CACCAMO E IL SUO CASTELLO ( Palermo )

IL CASTELLO DI CACCAMO X LE FOTO SU GIGARTE

Una lunga storia è legata al Castello di Caccamo che riassumo e voglio farvela conoscere. Si pensa che
risalga nel periodo dei Sicani. ; un famoso storico Agostino Ingeves detto “ Lo storico di alermo “ aveva affermato che il castello era opera di un gruppo di Cartaginesi rifuggiatisi nel monte S. alogero dopo la sconfitta di Imera.

Del maniero si hanno notizie nel periodo normanno di Ruggero II. Nel 1094 Caccamo eletta a aronia fu ceduta ai cugini Goffredo e Adelasia Sageyo.Nel 1150 il castello con il passaggio ai Bonello. Egli facendo osservare le nuove leggi fatte dal Gran Cancelliere Majone di Bari, provocò delle insurrezioni da pare del popolo caccamese.

Il 10 novembre 1160 Bonello, tese un agguato a Majone uccidendolo mentre i baroni imprigionavano il Re.
Il popolo spaventato andò in soccorso al Re e lo liberò riportandolo al potere. Guglielmo I giurò endetta. Bonello fu assalito e rinchiuso al palazzo dove fu torturato sino alla morte.Il castello tornò a essere possedimento reale finchè alla morte di Guglielmo I la vedova Margherita di Navarra cedette la baronia a un signore francese Giovanni Lavardino.

Egli si dimostrò un uomo prepotente che portò inevitabilmente a una sommossa popolare , il ignore si rifugiò nel castello ma poco dopo si arrese e venne espulso e Caccamo fu allora dichiarata città demaniale con delibera del Parlamento riunito a Messina.Nel 1203 il castello appartenne un nobile genovese Paolo Cicala. , ma questi morì senza eredi e allora Federico II concesse Caccamo all’Arcivescovo di Palermo Bennardo del Castagno.

Nel 1267 diventò signore di Caccamo Fulcone Podio Riccardi, figlio del Vicario di Carlo D’Angiò.Con l’avvento degli Aragonesi, Caccamo fu assegnata alla famigli Chiaramonte con cui comincia un periodo di splendore. , i Chiaramonte fortificarono ancora di più il castello permettendogli di respingere nel 1302 un attacco angioino.

Ma come tutte le grandi dominazioni anche questa finì. La famiglia Chiaramonte in contrasto con i Catalani venne perseguitata e definitivamente distrutta il 1 giugno 1392 con la decapitazione dell’ultimo erede Andrea davanti il palazzo Steri. Alla morte di Giacomo De Prades Caccamo venne portata in dote da sua figlia al conte di Modica Bernardo Cabrera che ingrandì il castello dotandolo di fortificazioni in grado di reggere ad altre insurrezioni popolari.Nel 1480 Federico Henriquez ricevette in dote dalla figlia del Cabrera la contea e la sua famiglia restò signore di Caccamo fino al 1646.

LA DESCRIZIONE DEL CASTELLO

Varcato il cancello d’ingresso ci si ritrova in una larga scalinata accompagnata sulla destra da un muraglione merlato da cui è possibile ammirare il paese e sulla sinistra dal prospetto del castello, alla fine del quale si trova un altro cancello in ferro battuto del 600 da cui fronte si può ammirare un bellissimo prospetto chiara montano appoggiato sulla roccia viva.

Varcato il secondo cancello ci troviamo in un romanticissimo cortile detto della “ cavallerizza “ da cui a sinistra si accede ai locali delle scuderie e alla sala Prades, al piano superiore, trasformata in teatro nell’800. A destra del cancello ci si immette in un percorso che affianca un edificio che serviva come corpo di guardia e che attraversa un passaggio formato da due archi, quello superiore è di origine chiaramontana , quello inferiore del 1600.

Varcato il passaggio ci ritroviamo in un terrazzino merlato dove è possibile ammirare tutta la vallata, affiancato da una parte dalla cappella e dall’altra dall’ingresso alle scalinate delle prigioni. Di fronte la merlatura possiamo ammirare una cisterna d’acqua che era la base dell’ormai perduta torre maestra , così alta che era possibile osservare anche il castello di Vicari.

Continuando il percorso si arriva ad un atrio che in passato era accessibile grazie ad un ponte levatoio, qui troviamo delle incisioni che descrivono alcuni momenti storici del castello, come quella subito sulla destra; Una lapide ricorda un ritrovamento di alcune giare miracolose che tradotta diceva:

“ L’olio nascosto nell’anno 1673 in queste anfore a due manici per volere del principe Don Antonio. Quanto più invecchia tanto più diventa efficace a curare le persone che si segnano con esso con doppio segno di croce”

Di queste giare ritrovate da Don Antonio Amato oggi ne è rimasta solo una. In un’altra piccola lapide troviamo incisa questa frase: “ Nel tempo fortunato tutti godevano dell’amicizia. Quando la fornitura finisce non si troverà più nessuno amico” Frase che si può quasi certamente collegare alla tragica storia di Matteo Bonello.

Dall’atrio si accede da una parte. Tramite una scalinata, ai locali che una volta erano destinati alla servitù e alla conservazione delle derrate alimentari e dall’altra ad un grande cortile dove un tempo avvenivano le adunate in periodo bellico; è in questo cortile che troviamo l’ingresso principale alla zona residenziale.

Per entrare nella zona residenziale bisogna superare un portale formato da un portone di legno delimitato da due colonne di pietra ai lati e in alto dallo stemma degli Amato e da una scritta in onore di Don Antonio Amato che dice:

“ Questo castello dinnanzi al quale un tempo i francesi impallidiscono, che poi l’irrefrenabili voracità del tempo aveva quasi consumato, Don Antonio Amato principe di Galati, duca di Asti, signore di Caccamo e soldato di Alcantara per la sua generosità d’animo, restaurò dove era cadente, dove era aperto lo chiuse, dove era distrutto lo risollevò, dove era incompleto lo ampliò ponendovi intorno delle fortificazioni”

Varcato il portone ci troviamo nella sala “della congiura”, chiamata così perché fu qui che Matteo Bonello e i baroni siciliani progettarono la rivolta; questa sala divide la zona residenziale in due ali: da una parte troviamo il salotto o “sala del camino” dove da notare una finestra in stile arabo; la camera da letto con annesso il bagno, dalla quale è possibile accedere, tramite un’altra camera in pietra viva, a un terrazzo dove si gode il più bel panorama del castello, con la possibilità di vedere tutta la vallata del fiume San Leonardo, il lago artificiale Rosamarina, Capo Zafferano, monte Cane e anche la rocca di Vicari.

Tornando ancora nella sala della congiura, andiamo a visitare l’altra ala del castello dove troviamo la sala da pranzo, le sale dette ” foresteria “ e un’altra stanza da letto e cappella per gli ospiti, attrezzata con una botola che serviva per i personaggi scomodi i quali venivano gettati dentro, precipitando su delle lame che ne sancivano la fine.

Tutto il prezioso arredamento di queste sale, costituito da mobili antichissimi, affreschi e pitture quando la Regione Siciliana divenne proprietaria del castello purtroppo non esisteva più e non possiamo ammirarlo.

Si conclude qui il percorso guidato del maniero più grande della Sicilia, spauracchio di tanti eserciti che, giunti ai suoi piedi, hanno tentato invano di penetrarvi; grazie alla sua autonomia era provvisto di ben sette cisterne d’aqua, un mulino, forni e botteghe per la costruzioni delle armi. Non è stato mai espugnato.

UNA BELLA ESPERIENZA CHE L'ARTISTA MICHELE MONTALTO HA VOLUTO RIPROORRE AGLI ARTISTI ED AMICI DELL'ARTE

IL CASTELLO DI CACCAMO
Dpo aver dato la tela al compratore mi disse che che l'aveva fatta incorniciare e invitatomi a vederla l'ho fotografata.

CACCAMO (PA) E IL SUO CASTELLO (paesaggio)

di:Michele Montalto

Olio su juta (53x52 cm)

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19/03/2014 - L'artista avendo visitato il maniero di Caccamo è rimasto stupito della sua bellezza e della sua antica storia che dopo aver fatto delle foto da lontano, nella sua pittura ha voluto aggiungere in primo piano delle ficodindia, risaltanto l'amore che ha per la storia della sua Sicilia. Olio su juta.