DALLA PRESENTAZIONE TELEVISIVA DELLA MOSTRA PERSONALE AL CIRCOLO CULTURALE "G. FANTONI LUNIGIANA"
LA SPEZIA 5/2 - 17/2
Mentre mi avvio al centro culturale "G. Fantoni Lunigiana" per filmare l'opera di Romano Delsoldato, penso a com'è ora la sua pittura. Sono anni infatti, che non vedo i quadri del pittore spezzino fin dai tempi che dirigevo, con Franco Levi, la galleria "La Sprugola". Gli addetti al settore artistico e i simpatizzanti dell'arte sanno di che cosa tratto.
Delsoldato è un impressionista ed è difficile cambiare, cercare quelle nuove vie che sono il Cubismo, l'Astrattismo, l'Informale, l'arte Pop ecc. Insomma quei sacri legami dell'arte del mondo moderno prima, e ora contemporanei.
La città è piuttosto silente oggi, martedi 15 febbraio in piazza Brin, ed una causa di ciò è lo sciopero dei mezzi pubblici, anche se qui passano soltanto gli autobus che provengono da Pegazzano e da Rebocco e quindi se c'è rumore, c'è, ma trattenuto.
In piazza Brin la bella fontana, pare pavoneggiarsi e la chiesa domina sulla piazza tetragona, nella sua romanità.
Entro al Fantoni e mi vengono incontro le opere di Delsoldato e il pittore stesso. E' come pensavo: Romano Delsoldato è e rimarrà, a mio parere impressionista. Un impressionismo procace, plastico, dominato dai colori che contrastando, creano quelle ombre che rendono più volumetrica l'opera. Questo comportamento cromatico è di vitale importanza nei dipinti di Romano, anche se non assoluto.
La scoperta della luce per gli impressionisti fu importante come per il Brunelleschi la scoperta della prospettiva. Chi poteva supporre in quel lontano tempo umanistico, che in una pochezza lineare formativa erano gli estremi di una rivoluzione artistica che soggiogò letteralmente pittori e scienziati.
Qui in Delsoldato, lo spessore cromatico è marchiato dal colore che dà forma che trascende la realtà, che acquista dolcezza e bellezza per gli effetti luministici cui Delsoldato si abbandona.Il colore tende più alle terre ma l'impasto è comunque multiforme, la lettura è immediata anche se non facile. Del resto la difficoltà di recepire una forma che spii e scovi la realtà che appare come non è, è la stessa difficoltà che si impadronì di critici famosi come Robert Gordon e Andrev Forge davanti al "Le Dèjeuner sur l'erbe" di Claude Monet; forse perchè il primo dipinto eseguito dal maestro sul tema, era frammentario, mentre la seconda opera del 1866 anche se in formato più piccolo, contiene quella grandiosità propria del nuovo che sa eccitare e sa anche stupire.
Un'ardita messa in scena cromatica impressionista dunque, che ritroviamo in Delsoldato nei suoi alberi, nella sua terra, nelle acque, nei rivi, nelle cose, elementi che determinano freschi paesaggi, che si consolidano nelle sfumature proprie della luce, quasi immobili nella loro ricercata essenza del profondo che stimola l'osservatore, che allena occhio e mente alle variabilità cromatiche che celano sempre un quid di misterioso.
Sincero amico della vera realtà dunque, forse interpretata dalla fantasia e da una sua creatività, Delsoldato dipinge episodi di vedute e vita "en plain air" tanto amate dagli impressionisti e per noi attenti lettori assai affascinanti.
Flobert, a proposito del romanticismo, si era lasciato andare ad una definizione come mera natura e mero sogno; qui in Delsoldato la natura e i sogni romantici si fondono con una lieve prevalenza del primo. La vera irrealtà è sogno, quello stesso che anima i dipinti di Chagall e del simbolismo in generale. Delsoldato è più tetragono nei riguardi del suo vero. La natura ispira e il pittore ne respira gli aliti che interpretati in forme e colori danno così luogo alle sue vedute, ai suoi fiori e alle sue nature morte, contrassegnato il tutto con quella che è stata ed è tuttora la saggezza del trattato impressionista.
Ad onore del vero, comunque, non è detto che Delsoldato sia proprio impressionista. L'impressionismo è francese non c'è dubbio. E' fiorito nel 1870 quando l'Italia dichiarava o stava per dichiarare la propria indipendenza, ma prima dell'impressionismo in Italia nasceva la pittura macchiaiola. La pittura della campagna, anch'essa "en pain air". G. Fattori primo fra tutti, Segantini, Silvestro Lega, una pittura questa nostrana nata sotto i migliori auspici per far sorridere, far stare lieti. Per fare un esempio di date, quando De Tivori scoprì a Parigi nel 1855 la pittura di Barbizon, Renoir aveva 14 anni. Il primo gruppo macchiaiolo era più vecchio di 10 anni di quello impressionista. Ecco perchè non si può dire che Delsoldato non si sia rifatto a questa pittura.. Dal sud francese, da Aix-en-Provence di Cesanne, dalla provenza, dalla Bretania al centro dell'Italia dunque in quella Maremma contadina accarezzata dal sole, piena di vita di suoni e di canti. In questa bellissima nostra Toscana ricca d'umori sereni dell'umile lavoro della terra, delle sconfinate praterie.
I quadri di Romano Delsoldato ritraggono dal vero questa terra di nobili tradizioni e il colore affonda nei luoghi il suo piglio terroso. La visione è meno ampia, meno dilatata nello spazio di quella macchiaiola quindi più costretta dai primi piani più affollati di natura, mentre l'uomo figura assai poco, al contrario della pittura di macchia dove la figura era quasi sempre presente. "il salto delle pecore" del Fattori e "La visita" di Silvestro Lega ci insegnano.
A monte di tutto ciò, Delsoldato con i suoi colori a volte accesi a volte smorzati, esprime l'intimo essenziale di questo mondo; e sebbene il linguaggio non sia nuovo, quale linguaggio è ora nuovo, da Derain in poi tutto è ripetitivo.
Il lavoro di Delsoldato non è certamente visitato dalla noia, da una sequenza disaccattivante dei valori umani. Questi quadri di Delsoldato con i suoi colori cupi di ombre e di rasserenanti solazioni, innescono delicati trapassi cromatici, individuano una sensibilità di osservazione e una natura divinica poetizzazione. Non c'è intenzione metafisica, c'è un'individualizzazione di purezza formale con la quale il misterioso della natura, effonde il suo tessuto cromatico.
Ecco ancora, allora, un lieto vibrare d'atmosfere, che tende a risolversi in concetto luminoso che rivela nel suo substrato un quid emotivo che si bilancia tra orizzonti e non in assoluta libertà che si estende nella sua esemplare semplicità.
Semplice, ma di una sottile eleganza, l'opera di Delsoldato che stà con un concetto di lirica poesia nel lirismo della traduzione più esemplare. La sua opera, dà esempio di un valido rapporto tra mano e mente che riescono a trascrivere sulla tela umori suggestivi della natura con l'abile invenzione di un uso mai distaccato del colore, che vivifica ombre, luci fiori, foglie, alberi, erbe che assumono certezze naturali attraverso la sensibilità coloristica che vi emerge.
E' strano, ma la pittura di macchia oppure d'impressione, arriva allo sconcerto, sembrerebbe quasi che l'artista che la propone come gia fu per Monet, volesse anche dipingere l'aria, più che creare atmosfera.
La forma comunque riesce a fondersi con gli elementi che la compongono, leggi disegno, leggi ombre, leggi luci e altra inventiva paesaggistica con quell'indefinito non finito che sa accarezzare poi la sua bellezza.
Esco dal Fantoni, e mi immergo nuovamente nella città, ritrovo ovviamente piazza Brin, ritrovo il suo parco e la sua bella fontana. E' una splendida giornata di metà febbraio e c'è nell'aria gia un quid di primavera. Vorrei soffermarmi un pò sui miei pensieri, su uno specialmente che bussa continuamente per dirmi che il tempo vola; Piazza Brin è qui a dirmi che tutto è come tanti anni fa, ma è bugiarda; osservo intorno la gente che va e che viene e sorrido, soltanto ieri io e voi eravamo dei bambini.
prof. Franco Ortis
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