace definirla. Le opere di Andy Warhol, Mark Rothko, Louise Nevelson, Barbara Kruger, Lorna Simpson, Merce Cunningham, Robert Rauschenberg, Sherrie Levine, Catherine Opie, Kara Walker, alcune di esse per la prima volta in Italia, grazie alla collaborazione con il Walker Art Center di Minneapolis, svelano in forme e maniere diverse temi salienti dell'intervallo temporale considerato. Dal femminismo ai diritti civili, attraverso il consumismo, tra pittura, fotografia, video, scultura e installazioni, la stratificazione della diversità culturale americana prende piede lungo il percorso, consolidandosi in quello che definirei il classico sogno americano a Firenze. Una mostra da guardare con occhi attenti e vivere fuori dagli schemi!

SPACE ADVENTURE al Castello Della Valle di Fiumefreddo Bruzio - “L’ispirazione cambia la vita” In vacanza nella mia amata Calabria, non potevo perdere la mostra “Space Adventure”, all’interno del Castello della Valle, arroccato su uno dei borghi più belli d’Italia, Fiumefreddo Bruzio, in un’atmosfera notturna estremamente suggestiva. Affascinante avventura della vita nello spazio e sulla luna, una finestra dalla quale vedere lo spettacolo da una prospettiva opposta a quella della terra, quasi con gli occhi di un pioniere, curioso di scoprire nuovi orizzonti. Tra missioni dell’Unione Sovietica, Stati Uniti ed Europa, esploro lo spazio, passeggio sulla Luna nel Moon Buggy, un modello di Rover Lunare che niente altro è che un veicolo di esplorazione elettrico. Rimango affascinata dal modulo abitativo precursore delle navicelle spaziali, dai razzi lanciatori delle navicelle e dalle svariate evoluzioni di progettazione delle tute usate durante le missioni. Mi soffermo ad ascoltare la nostra bravissima guida raccontare del modo di alimentarsi dei nostri eroi, venendo a conoscenza di insolite storie di vita vissuta. Cibi precotti e disidratati, i bonus food, realizzati da chef s stellati secondo la cucina tipica dei cosmonauti, arricchiti di salse particolari per esaltare i sapori, annullati insieme all’olfatto dall’assenza di gravità. Concludo la mia esperienza con sei lunghi minuti in compagnia di un simulatore di volo, prima di concedermi una lunga passeggiata tra i vicoli fino ad arrivare in piazzetta per godere del panorama. Al ritorno, sogno tra i ruderi del Castello, immaginando un passato ormai lontano. Una stanza, contenente le opere di Salvatore Fiume dipinte a parete, mi lascia incantata di quel paesaggio infinito.

"SETA" al Museo Ferragamo nel Palazzo Spini Feroni - Una nota sulla mostra “Seta” allestita scrupolosamente all’interno del Palazzo Spini Feroni , sede del Museo Ferragamo. Tessuto fine ed elegante, simbolo del lusso, viene rivisto a partire dagli anni ’70 da Fulvia, fonte di nuove idee e progetti che hanno per oggetto il prezioso tessuto. Direttamente dagli archivi storici milanesi, il percorso espositivo racconta come l’artigianato e la creatività made in Italy, con produzione in stabilimenti comaschi, abbia potuto generare una nuovo stile, quello dei quadri di fazzoletti di stampe su seta, i foulard. Così, i disegni preparatori esclusivi, provenienti, a volte, da riviste specializzate, libri, fotografie e rappresentativi di fiori, frutti, animali, temi di scarpe storiche della Maison, incarnano il gusto raffinato del momento, seguendo il dettame della moda femminile, che viene esteso, subito dopo, anche agli abiti ed alle cravatte da uomo. Concludo la mia preziosa visita, seduta a perdermi nell’installazione multimediale di un felino cangiante in quattro fasi, rappresentative delle ultime fragranze di profumo della Maison, secondo uno stile creativo originale ed innovativo, intitolato “Filo di seta”, valido progetto realizzato dai ragazzi del liceo artistico di Porta Romana e Sesto Fiorentino.

"PIENOVUOTO" & "ITALIAE. DAGLI ALINARI AI MAESTRI DELLA FOTOGRAFIA CONTEMPORANEA" al Forte Belvedere - Sabato pomeriggio in compagnia dell’arte fotografica in mostra al Forte Belvedere all’interno della Palazzina del Comandante o Granducale. Scatti fotografici metafisici, quelli di Massimo Vitali in “Pienovuoto”, dove stampe di altissima qualità rappresentano immagini di insieme di moltitudini di gente, prevalentemente su spiagge o piscine, radunate per concerti o in procinto di tuffarsi da alte rocce. Una visione reale di come eravamo, di usi e costumi italiani, che, trasformati dalla pandemia, in diverse occasioni lasciano il posto a spazi vuoti, sempre più immensi di singolarità, una sorta di modo diverso di rivalutazione del proprio interfacciarsi nella società e con la natura stessa. In “Italiae. Dagli Alinari ai maestri della fotografia contemporanea”, ancora una volta la nostra nazione è protagonista. Fondazione Alinari apre gli archivi storici per condividere e raccontare, assieme a talenti di fotografia contemporanea, la storia del Bel Paese, seguendo il rito dell’immagine istantanea di luoghi, che ben 75 artisti danno nel tempo, usando tecniche e stili diversi tra loro. Una mostra itinerante nel mondo grazie alla Farnesina, ricordi da custodire con attenzione nelle memorie di uno spaccato del vissuto tra passato e presente.

XIV FLORENCE BIENNALE alla Fortezza da Basso - I AM YOU. Individual and Collective Identities in Contemporary Art and Design è il tema della XIVma edizione della Florence Biennale alla Fortezza da Basso di Firenze. Lo vivo attraverso gli occhi e le emozioni di oltre 450 artisti provenienti da tutte le parti del mondo. Popolano gli stands ognuno con rappresentazioni originali, creative, fantastiche, moderne e futuriste. Alcune mi ricordano i grandi… in molti vedo i tratti fluttuanti di Chagall, quelli squadrati di Picasso, le forme arrotondate di Botero e poi la bellezza di Canova rivisitata o la fioritura ricalcata di Van Gogh.
IO SONO TE, include, nell’io singolare l’insieme e lo proietta nel futuro, alla riscoperta del significato più profondo di globalità.
Lo scambio culturale che si manifesta in questi ambienti è esponenziale, sprigiona empatia, quel modo di immedesimarsi nei panni dell’altro attraverso progetti a favore delle donne iraniane, degli artisti ucraini, della sensibilizzazione al senso della giustizia. C’è grande solidarietà e spirito che gira nell’aria, in grado di alimentare pensieri e sentimenti, osservazioni e considerazioni sulle opere presenti.
E quasi a chiusura, mi fermo a vivere una nuova esperienza, l’installazione partecipativa “MIRRORING” della mia cara amica Sara Del Bene.
Mi sposto tra i teli morbidi e trasparenti specchiandomi tra questi piccoli oggetti circolari in tanti modi diversi; ad ogni passo vedo la mia identità nella sua unicità e singolarità. Mi piace quello che vedo. Ma non c’è completezza senza diversità, quella stessa che solo nell’altro si può trovare. Condivido, quindi, il mio riflesso con quello collettivo, assieme anche alla mia affezionata Rossella.
Un’immagine da sola e poi di gruppo prima di congedarsi. Porto via con me un ricordo, lo specchio, racchiude l’essenza dell’evento che volge ormai al termine.

XIII FLORENCE BIENNALE alla Fortezza da Basso - XIIIma edizione della Florence Biennale alla Fortezza da Basso, la mostra internazionale di arte e design contemporaneo con 465 espositori, tra artisti e designer provenienti da ben 65 paesi diversi. Un intero pomeriggio passato tra gli espositori, ad ammirare le opere, parlare con i maestri, osservare ed interpretare i significati, vivere le emozioni nelle rappresentazioni, sognare ed imparare ancora da questo mondo incantato, dove tutto è ammesso, originale e molto spesso unico. Impressionata dalla vastità e profondità, oltre che dai colori e dai soggetti, dei tre trittici della talentuosa Tara Shakti, artista del Madagascar, con la quale intrattengo una interessante conversazione riguardo la naturalezza e la spontaneità con cui le grandi opere sono state realizzate, ascoltando altresì le emozionanti storie che si celano dietro a personaggi e luoghi. La figura della donna, nonché l’unione e la solidarietà tra anime, immerse nei paesaggi di provenienza della bravissima pittrice, rappresentano solo un esempio che rimanda a miriadi di sfumature di questo essere, celebrato in tutti i suoi aspetti, secondo il concetto di “Eternal feminine, Eternal Change”, tema principale della manifestazione. (VERSION FRANÇAISE) XIIIème édition de la Florence Biennale à la Fortezza da Basso, l’exposition internationale d’art et design contemporain avec 465 exposants, entre artistes et designers provenant de 65 pays différents. Un après-midi entier passé parmi les exposants, à admirer les oeuvres, parler avec les maîtres, observer et interpréter le significations, vivre les émotions dans les représentations, rêver et apprendre encore de ce monde enchantè, où tout est admis, original et trés souvant unique. Impressionée par l’immensité et la profondeur, en plus des couleurs et des sujets, des trois triptyques de la talentueuse Tara Shakti, artiste de Madagascar, avec laquelle je divertis une conversation intéressante concernant le naturel et la spontanéité avec laquelle les grandes oeuvres ont été réalisées, en écoutant également les histoires passionnantes qui se cachent derrière les personnages et les lieux. La figure de la femme, ainsi que l’union et la solidarité entre les âmes, immergées dans les paysages de provenance de la très bonne peintre, ne représentent q’un exemple qui renvoie à des myriades de nuances de cet être, célébré dans tous ses aspects, selon le concept de “Eternal Feminine, Eternal Change”, thème principal de l’événement.

JENNY SAVILLE & ALVIERO MARTINI al Museo Novecento - Considerata la pittrice più talentuosa del panorama internazionale contemporaneo, Jenny Savllle fa la storia anche a Firenze. Qualche tempo prima, entrando nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, mi ero imbattuta nella gigantesca Fulcrum, monumento consacrante il successo dell’artista inglese. Attonita, quasi sconvolta, rimasi ad ammirare quell’opera immensa rappresentativa di un groviglio di corpi femminili in tutta la loro nudità. Forme incerte ed anime in tripudio, in un’immagine poco contrastante rispetto a quella delle battaglie, circostanti l’immagine. La mia curiosità, ancora una volta vincitrice, mi ha condotto in seguito, fino al Museo Novecento, dove è attualmente allestita la sua mostra. Pastello, acrilico, carboncino su tela, lino e carta, costituiscono la base di quasi tutti i sui lavori, esemplificazioni di volti riversi all’indietro, che meglio interpretano lo sguardo naturale, tra il triste e il pensieroso, oppure il felice e il sognante. Vince i tabù prestando il procace corpo a se stessa e mescolando le figure, studia profili e dettagli che rendono l’imperfezione un dono da esibire come un trofeo. Accecante di bellezza pittorea Rosetta II esposta in maniera strategicamente accattivante sopra l’altare e a vista dei passanti, esprime lo sguardo oltre il confine della cecità. I colori spesso sono vivi e l’originalità salta subito all’occhio, soprattutto nell’osservare molteplicità di quadri uno nell’altro, avente come base, a volte, una scatola di cartone, altre, un semplice foglio da blocco, su cui il disegno è da immaginare, soltanto accennato, a significare il gioco d’amore di una coppia, la maternità, la sessualità nascosta o una semplice massa nera. L’analisi costante delle movenze, trasforma alcuni quadri in film alla moviola, dove i personaggi, con l’incedere lento del tempo, cambiano espressione, gesto e sicuramente anche emozione. Affascinante e travolgente soffermarsi ad ammirare da diverse angolazioni gli imponenti lavori ed interpretare i battiti frementi delle anime esposte. Un notevole capolavoro d’insieme da vedere e rivedere, per coglierne ogni volta, straordinari ed inediti particolari. Concludo la visita deliziandomi con la scultura di Alviero Martini, che omaggia Carrara e Firenze con le sue rappresentazioni di donne e moltitudini di genti, cogliendone i tratti più sofisticati e celate caratteristiche.

ALTER EVA. NATURA POTERE CORPO alla Strozzina di Palazzo Strozzi - Alter Eva è la novità di arte contemporanea che non ti aspetti, una realtà che parla al femminile e lo fa con pezzi di scarto, articoli abbandonati, materiali organici, tutti elementi naturali e non che giocano un ruolo fondamentale nell’immaginario dell’osservatore. In maniera essenziale e semplice, muoversi tra scultura, pittura, fotografia, testi scritti, video e installazione è come un gioco per bambini, che avviene naturalmente. Così, il corpo acquisisce potere in mezzo alla natura e attraversando le sale espositive della Strozzina di palazzo Strozzi, s’incontra e parla con disegni e dipinti rappresentativi di popoli o piante che cercano spazio facendosi strada nell’intricato mondo moderno. La complessità della morte è affiancata alla trasformazione del proprio io nel tempo che si riflette nella società, mentre considerazioni relative a spostamenti fisici territoriali su larga scala, saltano all’attenzione del visitatore, interconnettendosi con usi e costumi di luoghi lontani. La conclusione ottimistica, dato anche il colore rappresentativo dell’ultima stanza, l’arancione, è di buon auspicio per un distacco dalla corporeità a vista. Infatti, solo in un mondo dove la linea tra l’essere e l’apparire è netta, si può pensare di progredire nelle relazioni umane, che costituiscono la base dello sviluppo democratico globale.

SHINE di JEFF KOONS a Palazzo Strozzi - Prima della chiusura definitiva, non potevo mancare all’esposizione di Jeff Koons,“Shine”, dove la lucentezza delle opere prima abbagliano, per poi apparire ai miei occhi splendenti, nella cornice di Palazzo Strozzi. Mi diverto a riflettermi attraverso sculture in acciaio inossidabile lucidato a specchio secondo una verniciatura trasparente, rievoco la mia fanciullezza guardando scintillare gonfiabili dalle forme più bizzarre, realizzati in materiali lucidi. I dipinti, olio su tela, sono giganti, mentre la celebrazione dell’arte del passato, quasi ad opporsi a tutta questa contemporaneità, con risvolti di Duchamp e Dalì, riflette la mia immagine in una “gazing ball” blù che gioca, grazie ad oltre 3000 colori, con Rubens, Tintoretto e le sculture in gesso candido e luminoso. Attratta dalle finte apparenze del treno di sette carrozze ripiene di liquore bourbon, il misto di vinile, acrilico, plastica per fiori, bronzo, ottone, vetro, alluminio, rappresenta altresì la bellezza astratta dei sentimenti di amore, sesso e fertilità. Notevole “Rabbit”, la copia venduta all’asta a 91,1 milioni di dollari qualche anno fa, considerata l’opera d’arte più costosa di un artista vivente. Osservo le sue orecchie, piene di grinze, verosimili a quelle di un pallone gonfiabile dalla forma a coniglio, aragosta o scimmia, il tappo ad aria dietro la testa dell’elefante, tutto così perfettamente concreto. Mostra divertente, adatta a tutti e soprattutto ideale per chi vuole stimolare creatività ed ingegno rifacendosi ad uno degli artisti più interessanti dell’arte contemporanea nel panorama internazionale.

DONATELLO, IL RINASCIMENTO al Museo del Bargello - Il Modernismo nell’arte italiana del Rinascimento, comincia oggi, 1 Maggio, festa del lavoro, dal primo piano del Museo del Bargello, con Donatello. La Sala del Consiglio, riallestita per il percorso della mostra, raccoglie le terracotte invetriate della Bottega di Luca Della Robbia, di cui sono personalmente innamorata in ogni sua rappresentazione, i cassoni finemente intarsiati, l’imponente Marzocco e l’impalpabile bronzo del David, che vince ancora una volta l’attenzione di tutti i visitatori, i quali, con il naso all’insù, ne ammirano estasiati le fattezze quasi perfette. Scendendo al piano terra, nelle due sale comunicanti, lo studio delle Madonne con bambino, viste con gli occhi di altri grandi come Desiderio Da Settignano, Leonardo Da Vinci, Perugino, Fra Bartolomeo, Baccio Bandinelli, Michelangelo Buonarroti e Bronzino, scolpiscono nella mia mente, quello che gli occhi ammirano a distanza ravvicinata. La figura, su marmo bianco, intera e di profilo, della “Madonna Dudley” di Donatello, rappresenta l’apice della mia passione, nonché la fine della prima tappa del mio cammino, che riprenderà nel prosieguo, per concludersi a Palazzo Strozzi, la seconda sede dell’esposizione.

DONATELLO. IL RINASCIMENTO a Palazzo Strozzi - Reduce dall’1 maggio al Museo Nazionale del Bargello con il Modernismo nell’arte italiana del Rinascimento di Donatello, continuo il mio percorso seguendo l e orme del grande scultore, pittore e architetto italiano a Palazzo Strozzi. Sin dalle prime sale espositive si respira l’aria della coppia Filippo-Donato e delle loro grandi innovazioni, come le Madonne di terracotta dipinta e a volte dorata, riprese a più battute dagli allievi, tra cui Nanni Di Bartolo con la sua “Madonna del Solletico”. L’occhio attento anche se non esperto, si sofferma sui vari cambi di proporzioni delle figure e dei lineamenti del viso dei soggetti, per poi passare ad osservare crocifissi con perizoma svolazzanti del Redentore, statue e bronzi, a volte ricomposti in pezzi e provenienti in diversi, anche da varie parti dell’Italia e del mondo tutto. Il marmo e la tempera con oro su tavola rappresentano un buon passaggio per arrivare a studiare la prospettiva brunelleschiana atta a dare espressività e mobilità alle figure. Ne sono un esempio i numerosi spiritelli, putti nudi ed alati, realizzati in questo periodo seguendo una nuova ed originale vena creativa. Michelozzo e Donato di Niccolò di Betto Bardi lavorano assieme a Prato, mentre l’arte di questo ultimo continua oramai celebre nella realizzazione delle porte di San Lorenzo. Interessante concludere nell’undicesima sala il percorso con l’arte greca di teste di cavallo bronzate del 300 A.C., preziosa fonte di studio dettagliato di uno degli esponenti più celebri del Rinascimento italiano.

MUSEO DELLE ICONE RUSSE&CAPPELLA E GALLERIA PALATINA&VARI a Palazzo Pitti - Si respira aria di arte già dai Giardini di Boboli per l’1 maggio, festa del lavoro. La vita a Palazzo Pitti è molto attiva e così le sue esposizioni. Liaison tra Ortodossi e Cattolici, il Museo delle Icone Russe presenta “La Luce del Sacro”, mostra di 78 tavole costituenti la più antica raccolta di arte religiosa del genere al di fuori della Russia (Rus’: comprendente più o meno Ucraina, Bielorussia e Russia occidentale). Come leggo dalla descrizione del sito ufficiale, tra i preziosi esemplari, vi sono “i due pannelli che compongono il Menologio, il calendario delle festività religiose ortodosse divise per semestri, dove ogni pannello, si compone di venti file orizzontali con scene sacre e figure di santi, ciascuna identificata da un’iscrizione”. Affascinata da quanto appreso, tra le altre, mi soffermo sull’icona con Santa Caterina d’Alessandria, in parte ricoperta di argento dorato e su quella della Madre di Dio di Tichvin, dove, in basso, si trova la data scritta insieme ai numeri arabi e al calendario giuliano, che sostituisce quello bizantino al tempo in uso. Interamente restaurata e tutta per me, anche la suggestiva, elegantissima Cappella Palatina, con gli affreschi ottocenteschi di Luigi Ademollo. Passeggiando tra i corridoi e le stanze del Palazzo, arrivo al centro della Sala di Apollo, nella Galleria Palatina, dove le nudità de ll Nano Morgante, il buffone di corte da Cosimo de' Medici, rappresenta per il Bronzino una pittura vista dall’altro lato come una scultura secondo un ben fissato arco temporale. Proprio ad un passo dalla fine del mio percorso, in seguito ad un’operazione diplomatica che ha portato alla sua restituzione, posso finalmente ammirare da vicino, il "Vaso di Fiori” di Jan van Huysum, il più celebre pittore olandese di nature morte nel Settecento, prima di concludere con Raffaello ed il suo “Ritratto di Leone X”.

ARTS FOR FUTURE alla Ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte - Ritrovarmi all’interno della Cattedrale dell’Immagine dell’ex Chiesa di Santo Stefano al Ponte per un evento unico nel suo genere, con due attori protagonisti a sperimentare Arte Immersiva, Cryptoarte e NFT, Metaverso, Intelligenza Artificiale e Digital Humanism è veramente sfidante. Per il primo Festival sulle Arti del Terzo Millennio a Firenze, ho coinvolto i miei “attempati” genitori, tra artisti di calibro internazionale della scena digitale contemporanea. Un’emozione diversa rispetto a quella a cui siamo abituati all’interno della struttura, dove Van Gogh, Monet, Klimt, Magritte e compagni, rivivevano tra le note della musica classica. Alcune immagini rendono più dei video e per la prima volta, anche la “sala degli specchi” e la vista dall’alto hanno un aspetto differente, quello delle nuove tecnologie applicate. Il mondo si guarda con un occhio proiettato al futuro, un approccio sicuramente meno dolce e tenue rispetto a quello passato, ma senza dubbio esaltante, a tal punto da trattenere l’attenzione e la curiosità alte per ore, fino quasi all’orario di chiusura.

LET'S GET DIGITAL! NFT E NUOVE REALTA' DELL'ARTE DIGITALE alla Strozzina di Palazzo Strozzi - Un’idea eccezionale quella di visitare le due mostre nello stesso giorno, “Donatello. Il Rinascimento” e “Let’s get digital! NFT e nuove realtà dell’arte digitale”. Il confronto è strabiliante. Dopo aver partecipato all’Art For Future Festival alla Cattedrale dell’Immagine circa un mese fa, ritrovo piacevolmente l’arte digitale nella Strozzina di Palazzo Strozzi, a cui dedico la mia ultima mezz’ora pomeridiana. Rivedere i concetti di arte digitale, wallet, cripto arte, NFT, blockchain, minting, smart contract, criptovaluta, IA, metaverso e perdermi nella sala reading, senza un filo logico, per poi ritrovarmi tra il collage digitale ‘Everydays: the First 5000 Days’ del famosissimo Beeple, che, a metà strada tra cripto arte e capitalismo, permette, grazie al sito di opere da lui create su web, di visualizzarle inquadrando il QR code associato, è quasi disarmante. Daniel Arsham, spiega genialmente gli NFT attraverso il cambiamento continuo della forma di un busto tridimensionale, tramite il susseguirsi delle stagioni, enfatizzando il connubio tra scultura e architettura. A pensare che il tempo di saturazione di tutte le possibili evoluzioni dell’opera, si avrà solo dopo circa mille anni. Andrés Reisinger, nel suo cortometraggio, unisce suoni, immagini e poesia con l’obiettivo di sostituire la solitudine e l’ansia del mondo moderno con una consapevolezza più morbida e palpabile che spinge verso l’unicità consapevole. Krista Kim, con la ‘cripto casa’ su Marte, rappresenta la prima artista internazionale che ha costruito un’abitazione non solo nel mondo reale ma anche nel metaverso. Anyma invece, unisce natura e #tecnologia nel suo inquietante collettivo, dove musica ed arte visiva si fondono in questa nuova installazione immersiva e sensoriale. Ma la vera novità è la sperimentazione della procedura per ottenere un POAP NFT gratuito e personalizzato della mostra sotto forma di badge digitale collezionabile, per la mia partecipazione all’esposizione. Infine, andando via, nel cortile, riammiro, quasi ipnotizzata, l’installazione site specific di Refik Anadol, cangiante nei colori e nelle forme, immensa e profonda, come solo l’arte digitale sa essere, in movimento o continua evoluzione.

LA PIETA' DI MICHELANGELO. LO SGUARDO DI AURELIO AMENDOLA TRA NATURALISMO ED ATTRAZIONE nella Sala Paradiso del Museo dell'Opera del Duomo - In occasione dei 726 anni dalla Fondazione dell’Opera di Santa Maria del Fiore, il Museo dell’Opera del Duomo festeggia con l’apertura della mostra fotografica di Aurelio Amendola : “La Pietà di Michelangelo. Lo sguardo di A.A. tra naturalismo ed attrazione” all’interno della Sala Paradiso, posticipando altresì la chiusura dell’esposizione delle tre Pietà di Michelangelo: l'originale autoctona Bandini ed i calchi della Vaticana e della Rondanini provenienti rispettivamente dai Musei Vaticani e dal Castello Sforzesco di Milano. Ben 32 immagini in bianco e nero stampate in formato gigante, dove scoprire dettagli inediti, quasi invisibili ad occhio nudo della Pietà di Bandini da poco restaurata. Così tra luci, ombre e penombre, a distanza ravvicinata immagino ed osservo i particolari, la rugosità del marmo che si affianca alla levigatura lucente di alcuni tratti delle figure, gli spazi evidenziati dallo scuro, la luminosità di alcune parti che abbagliano fino quasi a sfocare la riproduzione. Una combinazione nuova ed originale quella di allestire l’esposizione nella Sala maggiore del Museo, dove viene evocata la piazza corrispondente al “Paradiso” fiorentino, che più che una piazza mi ‘sa’ di corridoio, di un percorso che durante il passaggio fa volgere verso le tre porte, imponenti della loro preziosità e pregnanti di significato. Il confronto tra i tre capolavori ed un giro intorno alla reale Pietà Bandini nella Sala della Tribuna di Michelangelo scandiscono la riuscita della presentazione odierna, dove il Rinascimento parla attraverso l’unione della rappresentazione fotografica e di quella scultorea. Il mio modo di vivere e parlare di arte, in tutte le sue forme…

DONNE IN EQUILIBRIO (WOMEN IN BALANCE) 1955/1965 al Museo Ferragamo nel Palazzo Spini Feroni - Il mio cammino per Corri la Vita fa tappa anche a “Donne in Equilibrio 1955/1965”, mostra allestita all’interno del Museo Ferragamo, nel Palazzo Spini Feroni. Dedicata a Wanda Miletti, alla direzione dell’azienda assieme al marito Salvatore Ferragamo, parla di equilibrio e guida tramite esempi le generazioni femminili a ricercare nuovi modi di bilanciare casa, lavoro ed eventuale famiglia, partendo dal ruolo in via di trasformazione della donna italiana negli anni 50, arrivando fino ai giorni nostri. Una “mamma prestata all’imprenditoria”, da quando, giovane vedova appena quarantenne si ritrova a dover gestire l’azienda di famiglia pur non avendo mai lavorato, costretta a reinventarsi, mettersi in gioco e nello stesso tempo a dover bilanciare l’amore per i suoi sei figli e la nuova attività, ben diversa dalla sua passione per la cucina. In ogni sezione del progetto espositivo della casa delle bambole di una tipica famiglia borghese, una camera, rappresentativa del vivere quotidiano e della sua evoluzione nel tempo. L’esposizione nel suo insieme rappresenta un tuffo nel passato, un modo per non dimenticare, che siamo arrivate al presente, grazie anche al prezioso contributo di donne, come la Signora Ferragamo.

ARCHETYPES al Gucci Garden - Il mio giro a sostegno di Corri La Vita termina in quello che un tempo era il Tribunale della Mercanzia in Piazza della Signoria e ad oggi di proprietà Gucci, all’interno del quale la rivoluzione è ricorrente. Il vecchio museo di cimeli della maison è oramai un ricordo che ha lasciato il posto all’attuale Gucci Garden, la Galleria futurista. Una ventata d’aria fresca della nuova vision in chiave innovativa e moderna, secondo il concept del direttore creativo Alessandro Michele. Così, per il 100° anniversario della famosa casa di moda, viene inaugurato il nuovo spazio che segue la concezione di esperienza multimediale immersiva. I visitatori, attraversando graffiti di slogan del 68, vengono calati completamente nelle storiche campagne che fanno della moda di Gucci un “archetype” in ogni occasione, da vivere e da ricordare, per originalità ed unicità e riassunte a schermi multipli nella sala controllo all’inizio del percorso espositivo. Una storia che ancora deve continuare ad essere raccontata, in futuro, attraverso sempre inedite ed eccitanti catalogazioni dei lanci pubblicitari.

"TRANSFER" di TONY CRAGG al Museo Novecento - Sergio Risaliti e Stefania Rispoli curano TRANSFER, la mostra temporanea di scultura internazionale contemporanea del britannico Tony Cragg, al Museo Novecento. Dal piano terra a quello superiore, si passa dal prodotto finito alla sua concezione su carta, mediante un percorso che ricerca, esplorando, nuove forme, usando tecnologie, a volte avanzate, per la sperimentazione dei materiali. L’innovazione è un gioco da comporre, grazie all’assemblaggio, a volte, di oggetti comuni come utensili, mobili e scarti, con materiali come bronzo, acciaio, plastica, gesso, legno e vetro. Così dal disegno, alla scelta dei materiali si passa alla tecnica, combinazione dalla quale si ottengono le opere in esposizione. Mi perdo con lo sguardo sognante ad immaginare le forme più strambe che si celano dietro ai suoi lavori, a supporre con originalità e pensare a come siano state concepite prima che realizzate. Infatti durante la visita non esistono didascalie, in quanto la maggior parte dei disegni non hanno titolo né data, proprio per dar sfogo ad una libera interpretazione dei lavori, che alla fine è un pò quello che ho fatto e mi piace fare di sovente durante le mie visite artistiche. Curioso da sapere che, a Wuppertal, in Germania, esiste una cittadella d’arte, retta da Cragg in persona, che rappresenta un luogo di progettazione, un laboratorio scientifico con tecnici e artigiani che lavorano contemporaneamente a più opere, testando nei workshop limiti e capacità di tecniche e materiali. Massima espressione dell’ingegno umano che si traduce in originalità. Una mostra da scoprire passo dopo passo, da percorrere con calma e mente aperta per andare al di là dell’idea e del risultato, soffermandosi sul processo evolutivo delle opere.

"ARMOCROMIE" di ALBERTO MAGNELLI al Museo Novecento - Continuo il mio percorso al Museo Novecento con l’altra mostra temporanea dedicata al fiorentino Alberto Magnelli: ARMOCROMIE. I suoi quadri sprigionano energia allo stato puro, attraverso i colori che riempiono gli elementi lineari e attraversano le svariate forme geometriche: trapezi, triangoli, quadrati e rettangoli. Forme concave e convesse, s’intersecano con tratti rigorosi, facendo dell’artista, adottato dalla Francia, un maestro dell’astrattismo internazionale nel periodo pre e post seconda guerra mondiale. 15 opere tra dipinti, disegni e collage, che ritroviamo per buon lascito alla città di Firenze, concludono una tappa importante del mio pomeriggio dedicato all’arte.

OLAFUR ELIASSON: NEL TUO TEMPO a Palazzo Strozzi - A solo una settimana dalla sua chiusura eccomi nel mio tempo, in visita alla mostra di arte contemporanea di Olafur Eliasson. Percorro curiosa gli spazi di Palazzo Strozzi a partire dal Cortile, dove la prima delle 20 opere in esposizione mi porta con il naso in sù, per osservare lo sfarfallio derivato dalle strutture ellittiche sovrapposte, il cosiddétto “effetto moiré”. Salendo al Piano Nobile, mi rendo conto di come Palazzo Strozzi comunichi in una maniera del tutto nuova la bellezza del suo maestoso e storico edificio. Mediante luci, ombre, colori e riflessi cangianti, le sculture e le installazioni si susseguono copiose tra pareti, finestre ed angoli, riflettendo gli spazi o proiettando spettri colorati, un attimo prima, balzati agli occhi della mia attenzione. Con l‘utilizzo di svariati materiali, naturali ed artificiali, come vetro, specchi, rame, vernici e acciai, m’immergo in uno splendido tramonto, osservo in rifrazione ottica o luce filtrata ciò che si cela al di là dello spazio e del luogo. Da ingegnere ho una passione per le forme geometriche, soprattutto quelle spigolose, poiché, a seconda della prospettiva in cui l’occhio si mette ad osservarle, lasciano sempre a bocca aperta per la loro diversità. Rimango incantata dai poliedri brillanti che illuminano il soffitto secondo colori e forme cangianti sempre più complesse, mentre, solo qualche attimo più tardi, giro in tondo allo strepitoso caleidoscopio esagonale, che eccelle in sfumature e miriadi di sfaccettature colorate. La percezione che mi rimane, prima di scendere alla Strozzina per continuare la visita, è quella di guardare me stessa profondamente sotto una luce diversa, rossa, gialla o arancione che sia. Tra giochi ottici e simmetrie poligonali, un dodecaedro ed un tetaedro, mi dirigo verso una delle stanze adibite alla realtà virtuale, dove, inforcati visore e controller, mi accingo, in compagnia di una colonna sonora vibrante realizzata dall’artista stesso per l’occasione, ad esplorare spazi geometrici consecutivi, terminanti questa volta con una sfera. Un’esperienza notevolmente piacevole, dove l’immaginazione viaggia attraverso le camere fedelmente riprodotte, che però non supera la mia preferita: “Beauty”, dove fasci di luce colorata brillano tra la nebbia, generando un arcobaleno che cambia a seconda della posizione del mio sguardo. L’arcobaleno di pioggia, dove: “sometimes the river is the bridge”!

CHRISTIAN BALZANO. FUORI DAL MONDO a Palazzo Medici Riccardi - Una domenica metropolitana a Palazzo Strozzi per la Mostra di Christian Balzano. Fuori dal Mondo. Mappe e confini rappresentati tramite tecnica mista su lamina su tela gigante calata nell'acqua di mare ed essiccata al sole, come si evince dal video 'No Borders'. Un trattamento unico che garantisce lucidità e splendore alle opere esposte, dando l'idea di grandezza dell'universo. La scultura ambientale, 'Io siamo Mondo', tira le redini verso la combinazione della diversità, mentre la natura fa capolino dalla stanza successiva. Sterpaglie inondate di varechina generano forme e germogli tra figure stellari che lasciano spazio all'immaginazione di viaggiare curiosa tra le tele. Arrivo all'improvviso ne 'La Stanza del Matto', il jolly che rompe gli schemi aggrovigliando ed intrecciando tessuto e cucendo tessere che rappresentano bandiere, secondo nuove identità condivise ed integrate tra popoli. Lascia il segno, l'allestimento di quattro timbri in marmo di Carrara rappresentativi della fede, con al centro quello relativo alla sua religione, espressa con il tipico simbolo artistico del toro. Reti di stoffa a maglie elastiche abbassano il sipario e con la frase di chiusura 'Re e uomini fanno progetti di cui Dio ride', si chiude l'esposizione, a mio avviso, tra le più contemporanee e poliedrica in tematiche trattate, allestita negli ultimi tempi all'interno dello storico palazzo fiorentino.

ELLIOTT ERWITT. PHOTOGRAPHS a Villa Bardini - “Non ci si innamora a comando ma solo dopo un lungo percorso ad ostacoli” (BT) E l’amore ha tante forme… ad esempio, stamattina sono andata a passeggiare nel giardino all’inglese di uno dei miei posti preferiti a Firenze, Villa Bardini, dove solitamente, oltre a fungere da uno dei luoghi più rilassanti della città, mi perdo a pensare e ad aguzzare l’ingegno. Poi, ho portato a spasso il mio cervello e sono entrata a circondarmi del meglio di Elliott Erwitt. Oltre 70 ‘Photographs’ scelte direttamente da lui, che con ironia e leggerezza mostrano la profondità, l’umanità e l’intimità dei vari personaggi rappresentati, nonché molteplici situazioni su scala di bianco e di nero. Con sé, una piccola Leica per divertirsi lavorando. A 94 anni compiuti, dopo saggi giornalistici, illustrazioni, campagne pubblicitarie e la pubblicazione di svariati libri, tira le somme della sua carriera professionale, esponendo scatti di grandi star del cinema, tra cui la strepitosa Marilyn, di bambini felici, di uomini e situazioni potenti come Che Guevara, Nixon, Alì, Jackie Kennedy, oltre a diverse foto private ed autoritratti, guardando il mondo dal basso attraverso gli occhi dei cani o disegnando con uno scatto la tipica famiglia anni ’60. Tra tutte, scelgo l’immagine, che a mio avviso rappresenta l’amore autentico, una combinazione perfetta, vista attraverso lo specchietto retrovisore dell’automobile, con il tramonto sul mare ed il sorriso solare di lei. Potrebbe sembrare romantica e sdolcinata, invece è potente. Racchiude un momento unico ed indimenticabile, tecnicamente perfetto, per quanto casuale, anche se, guardando con il cuore, proietta al domani vivendo l’innamoramento dell’oggi nel dolce ondeggiare della vita. Una delle più belle poesie che abbia mai letto attraverso l’obiettivo di un fotografo!

CARLO LEVI A FIRENZE. UN ANNO DI VITA SOTTERRANEA a Palazzo Medici Riccardi - In occasione della festa dedicata all’Elettrice Palatina, Maria Luisa de’ Medici, grazie alla quale abbiamo la possibilità di godere ancora oggi di buona parte delle opere d’arte a Firenze, sono ritornata, dopo meno di un mese, a Palazzo Medici Riccardi per una nuova mostra. Nelle Sale Fabiani, una dedica all’intellettuale antifascista, “Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea", per ricordare il suo soggiorno in città durante il periodo di scontri bellici. Uomo del sud, pittore e scrittore, è rappresentante dell’anima meridionale nel secondo dopoguerra, attraverso il romanzo ‘Cristo si è fermato ad Eboli’, di cui, in esposizione possiamo ammirare alcune litografie. Attraverso autoritratti, volti di persone a lui care e di periodi storici, la denuncia delle condizioni di vita disumane in cui verte soprattutto la popolazione contadina del mezzogiorno, dimenticata dalle istituzioni dello Stato. Mi fermo davanti alla "Contadina calabrese” ad osservare una donna del popolo di emigranti, costretta a lasciare la propria casa, i propri affetti, ultima tra gli ultimi, e a trasferirsi altrove. Nei suoi occhi, un ricordo che l’accompagnerà per tutta la vita, pieno di forza e dignità, coraggio ed integrità. Prima di uscire, mi avvicino, suddividendolo mentalmente in tre parti, alla riproduzione del celeberrimo telero Lucania ’61, un grande pannello, che simboleggia la civiltà contadina, per osservare in dettaglio le emozioni che fuoriescono dai personaggi ed al messaggio che vogliono lasciare sullo spettatore. Sarò di parte, ma in queste due stanze, regna tutta l’essenza della resistenza alle avversità della vita e come reagire ad esse. Imperdibile!

MAURITS CORNELIS ESCHER al Museo degli Innocenti - "Solo coloro che tentano l'assurdo raggiungeranno l'impossibile". Il genio dell'artista olandese visibile, attraverso 200 opere, al Museo degli Innocenti di Firenze. Maurits Cornelis Escher disegna la natura, monumenti, paesaggi, flora e fauna trasformandoli poi in xilografie e litografie. Il suo, diventa così un mondo irreale, in cui confluiscono tutti i settori dell'arte, dalla musica, alla moda, al cinema, fino ad arrivare alla matematica, scienza, fisica e design. Uno spazio dove geometrie diventano illusioni visive, ambienti fantastici. Rappresenta il paradosso architettonico, riempie il vuoto con il pieno, raffigurando il piano tramite tessere ed incastra, figure umane ed animali generando metamorfosi. Lo statico si anima, dando vita a vortici di trasformazioni e a magiche combinazioni di opposti, come il giorno e la notte o il bene e il male. Tra le 8 sezioni della mostra antologica, sarà per il mio essere ingegnere, ma queste ultime sono quelle che prediligo di più. 137 acquerelli, raccolti in un libro di esercizi, che riproducono diversi motivi di tassellatura e che rappresentano tutti i 17 diversi modi di riempire una superficie piana attraverso le operazioni di traslazione, rotazione e riflessione di un unico tassello, oltre a uno studio sulle varie possibilità di colorazione. Costruzioni tramite tribarra che generano illusione ottica ed immagini riflesse dello spettatore, grazie a cubi reversibili tra il concavo ed il convesso, strutture matematiche, come il nastro di Moebius e rappresentazioni dell’infinito. Rimango in adorazione carpendone ogni più piccolo dettaglio, come fu per la Guernica di Picasso, davanti ad uno dei suoi più grandi capolavori, l'incisione di sette metri intitolata Metamorfosi III, realizzata per l’ufficio postale dell’Aia nei Paesi Bassi. I lavori su commissione, come la copertina di programmi concertistici, banconote e francobolli, costituiscono il meno del suo prezioso insieme storico-artistico. Concludo il mio giro, pensando che in definitiva, quella di oggi, costituisca, a mio avviso, una delle più belle e stimolanti rassegne che abbia mai visto finora!

"LUCA GIORDANO. MAESTRO BAROCCO A FIRENZE" a Palazzo Medici Riccardi - Il barocco è di casa a Palazzo Medici Riccardi e come appassionata dello stile non potevo esimermi dal visitare l’esposizione di Luca Giordano. Pittore napoletano, poi di corte in Spagna, trascorre un periodo anche a Firenze, lasciando parecchie testimonianze della sua arte, visibili oggi durante il percorso espositivo assieme ad altri notevoli esempi del suo grande talento. La mia opera preferita, manifestazione più elevata della tecnica, è l’affresco su vimini “Cristo e la samaritana al pozzo”, che ammiro per diverso tempo, tanto è eccezionale nella rappresentazione delle virtù dei personaggi. Prima di entrare nella Galleria degli Specchi per una connessione diretta con le riproduzioni al soffitto, mi fermo ad ammirare alcune testimonianze provenienti dalla Libreria, oggi Biblioteca Riccardiana e di quella Biblioteca Moreniana, che descrivono dipinti, biografie e ritratti a stampa di “Luca Fapresto”, soprannome datogli per la velocità ed abilità nel dipingere quelle opere considerate, oggi come ieri, tra le più grandi bellezze della città. Concludo il mio percorso avvolta dal classicismo di storie mitologiche che si intrecciano dall’alto verso il basso, partendo da volumi e testi di studio che celebrano la grandezza De’ Medici, idolatrati dai Riccardi, fino ad arrivare ai tredici dipinti. Provenienti da Londra, New York e collezioni private, enfatizzano l’eccezionale progetto, permettendo di scorgere molteplici dettagli tra i giochi di luce, nonché l’osservazione del ciclo di affreschi con gli stessi quadri gemelli, bozzetti o ricordi che siano, all’interno della lunga sala monumentale. Un incantevole passaggio, consigliato da intraprendere con calma ed attenzione, a conclusione di una mostra che lascerà sicuramente il segno nel firmamento artistico fiorentino.

"GIACOMETTI-FONTANA. LA RICERCA DELL'ASSOLUTO" a Palazzo Vecchio - In visita al progetto “Giacometti-Fontana. La Ricerca dell’Assoluto”, ideato da Sergio Risaliti, tra la Sala dei Gigli e quella delle Udienze del Museo di Palazzo Vecchio. Entrambe figure trainanti dell’arte contemporanea, tra opere in bronzo e terracotta smaltata, dipinta o ingobbiata, cercano il significato della vita ed il ruolo dell’uomo nel mondo. L’astrattismo dell’uno rappresenta la concretezza dell’altro, in un universo che è visto come luogo di transito, mediante l’anteposizione dell’incedere leggero delle filiformi ed essenziali figure di Giacometti colte nell’attimo del loro spostamento, rispetto ai concetti spaziali e materiali dell’infinito di Fontana. Segnando in agenda la tappa successiva al Museo Novecento per avere una visione d’insieme, non lascio il Palazzo prima di aver dato uno sguardo all’allestimento di “Le voyage recommencé”, evento di lancio della nuova collezione di alta gioielleria della rinomata Maison Cartier che si svolgerà a distanza di poche ore all’interno delle mura del celebre edificio storico.

"LUCIO FONTANA. L'ORIGINE DU MONDE", LUCA POZZI & Y.Z. KAMI al Museo Novecento - In una giornata da bollino rosso decido di immergermi nel fresco del Museo Novecento a visitare tra le varie altre mostre temporanee e permanenti quella di “Lucio Fontana. L’Origine du Monde”, mia tappa conclusiva a “Giacometti-Fontana. La ricerca dell’Assoluto” di qualche tempo fa a Palazzo Vecchio. Peccato però aver sofferto senza preavviso, dal primo piano, in un ambiente senza aria condizionata, che oltre al fastidio dovuto all’afa, ha generato un gran malcontento. Preoccupata per la persona che mi ha accolto gentilmente all’ingresso e parimenti per le opere esposte a temperature di gran lunga sopra la media accettabile per un periodo di tempo abbastanza lungo, intrepidamente ho continuato la mia visita accurata in un contesto praticamente deserto. Y.Z. Kami, a partire da una fotografia, presenta, principalmente, dipinti, ad olio su lino, di primi piani di immagini femminili e maschili, pallide e sfocate, quasi prive di lineamenti, che le rende all’occhio dell’osservatore, eteree nel loro essere. Luca Pozzi dialoga con Lucio Fontana attraverso “The Messages of Gravity”, progetto gravitante intorno al mondo del grande artista, attraverso installazioni immersive nel caldo buio cosmico, ottenute utilizzando Intelligenza Artificiale e Metaverso, fuse alla fisica quantistica. Quindi mi concentro sul punto di partenza del tutto, il concetto di spazio nitidamente espresso in forme, tecniche, strumenti e materiali diversi per rappresentare la dimensione infinita, la stessa natura umana. Leggo dei messaggi sul retro delle sue opere ed immagino a come un artista di questo calibro sia riuscito a lasciare un segno del presente nel futuro del nostro oggi e di come questo continui a rimanere inalterato nel tempo. Lui, è l’inimitabile Lucio Fontana. Fuggo via in cerca di refrigerio, passando, infine, per il lungo corridoio dove sono esposti alcuni interessanti progetti di architettura civile realizzati in momenti diversi da Ipostudio. Sul Tavolo dell’Architetto, anche il tanto discusso Stadio Franchi, opera di Pier Luigi Nervi, visto secondo un’ottica nuova.

EX CONVENTO DI SANT'ORSOLA&Mostra oltre le Mura - Ultimi giorni per visitare la struttura che da anni, completamente abbandonata rifiorirà grazie ad Artea. Il primo passo del progetto, che ospita anche la mostra Oltre le Mura è particolare. La giornata è calda ma all’interno dell’ex Convento di Sant’Orsola le mura respirano di fresco e di vita, quella che scorreva lenta nelle aree che oggi sono temporaneamente visitabili. Il Museo del futuro è previsto tra un paio di anni e parlerà di arte contemporanea coi filtri del passato, per non intaccare il patrimonio storico culturale. Intanto godo degli ambienti grezzi artisticamente rivestiti dalle mani di un paio di maestranze, Alberto Ruce e Sophia Kisielewska-Dunbar. Nell’antica chiesa trecentesca, dove gli scavi riportano alla luce anche la tomba di Monna Lisa (Gherardini) di Leonardo da Vinci, il lino ondeggia nel vento facendo fluttuare il sentimento, dipinto a spray sulla tela, che accomuna mamma e figlia, gente comune, gente del posto. Una tecnica nuova che osservo con attenzione da diverse angolazioni per carpire ogni minimo dettaglio ed emozione suscitata. ‘Al di là di tutto’ continua tra il chiostro e l’antica spezieria, la farmacia naturale dove si riescono ancora a sentire i profumi e le parole delle donne, le cui mani sono visibili sul cemento armato. Una prima replica della lunetta di terracotta invetriata e dei due medaglioni raffiguranti San Francesco e Sant’Orsola fanno capolino lungo il perimetro dell’antico orto prima di entrare nella seconda antica chiesa cinquecentesca del convento. Qui, ‘Noli me tangere’ evoca il passaggio da uomo a donna, sia dal punto di vista fisico che intellettuale, mediante una trasposizione della figura femminile con quella maschile, che, seppur in chiave moderna, non dimentica la loro immagine tradizionale. Concludo il lungo giro dando un occhio ai vari lavori di alcuni giovani studenti fiorentini, che con estro è creatività disegnano il domani!

VISIONS al Gucci Garden - Ultima fermata prima del grande rientro. Corri La Vita anche questo anno scommette su Gucci e lo fa con ‘Visions’, la mostra che ripercorre i 102 anni della famosa casa di moda, personaggi che hanno fatto la storia della Maison inclusi. Così si passa dalle borse iconiche portate dalle star dello spettacolo, alla valigeria, ai foulard di seta ricchi di disegni multicolore, agli abiti ed accessori, che evolvono nel tempo grazie alla sperimentazione, stimolo allo stato puro dell’estro creativo. Un percorso sempre in crescita per il fashion, grazie anche al Metaverso, che permette di oltrepassare i confini mediante la promozione al cambiamento di prospettiva, tramite un passaggio dal mondo reale a quello virtuale. Il modo per essere proiettati al futuro con un occhio sempre rivolto al passato!

"THE JOURNEY. LIFE IN ART THROUGH NATURE" di LOLITA VALDERRAMA SAVAGE in Sala D'Arme di Palazzo Vecchio - Durante la pausa pranzo a Palazzo Vecchio in cui mi trovavo per il Festival di Luce!, ho scoperto un talento nascosto in Sala D’Arme, Lolita Valderrama Savage. “The Journey. Life in Art Through Nature” è pura espressione dell’anima dell’artista di origine filippina e porta con sé la traccia non solo della sua terra, ma anche di tutte quelle che attraversa durante il ‘viaggio’. Il tema è essenzialmente la natura, che dipinge, disegna, colora ed integra anche con cause umanitarie, usando tutte le armi a disposizione: pennelli, pastelli a cera, matite, ispirazione, passione, talento, creatività, multiculturalità, insegnamenti dai migliori professori della materia… Un insieme di sensazioni che rendono le sue opere piacevoli all’occhio, gentili all’anima e scorrevoli da attraversare durante la visita. Il sottofondo musicale dell’allestimento poi, genera pace e rilassa il corpo nel passaggio in sala. Mi siedo un attimo per osservarla nell’insieme ed ho come l’impressione di essere immersa completamente in quel cammino, sicuramente da consigliare per godere appieno delle sue meravigliose rappresentazioni.

“RITORNI. DA MODIGLIANI A MORANDI”, JANNIS KOUNELLI-La stanza vede. Disegni 1973-1990, ANDRE' BUTZER LIEBE GLAUBE UND HOFFNUNG&ALESSANDRA FERRINI-Unsettling Genealogies al Museo Novecento - Erano anni che non passavo una Pasqua immersa nell’arte e con “Ritorni. Da Modigliani a Morandi” e le altre mostre temporanee presenti nel Museo Novecento mi sono dilettata, ritrovando, in buona parte, me stessa tra il silenzio di una struttura semi vuota e le parole delle opere presenti, riscoprendo quel dialogo profondo che ci accomuna. Passeggiare libera da pensieri e condividere un grande progetto scientifico per celebrare i primi dieci anni di vita del museo avendo la fortuna di osservare l’Autoritratto di Modigliani, uno degli acquisti della numerosa collezione di Alberto della Ragione, è per me un momento di grande valore. Artisti del ‘900 italiano, come Morandi e Soffici con la loro Natura Morta, Guttuso e la Crocifissione e Carrà e la meravigliosa Camera Incantata, che tanto ho adorato e contemplato per svariato tempo, costituiscono solo alcuni esempi di come trascorrere momenti intensi, grazie anche al confronto tra le specifiche diversità e le accomunanze che li caratterizzano. Riattraverso la strada al contrario dando un occhio alle collezioni permanenti e scendo giù, al primo piano e quindi a quello terreno, dove mi aspettano Jannis Kounellis con La stanza vede. Disegni 1973-1990, Namsal Siedlecki-Endo, André Butzer Liebe Glaube Und Hoffnung ed Alessandra Ferrini con Unsettling Genealogies. Mi colpiscono i colori brillanti e le faccine dell’artista tedesco che impronta la personale italiana sulla prima lettera di Paolo ai Corinzi (13:13), accennando nei suoi lavori a Walt Disney, Pollock, per citarne alcuni, nell’astrattismo e manualismo più sincero possibile. Uno sguardo veloce agli altri presenti prima di correre all’aria aperta di una calda anche se poco soleggiata domenica fiorentina, a dipingere il paesaggio con le copiose emozioni vissute.