Filippo Staniscia: Appropriazioni uguale specchio del presente
Testo Critico - Gabriele Romeo - storico, critico d'arte, Venezia
Filippo Staniscia espone all'interno delle sue "APPROPRIAZIONI", un particolare genere artistico, revival artistici e soggetti prelevati da opere altrui, per frullarle, mischiarle, sovrapporle, le une con le altre. Ma quale è la necessità che spinge l'artista a misurarsi in un dialogo a "monologo" con i maestri del passato quali: Modigliani, De Chirico, Picasso, e via discorrendo? Forse, può essere "l'esigenza" di ri-cercare il dialogo, di creare condizioni umane "nuove" che possano restituire "immagini del passato" filtrandole in una "semplice purezza". Non è un caso, a mio avviso, che Staniscia riesca a far confluire le campiture dei suoi soggetti, della sua scacchiera magica, per mezzo di soluzioni modulari, mai ripetitive, nelle quali si celano i "tratti caratteristici", gli "utopistici ritratti" nei quali la collettività si identifica. La produzione stanisciana, medita attentamente, ma con prudenza, a tracciare un discorso narrativo di tipo biografico, indagando il mistero dello "specchio", smitizzando l'idea dell'icona di tipo wharoliana. Piuttosto è coerente ad un messaggio di filtro dell'immagine contemporanea, vuole "istruire" con la mente e per mezzo di "figure ambigue" alla necessità di vedere oltre ciò che siamo e siamo stati. La sua storia dell'arte i suoi maestri, nelle sue opere diventano interpreti o, meglio, parti "attoriali": così per mezzo di una recitazione con atti sempre variegati, l'artista sviluppa un linguaggio metateatrale con il quale riusciamo ad entrare all'interno della sua enunciazione narrativa. L'arte digitale, impiegata dallo stesso e strumento mediatico per elezione, diventa infine, anche, un interessante strumento educativo per aiutarci a comprendere le differenti "compromissioni stilistiche" che ogni suo elaborato comunica.
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