Critiche

Patrizia Pianini:il valore della contraddizione
Sperimentazione e ricerca: sono queste le parole-chiave della produzione di Patrizia Pianini un’artista continuamente alla ricerca di soluzioni tecniche ed estetiche capaci di interpretare nel modo più autentico il suo più intimo sentire.
Partendo dall’idea che solo ciò che ha profonda rispondenza con le proprie emozioni e le proprie sensazioni possa esprimere in maniera piena ed autentica le istanze di un’arte che non vuole limitarsi a mera esteriorità, ma vuole comunicare con l’io più profondo del fruitore dell’opera, la pittrice manipola i più diversi materiali, li assembla in maniera inconsueta, usa foglie, radici, cortecce d’alberi, terra, creta come materia viva, capace di infondere all’opera un’anima universale.
Sulle tele sbocciano, così, paesaggi quasi lunari, a cui la sperimentazione di pigmenti, smalti, forme che re-interpretano la realtà conferendole una vita nuova, ma non per questo meno reale di quella che possiamo osservare nella realtà che ci circonda, dà senso e spessore.
Le scelte monocromatiche, la riduzione del tutto ad un unico particolare, il minimalismo cercato ed esibito non di rado accostato o alternato ad una lettura neo-barocca con curve e volute sinuose, quasi lingue di fuoco colte e fermate nel momento del guizzo vitale, trasformano ogni tela un interessante laboratorio creativo in cui la Pianini trasferisce non solo e non tanto la propria arte, quanto la propria più autentica identità.
E’ infatti proprio la volontà di essere autentica, al di là dei mascheramenti che la coscienza crea alla propria nudità, ciò che accomuna la Pianini artista e la Pianini innamorata ed attenta fruitrice di una natura il più possibile libera ed incontaminata. La libertà, concepita come costante di una vita vissuta in armonia con le leggi universali, la passione, intesa come pathos, come capacità di un rapporto empatico con ciò che ci circonda, la fatica, vista come necessario corollario di una quotidiana conquista della propria dignità sono le cifre distintive di un’arte che considera ogni tappa un punto di partenza piuttosto che un punto di arrivo.
La dis-continuità degli stili e della produzione, l’alternanza tra momenti espressivi tesi alla valorizzazione di un’interpretazione classica dell’espressione artistica ed altri interessati a rompere o rinnegare ogni rapporto con il figurativo ed a cercare di mettere sulla tela non l’oggetto ma ciò che si nasconde dietro di esso, quel senso primevo che si riallaccia agli archetipi primari della vita, sono, dunque, non il frutto di un’incongruenza stilistica ma l’espressione di una volontà di esprimere pienamente la contraddittorietà e la ricchezza polivalente di una vita che non può né vuole essere inquadrata ma considera l’autenticità il primo, vero grande valore.

Prof.ssa Maria Pina Cirillo