Solitudine

Acrilico, Tela, 2018

Solitudine è una dichiarazione, una paura, un enigma: è la dichiarazione di aver vissuto, sognato e descritto una realtà, una sensazione; è la paura di essere fagocitati da questo modo di sentire e di sentirsi che forse nella sola descrizione pittorica può trovare un antidoto, o almeno cercarlo; è l'enigma di una visione del tutto comune e al contempo inquietante.
In bilico tra l'immediatezza stilistica del fumetto e la glaciale immobilità da scena hopperiana, l'opera riesce nell'intento di turbare l'osservatore: la composizione semplice, affidata ad un unico punto di fuga centrale, risulta distorta dai profili dei palazzi che sembrano chiudersi sopra la figura umana che appare immobile, ma al contempo come inghiottita nel vortice di questa gola che finirà per strozzarsi strangolandola tra l'asfalto, i palazzi, i lampioni. Una figura umana che è un'ombra scura e indefinita, forse l'ombra stessa dell'autore o, magari, la nostra: il vortice della solitudine esce dal quadro attraendo irresistibilmente anche chi lo guarda.

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