I critici hanno scritto

Giulio Gasparotti

Daniele Rallo, che espone dal 1976, si presenta, dopo alcune, tra le altre, importanti mostre a Roma, Berna e Thun-con credenziali degne di rispetto- con questi recenti quadri, strutturati in modo di dire per farsi capire, nei quali descrive le emozioni d'oggi, il mondo degli istinti, delle pulsioni e del profondo, che suggeriscono infinite riflessioni, nella nudità del messaggio proposto.
Per farlo si lascia trasportare, senza suggestioni, sulla tela, dall'azione impulsiva dell'immaginazione e dell'intuito e sopratutto di un'ideale evasione, nella quale si esaltano le possibilità originarie del subconscio. C'inserisce, quindi, nei meandri della memoria, nei congegni parziali del pensiero diretti a determinare, se non proprio a risolvere, le essenziali questioni dell'esistenza. La tensione tra realtà e rappresentazione diviene così rivendicazione dell'essere delle cose, cioè l'ultima probabilità del reale. Le forme, i colori, i rilievi e gli inserimenti che egli usa, esprimono la mediazione dialettica per rompere i turbamenti, le adesioni passive e i condizionamenti del nostro tempo, dopo averli individuati. Tutto è riesaminato come attraverso un cristallo che restituisce la visione persuasiva, anche se poco attraente, simbolicamente impostata e la rimuove dislocandola a livello di concetto, quale si amplia al di la della semplice percezione. Il sincronismo e la forza degli accostamenti, una certa dinamica espressiva, il non adattamento a qualsiasi compiacimento formale ed il rovesciamento, sopratutto, dall'avvertire al far vedere, intendere e comunicare, stabiliscono i percorsi più rilevanti del suo racconto pittorico. L'utilizzazione di materiali eterogenei, per certi dipinti, e l'uso di piani schematici perturbanti ed enigmatici inventano, poi, accanto ad acute e pertinenti allusioni, un complesso di situazioni che vanno dall'ironia più sottile al grottesco anche audace, dal paradosso alla raffinatezza, dall'humor all'aggressività più cruda delle immagini. Ma il magnetismo va indagato nell'infinitezza di fondo e nella logica essenziale dell'inesplicabile. La strutturazione risulta perciò vagliata e diligente e i moduli iconici non sono privi di un lieve concorso lirico unito, e perciò fluido, all'indagine precisa della connessione di aspetti e di elementi riprodotta sulla tela e al realismo di fondo, anche come tecnica pittorica, perseguito com'è tra simbolo e la surrealtà, freudianamente considerato in una sorta di mitologia psicanalitica, che tocca la realtà alle radici. Realtà, per forza, diversa e nascosta rispetto a quella fondata sui dati contingenti dell'esperienza, e diretta alla ricerca di tipici sintetismi. Una pittura in cui le immagini, ridotte entro linee semplificate e riassuntive, si dispongono nell'economia del dipinto in ampie zone spesso trattate a colore scuro per suscitare una spazialità antinaturale, che concretizza imprevedibili coincidenze di brani di paesaggio e di figure umane e di originali contatti di campi cromatici dissonanti. A queste relazioni ed associazioni di immagini Rallo affida il ruolo di suscitare atmosfere sospese ed allusive, cariche di simboliche correlazioni, per interpretare - come dicevo- il senso più profondo e meno immediato della realtà. Le linee stravolte e , a volte, poche, segnate dai rigonfiamenti a garza e gesso conferiscono perciò una fisica evidenza ad una realtà che, altrimenti, apparirebbe solo fantasiosa.

Mario Stefani

Finzione e realtà si susseguono secondo deformazioni linguistico pittoriche e un senso gotico del dolore legato al mistero della condizione umana si unisce al fascino dell'inconscio e dell'incubo. La sua ricerca lo porta spesso ad uscire quasi dal quadro, deformando e mutando lo schema tradizionale ed abituale dello stesso con risultati assai originali.

GUGLIELMO GIGLI


C'è un tempo, nel percorso creativo di Daniele Rallo, che non può non considerarsi assolutamente determinante per quella mutazione di interessi contenutistici e di peculiarità linguistiche che caratterizza gi anni sucessivi alla prima metà egli anni ottanta.
E', questo, il tempo dell'assenza dell'artista dalla cronaca d'arte; è un'assenza le motivazioni della quale vanno riferite ad una vera presa di coscienza di quelle che erano le impellennti sollecitazioni che lo portavano ad un totale rifiuto del già raccontato ed a pensare a dire in maniera esplicita gli interrogativi più pressanti di una personalità inquieta e mai sodisfatta.
In quegli anni di silenzio si erano andate sfaldando, in Daniele Rallo, le prime, giovanili convinzioni e risultavano senza peso anche opere che pure gli avevano dato notorietà e successo anche in quella Svizzera dove il lungo soggiorno forse fu il luogo dei primi ripensamenti e delle maggiori agressioni del dubbio.
Siamo, come già detto,alla fine del decennio ottanta-novanta e Daniele Rallo decide di chiuddere un discorso in pittura che aveva avuto connotazioni decisamente figurative. E' il momento, insomma,delle prime diversificate,(e spesso contradittorie) prove nelle quali il richiamo all'immagine si presenta segnato da una ancora definita aspirazione di vestire l'immagine stessa di una sua possibile capacità di essere, più che un elemento di racconto, la protagonista di un rapporto preciso con la sensibilità e la maturità intellettiva dell'artista.La stessa disposizione degli oggetti nelle nature morte, ad esempio, sembra essere non il risultato di una pura e semplice casualità ma l'inevitabile accostamento di situazioni in grado di evidenziare inediti rapporti cromatici e contenutistici.
E' prorio nelle opere della metà degli anni ottanta che si accerta il futuro della pittura di Daniele Rallo che nel soggiorno elvetico aveva maturato la sua personalità di artista teso ad approfondire la cultura figurativa ed ad analizzare con estrema curiosità la stessa per coglierne i momenti espressivi conferenti a trovare rispondenze precise dentro i vergini terreni del bisogno di dipingere.
E',insomma,in quegli anni che precedono l'ultimo decennio del secolo che Daniele Rallo s'avventura su strade di ricerca e di sperimentazione finalizzate a mettere fine alle incertezze,ai dubbi, ed ai tentativi.
Sarebbe, peraltro, assolutamente ingiusto dare a questo tempo di esperienze creative di Daniele Rallo la connotazione di un momento di non adeguata certezza espressiva o di apparente ambiguità di difficile classificazione. Rallo, infatti, anche nelle opere del tempo di cui sopra (e in tutte le tecniche usate) fa pittura di grande qualità ed il successo che ottengono le sue tele non può che essere ricondotto a questa stessa qualità materica e coloristica. E' soltanto il tipo di linguaggio, unito alle esigenze di nuovi contenuti, a rendere difficile la elaborazione di un linguaggio ancora caratterizzato da stilemi incapaci di dare all'artista la necessaria gratificazione. La stessa trasformazione del pensiero di Daniele Rallo non avviene rapidamente e senza lacerazioni. L'immagine, per lui, è indispensabile, non ne può prescindere, ma quella affrontata fino a quel tempo è stata insufficiente ad cquietare la usa voglia di raccontarla in contesti meno "banali" e maggiormkenmte coinvolgenti sul terreno del pensiero. E' prorpio allora che, partendo dal "pensiero", Daniele Rallo sconvolge tutto il suo linguaggio e ne determina il peso dei contenuti e la matrice coloristica, oltre che materica.
Si fa determinante, inoltre, la interpretazione delle immagini in chiave surrealista. Il racconto, cioè, pur prendendo atto della realtà, la riposiziona in un contesto onirico nel quale, senza dubbio, vengono introdottti i primi segnali di quello che, successivamente, sarà l'ultimo arrivo di un lungo processo di identificazione del proprio pensiero.
Sono poi gli anni novanta a farsi tempo di lunga, sofferta ricerca per dare a questo processo di identificazione connotazioni precise nei confronti sia del linguaggio che degli stessi contenuti, questi ultimi sempre più lontani da quelli del decennio precedente. La lettura delle opere di di questi anni, infatti, avviene sul terreno della diversità delle situazioni e sulla impossibilità di cogliere un preciso ductus sia narrativo che linguistico.
Il cambiamento, insomma, avveniva su una sorta di "caos" interno all'artista, un caos che anullava certezze e creava dubbi ed ipotesi di abbandono.
E' così che tra il 1990 ed il 1999 l'inoperosità di Daniele Rallo è totale. Nessuna tela è firmata e, forse, non esistono neppure abbozzi od opere non concluse. Questi nove anni sono stati riempiti, certamente,da lunghi, travagliati scontri tra lo stimolo ad operare ed il rifiuto di rimettersi in giuoco. Poi, quasi improvvisa illuminazione, la voglia di raccontarsi con il colore supera ogni remora e prende consistenza determinante il desiderio di fantasia e di dare alle cose e alle situazioni connotazioni del tutto inedite e maggiormente conferenti ad essere i veri "pensieri" dell'artista.
Due piccoli cartoncini del 1999, "MEGALITI IN BIANCO E ROSSO" e "PIANTA SUL LAGO", testimoniano che il linguaggio di Daniele Rallo è arrivato a stilemi assolutamenti nuovi ed indicativi di quello che sarà il percorso linguistico degli anni successivi. L'immagine si fa "arbitraria" soltanto nella misura in cui possa rappresentare l'idea del contenuto; la realtà viene rispettata ma le cose assumono un pulsare diverso e si rinnova la certezza che è il colore a rivelare la natura stessa delle cose.
Le tensioni, insomma, sembrano finite ed il dubbio aver perso la capacità di condizionamento del lavoro dell'artista; inizia, così, con il nuovo secolo, un percorso nuovo di totale libertà creativa e di invenzioni narrative estremamente affascinanti.
Ed in questa libertà creativa trovano spazio metafore suggestive, stupefacienti analogie ed intelligenti sottintesi: tutti termini narrativi che forniscono alle opere di Daniele Rallo la valenza di un insieme che cattura e coinvolge il fruitore.La cattura avviene attravero l'uso prezioso del colore che costringe a pensare ed ad ipotiozzare.
Sono, infatti, le "non realtà", più che le situazioni possibili, ad interessare l'artista e, conseguentemente, ad impegnare chi guarda in una non sempre facile operazione d'individuazione dell'esatto pensiero dell'autore. Và aggiunto, per altro,che la materia usata per dare sostanza e motivazioni al racconto è quasi sempre "mista" e, quindi, capace di farsi responsabile di intenzioni diverse e di finalità non omogenee anche se sempre conferenti a dare tono all'opera e certezza all'idea che ha costruito la narrazione.
Lo stesso frequente uso del cartoncino e della crta ha la sua motivazione nella possibilità di questi supporti di non condizionare l'immediatezza del trasferimento dell'idea stessa sul supporto stesso.
Questi primi anni del ventesimo secolo, in conclusione, hanno rilanciato un pittore, ridandogli motivazioni e voglia di continuare a dire di se. Ecco perchè questo primo compendio di un trentennale lavoro và considerato non un bilancio consuntivo ma la previsione di un futuro per il quale la critica degli anni più recenti ha espresso non ambigue attestazioni.

Guglielmo Gigli

Daniele Rallo è un pittore nel quale credo; un pittore che mia ha convinto appena conosciute le sue opere in occasione della mostra presso la Barrique; e mi aveva conquistato non soltanto per la sua costante volontà di esprimere le proprie aspirazioni con la pittura, soltanto con la pittura, ma anche forse sopratutto per quella intelligenza di ricerca che non è mai intellettualismo arido e velleitario, ma è sempre attenta autocritica verifica delle proprie intenzioni e dei risultati delle proprie esternazioni.
Nei miei discorsi stavo preparando un testo su una raccolta antologica dei quadri di Rallo, il quale partito da condizioni senza dubbio di tendenza figurativa che gli hanno permesso di ottenere un certo successo, sopratutto in Svizzera negli anni tra il '78 e l'82 e successi di notevole importanza che avrebbero consigliato a tutti di proseguire su quella strada; e invece no, si è trovato improvvisamente in crisi di certezze su quello che sarebbe dovuto essere il modo di dipingere; le coordinate del proprio linguaggio perché la pittura fosse davvero la traduzione di quelle che sono le sue intenzioni.
Normalmente questi dubbi i pittori li risolvono con soluzioni di comodo e quasi mai con traumi psicologici. Per Daniele Rallo non è stato così; questo suo rifiuto di usare stilemi espressivi che non riuscissero a corrispondere in maniera adatta a quello che voleva dire con un suo linguaggio è durato a lungo.
Ma Daniele Rallo ha trovato quello che gli ha permesso di potersi raccontare proprio con quelle parole , con quelle immagini che egli aveva dentro.
Questa sera qui voi avete un esempio di questa nuova espressività, di questo nuovo Rallo, un Rallo che è riuscito ad essere se stesso; ma è facile domandarsi che cosa à successo a Rallo, che cosa gli si è aperto davanti, a voler sintetizzare la risposta mi è comodo proprio raccontare che qualche giorno fa in una delle occasioni di conversazione avuta normalmente con il pittore Rallo, mi diceva che con le sue opere lui voleva lasciare degli indizi, e in Italiano indizio è naturalmente un elemento sufficiente a determinare un orientamento. In poche parole si tratta di tragitti comunicativi, come giustamente li chiama Rallo, per riuscire a dire quello che è il suo pensiero, ma alla base c'è proprio la comunicazione, quella comunicazione che per Rallo è importantissima, viscerale addirittura congenita nell'uomo.
Rallo parla addirittura di un tempo che va da Lascaut fino ai giorni d'oggi; Lascaut per chi non lo sa è una, in Borgogna, grotta scoperta cinquanta anni fa o poco più, nella quale sono stati ritrovati interventi umani di 13,15,17 mila anni prima di Cristo; e quindi l'uomo per Rallo ha sempre cercato di comunicare, di dire, di comunicare se stesso.
IL problema, per altro, quello della ricezione da parte del pubblico, ed è per questo comunque che queste opere potrebbero dare al pubblico, al fruitore, la sensazione come di non essere recepita immediatamente, che avessero bisogno ciascuna di una spiegazione; però io sono dell'oppinione che la sensazione, le emozioni che queste opere creano nell'individuo che senza dubbio sono la conseguenza di un'esplosione della fantasia, sono immagini surreali, non surrealista, nelle quali c'è tutto Rallo, alla fine finiscono per avere il peso maggiore rispetto alla stessa curiosità di leggere, e di sapere cosa vuol dire come normalmente si dice; ecco perché mi sarebbe molto scomodo cercare di parlare di ogni singola opera anche perché sarebbe assolutamente presuntuoso, anzi io vorrei che ci lasciassimo prendere da questa emozione di fronte a questa pittura.
Per il resto quasi a mia difesa voglio ricordare una frase di Jan Ruà che ci diceva non bisogna chiedere al pittore più di quello che può dare ne al critico più di quello che sa vedere.

ARCHIVIO MONOGRAFICO ARTE ITALIANA
Luglio 2010


Un'arte che crea rapporto particolare tra l'artista Rallo, i colori, i segni, il gesto creativo e l'opera.
L'artista supera ogni tradizione pittorica figurativa giungendo ad una rappresentazione informale, prima studiata, preparata con riflessione poi gestuale e ritmica. Rallo raggiunge una nuova spazialità organica che si allontana da realtà ed astrattismo.
La materia elaborata con creatività diviene metafora dell'uomo e di un universo in continua evoluzione. Segni incisivi, luci ed ombre, sfumature decise contornano le immagini di meditazioni poetiche che svelano e descrivono concetti simbolici...
Rallo con esemplari caratteristiche tecniche e coloristiche comunica e ricerca espressioni formali che affrontano varie tematiche, una figurazione ambientata da suoni, vibrazioni colori.
Un'esplosione energetica si struttura in uno spazio di costruzioni volumetriche definite da ritmi dinamici suggestivi. Una pittura istintiva costruita tra note fantasiose e mentali che rammentano la natura del mondo. I lavori di Rallo sono le versioni di uno spirito carico di sensibilità proiettato verso nuovi orizzonti, liberi e misteriosi.

OPERA DI RIFERIMENTO:

Concepimento in atto

GENTE VENETA ottobre 2010

Critico GIORGIO PILLA


Rallo Daniele- Proiezioni di visioni viste al microscopio. La scienza che dona idee agli Artisti per realizzare suggestive campiture pittoriche.

Recensione del critico GIORGIO PILLA

Dicembre 2010: Un Pittore in cammino alla ricerca dell'invisibile.

Entro nello studio di Daniele Rallo e come per incanto, il mondo si agita e si colora; dai quadri appesi alle pareti composite elaborazioni, qui pacate cromie, altrove scattanti spunti coloristici mi si fanno incontro con, penso io, il segreto intento di parlarmi del loro Autore.
Nel studio/laboratorio le tele, vecchie e nuove, si accalcano in una babele di linguaggi, di storie, compiute ed in divenire. Da tutte emana un profumo di vita vissuta, di spasimi creativi, di progetti futuri, aleggia nell'aria un sentore di idee pronte a trasformarsi in opere d'arte che ci parleranno di emozioni, stati d'animo illusioni e paure che ogni uomo racchiude nel proprio animo.
Rallo è pittore nel profondo dell'esere, sente l'Arte come liberazione spirituale, compendio esistenziale, cerniera tra la materia che ci costituisce e la spiritualità che ci permea, la soluzione ideale e perfetta della componente irrazionale del nostro EGO che guida tutte le nostre azioni e reazioni.
E Daniele Rallo rappresenta ad hoc la summa di tutto ciò, portando questa sua sostanza nelle opere che realizza dandoci l'esatta sensazione di trovarci al confronto di un Pittore cche, sin dai lontani inizi artistici, ha sempre sentito la necessità di amalgamere spirito e materia al fine di ottenere un prodotto denso delle umane sofferenze, quanto alimentato da spinte esistenziali talvolta sfiorate da attimi felici bastanti, tuttavia, ad illuminare il passo successivo della via che tutti noi dobbiamo percorrere.
Artista sincero, ma anche raffinato esploratore di scritture dai differenti apparati visivi, Rallo da vita, negli ormai lontani anni '70, a dipinti dai forti contenuti cromatici declinando preferibilmente paesaggi che offrono, ad una attenta analisi, prodromi di un linguaggio surrealista che lo vedrà interprete più avanti di letture maggiormente appassionanti in questo senso. Nel frattempo, proprio nel 1970, allestisce a Roma, in divisa e stellette, una personale che sarà molto aprezzata.
Lo ritroviamo nella Confederazione Elvetica, dove rimarrà dal '78 all'82, alle prese con una cifra espressiva in continua evoluzione in bilico tra figurativismo metafisico ed un inizio di linguaggio post-informale dai forti accenti coloristici che palesano strutture propense a prediligere un pensiero surreale ove l'idea viene sezionata in amebiche composizioni pregne di indagini introspettive, viaggi nelle misteriose terre dell'inconscio, raffigurazioni lucidamente visionarie, proiezioni oniriche di stati d'animo, condensati nel corso della diurna realtà e liberati nella nebulosa vita notturna dalla psiche dell'Artista, ispirazioni filosofiche captate dai Maestri dell'ignoto: Nietzsche e Freud e da un genio del surrealismo come Max Ernst.
Sin qui troviamo un Rallo che si rivolge ai grandi del passato quali Muse ispiratrici ma, ben presto, la sua intelligenza lo porterà ad affrancarsi da qualsiasi stilema già esplorato per divenire autonomo padrone di se stesso. La sua pittura si fa proiezione unicamente dei propri sentimenti, delle sue interiori inquietudini e, soprattutto, di una spasmodica sete di novità da scoprire a mezzo di ulteriori, continue ricerche formali e cromatiche.
Forse proprio da qui nascono alcune delle opere più interessanti degli anni a seguire, opere che cavalcano indifferentemente la via dell'astrattismo, quanto di una corrente pittorica molto aderente ad una dialettica assai vicina alle nuove avanguardie. Tra questi ultimi lavori possiamo ammirare declinazioni che mostrano lunghe fasce ( tessili ? ) che fluttuano su oscurati fondali, riconoscibili quali scorci paesaggistici di incantata memoria, formando nodi dalle indiscutibili morbidezze. Cosa avrà voluto raccontarci Rallo con questi dipinti ? Un intreccio tra l'essere umano e le immancabili difficoltà che la Vita ci propone giorno per giorno, oppure l'interazione tra la solidità della materia e la leggerezza del sogno che tutti noi inseguiamo da sempre ? Credo sia qui inutile cercare di capire a fondo il signoificato di un gesto detta dalla fantasia psichica dell'Autore che, aprendo una porticina sui propri pensieri pensava, semplicemente, di proporci un quesito lasciando ad ognuno di noi la libertà di risolverlo. Mi piace, comunque, di queste tele ammirare la razionale compostezza strutturale ( a volte parzialmente materica ), ricca di una calligrafia dalle perfette cadenze, ed il corroborante sostegno cromatico, splendidamente coagulate da Rallo con il consueto equilibrio formale.
Quando si affida ad una declinazione di stampo aniconico, il segno si illanguidisce, scivolando dolcemente nel mare del colore, lasciando ampi spazi animati da velature cromatiche ora veleggianti in un cosmo remoto, altrove creanti immaginari sipari di un misterioso palcoscenico che si apre alla Vita, su cui appare talvolta, sciolta nell'aere la lettera 2A2. Dobbiamo pensare, allora, ad un enigmatico nascere di un nuovo Ordine precostituito oppure, quantomeno, scoprire come in quella lettera, che rimane pur sempre l'inizio balbettante del nostro divenire essere pensanti, l'Artista veda l'aggancio ad un passato di semplicità grammaticale capace di opporsi alla straripante forza di una nuova dirompente alfabetizzazione informatica che porterà fatalmente, l'Uomo sulla strada della selezione genetica? Fole di un Artista fantasioso (ma intelligente !)e di un critico che nella pittura cercano di andare oltre la mera costruzione visiva per immergersi nel "brodo primitivo" della psiche umana alla disperata ricerca di una ragione logica la quale, nell'Arte, non manca mai di regalarci sorprendenti apparizioni qualitative.
Qualche volta sembra che Daniele Rallo si faccia trasportare dalla necessità di raziocinare il proprio pensiero dando vita a più solide rappresentazioni pittoricche volgendosi ad un linguaggio simbolista con il quale trasformare un Ego straripante in ermetiche composizioni che lasciano lo spettatore stupefatto da una tecnica oggi insolita e profondamente intrigato nel cercare di interpretare riferimenti ambigui e misteriosi, composti di elementi esoterici, avvolti in atmosfere vacue e silenziose, illuminati da luce alliena che schiarisce freddamente totem arcaici ricchi di un "non sense" che l'artista sembra divertirsi a proporci quali punti di riferimento dediti all'animazione di un quotidiano astruso e ripetitivo oppure, più cripticamente, raccontarci storie mai esistite che potrebbero contenere verità mai palesate.
Negli ultimi tempi la sete di ricerca, di cui all'inizio, lo ha portato ad affondare i pennelli tra le radici stesse della Vita, traendone visioni che appaiono quali lembi originari di materia organica vista al microscopio, studio sulla genesi dell'Esistenza immagini affascinanti sostenute da titolazioni che l'Artista a sentito di dover evidenziare proprio per rafforzare questa sua idea di introspezione e che recitano: "Aggregazioni molecolari3- Macro embrione grafico- Fecondazione in corso-" le quali mostrano come l'Arte possa, perfino, permettersi di interferire nel sacro contesto del percorso evolutivo dell'Uomo. Questo facendo, Rallo usa raffinatezze grafiche e cromatiche di grande impatto visivo, rendendosi conto che il suo narrare in pittura nel caso specifico necessita di una attenzione particolarmente accurata, essendo estranea alla usuale declinazione descrivente un bel paesaggio o un diligente interno d'ambiente, richezze esteriori non paragonabili all'intensità richiesta nel visitare l'essenza della nascita del genere umano.
Sento di dover chiudere questo mio perigrinare tra i mondi di Daniele Rallo ricordando, con commozione, il suo omaggio ad un comune amico scomparso, un componimento in cui pittura e poesia rivivono coese mostrando sulla tela, in ordine sparso, le lettere che formano il nome del Sodale in Arte, lanciate come nell'etere della memoria a formare un canto di nostalgico ricordo che risuona, tuttavia, quale accento di condivisa felicità per la comune appartenenza tra adepti destinati a raccontare al mondo storie di affascinanti percorsi immortali.