Gli angeli di Giocampo si librano sulla città, ma il loro spazio è altrove, il loro cielo è una diversa luce, lo stato di cose è separato e distante. La città si protende in altezze di guglie e cuspidi e minareti, in slanci di asciutte geometrie, nell’ordine reiterato di minuscole finestre e nicchie. Ma quello umano è un cosmo piccolo, dimezzato, sovrastato, soprattutto deserto. Sembra, si potrebbe azzardare, un cosmo all’alba del giorno del giudizio, quando i tempi hanno esaurito il loro corso, quando la realtà si fa silenzio, e tutto è fermo, profondo come il blu di mistero e perfezione che domina più del pallido sole, sospeso e quieto come quel volo d’angeli che viene ad abitare il mondo.

di Francesco Giulio Farachi
Critico d’Arte

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