VINCENZA FAVA ( critico d'arte)

I quadri della Marchionni sono il risultato di una ricerca interiore, di un viaggio all’interno della mente e delle emozioni sensibili.
Che cosa sarebbero l’uomo e la donna, se non riuscissero a porsi domande, a mettere in dubbio le futili e quotidiane certezze acquisite? Non potrebbero nemmeno crearsi un giardino, una siepe o un muro per poter guardare oltre e trovare una risposta trascendentale alla condizione dell’esistere.
Stefania Marchionni, come artista e come donna, si pone continuamente in discussione, riflette sulla società e sulla vita contemporanea, sempre gettando uno sguardo in alto, verso un’imprevedibile divinità. L’imponderabile e l’inconoscibile attraggono l’artista, la quale, attraverso le sue opere pittoriche, scruta il proprio comportamento e l’attitudine altrui per trovare una risposta ad una inquietudine che assume metaforicamente la forma di volti, per la maggior parte femminili. Di qui, esseri umani chiusi nel proprio ego, annegati in un fondo nero, tenebroso e luminoso ad un tempo; egoismo ed ipocrisia trascinano la mente e l’animo umano in un vortice inconsapevole che ottenebra la visione di un amore e di un sentimento emotivo possibile.
Passioni ed affetti si materializzano in ali d’angelo, metafora dell’amore divino che accomuna tutti gli uomini, incatenati alla realtà misera dell’odio percepito come amore capovolto.
Eppure, anche i sentimenti negativi restano pur sempre sostanza di cui nutrirsi, non cadono nel silenzio dell’indifferenza e della disperazione, ci donano una speranza, una possibilità di riscatto e soprattutto di libertà.
Stefania Marchionni è un’artista emancipata, una femminista “sui generis” quando pone la donna a origine dell’esistenza. Il femminino nei suoi quadri balza subito agli occhi dell’osservatore attento.
I giganteschi e sensuali, volti femminili, rispetto a quelli maschili, ci suggeriscono una predominanza dei sensi muliebri; la donna avverte, così come l’artista stessa, sensazioni variegate e sfumature impercettibili alla maggior parte degli uomini.
Stefania Marchionni è profondamente immersa dentro i suoi quadri, tanto da poter considerare quest’ultimi una summa autobiografica cui far riferimento, per approfondire e dare spiegazioni alla propria esperienza terrena.
L’artista non disdegna la Natura, anzi la amalgama, attraverso un uso sapiente dei colori, allo spirito e alla mente umana. Di qui, il suo innato meta-psicologismo, i suoi tentativi di analizzare i comportamenti umani per poter poi approdare sensibilmente, e non razionalmente, alla soglia di un Oltre mistico.
L’apparente contraddizione di ragione e sentimento, si risolve nel momento in cui le opere dell’artista riescono a donarci la sensazione di un Uno primigenio che fluisce e scioglie le catene dei più terreni, ma necessari, sentimenti umani.
Basti osservare uno dei suoi ultimi lavori “La Mano di Dio”, un’opera nata dall’osservazione della gigantesca nebulosa, immortalata qualche tempo fa dal telescopio orbitante Chandra. La nube di gas, lontana 150 anni luce, sembra una grande mano rivolta verso l’infinito.
Tuttavia, la Marchionni ha saputo ritrarre, partendo dalla Mano di Dio, un grande volto, simile al volto di Cristo.
Un Cristo desolato, con la corona di spine in testa; il Figlio di Dio guarda malinconicamente il nostro mondo. Malinconia e tristezza che fanno parte di un progetto artistico ed umano singolare, ma comune ad ogni raffinato tentativo di sublimare l’esistenza umana attraverso la poesia dei colori.
Natura e scienza, misticismo e ragione, vanno di pari passo nel lungo percorso esistenziale, sembrano suggerirci i quadri dell’artista, che approda quasi sempre ad una soluzione interiore, ad un senso di piacevole leggerezza mistica, dopo essere passata attraverso l’inquietudine rigenerante dell’essere.

OPERA DI RIFERIMENTO:

La mano di Dio