RACCONTO: "AMORI INCOMPRESI"

2018

RACCONTO:

          

                                “AMORI INCOMPRESI”

 

 

Il racconto di Roberto Zaoner, intitolato "Amori Incompresi", narra la storia vissuta dal fratello sulla fine del suo matrimonio. Il racconto esprime profonde emozioni e riflessioni sull'amore, la mancanza di comprensione reciproca e i rimpianti legati alla perdita dell'amore coniugale. Descrive il dolore e la tristezza di un uomo che guarda indietro al passato, rimpiangendo di non aver ascoltato e compreso appieno la sua compagna. Le parole del racconto trasmettono il senso di perdita, di rimorso e di desiderio di poter tornare indietro per ricominciare e correggere gli errori commessi. La narrazione si focalizza sulle emozioni contrastanti dell'autore, che si sente sconfitto, tormentato dai ricordi felici del passato e dalla consapevolezza di aver perso per sempre qualcosa di prezioso. Il racconto si conclude con una nota di tristezza e rimpianto, sottolineando la mancanza di comprensione reciproca e la fine di un amore che un tempo era intenso e gioioso.

 

 

TESTO:

 

 

(tratto da una storia realmente vissuta da mio fratello, sulla fine del suo matrimonio)

 

  


Me ne andrò voltandomi, e lascio il mio passato dietro me. E i miei occhi ti seguono mentre vai ormai per la tua strada. Guarderò al futuro, se è questo che vuoi. Indossi una giacchetta rubiconda e pietruzze l’adornano in pendant col corindone color rubino della tua leggera blusa, e due orecchini con pendagli completano il tuo aspetto altero e sguardo ritroso. Ti allontani da me e quel tuo vestitino sbiadisce ai miei stanchi occhi e tormentati pensieri d’averti perduta. Adesso si fa fioco il mio sguardo smarrito e mi appare di un colore smorto quella tua giacchetta come berillo di morganite.

Ripenso a quello che ho fatto, alle frasi che ho detto e a tutto quello che non ho ascoltato di te. Si disperdono nell'aria tutte le cose che abbiamo e bruciano al fuoco di un’esistenza perduta, di un amore finito, insieme a questi ricordi che ho di te. Me ne vado con le gambe tremanti e mi sento bruciare nell’anima. Giro l’angolo di questo enorme palazzo color melanzana, con la morte nel cuore. E arsi silenzi tutt’intorno a me. Rivedo le frasi che ho detto, i tuoi momenti di pianto. Non hai saputo aspettare. Non ti ho saputo capire. Sento le tue parole che non so più cancellare. Le tue sofferenze e i tuoi pianti di quando eri in pena per me. I ricordi li rivivo e vorrei ricominciare tutto com’era, con le tue risate che mi stringevano a te. Stavo male. Me ne stavo andando da tutto e da tutti, e momenti duri e inaccettabili bagnavano di lacrime le tue disperazioni di vedermi com’ero. E io ti amavo com’eri. E vedermi in quello stato mi amavi di più, e tutto intorno a noi si muoveva in un vortice di amorevole tenerezza. Amore tormentato da una fragile esistenza e penosa sofferenza. Nessuno può darti quello che ti ho dato io. Non potrai mai realizzare tutto ciò che abbiamo creato insieme. I nostri amati figli sono i frutti di un amore inespugnabile allora, distrutto adesso che non hai che parole amare per me e che mi feriscono e scuotono di dolore il cuor mio. E ho perso per sempre il mio spirito che vagheggiava una vita insieme a te e ai nostri pargoletti.
Adesso non mi resta che guardarti mentre incurante della mia presenza te ne torni per la tua strada, ed io con lo sguardo perso nel vuoto e col viso rivolto verso il basso vado via. Sconfitto, faccio fatica ad accorgermi dei bagliori di questo asfalto di strada che restituisce i luccichii dei raggi del sole e colpiscono i miei occhi lucidi di lacrime, ormai perduti in ricordi che non mi lasceranno più. Ma son lacrime che non si vedono. Io: maestro di sentimenti e di tormenti ben celati. Le tangibili emozioni so ben dissimularle. Tacciono le mie palpitazioni, le mie sofferenze, i miei tormenti e le mie gioie, i miei travagli e le mie lietezze, le mie inquietudini e le mie gaiezze, le mie angosce e i miei giubili, le mie ansie e i miei tripudi. Benché sofferente in egual modo nel fisico, so ben nascondermi dietro a una maschera d’argilla. Non si vede il mio volto, ma la mia anima è viva e sincera. Celo la mia espressione, ma dietro al mio volto c’è un cuore che batte forte e brama la vita e arde come il fuoco che smorto non è. È vivo come quello di un giovane che ama l’amore, e che la sua donna avrebbe voluto accanto a sé, per sempre. Vado incontro al mio incerto destino, che non mi riserva alcunché, se non un triste e inconsistente presente. E mi nutrirò del mio futuro, che sarà perso nella solitudine insieme al mio spirito copioso di afflizione e pianto. Triste la mia sorte con le nostre colpe vissute insieme. Non hai saputo aspettare. Non ti ho saputo ascoltare. Sparirò, ma tutto mi ricorda di te. Ti avevo dato un futuro, un sicuro lavoro. Ma tu non hai voluto accettare questa nostra invisa lontananza, e pensavi ai nostri bimbi che non potevano raggiungerti. E non potevi accontentarti di un angelo che pensava a tutto per te, e ti confortava. Non ti bastava e hai cominciato a odiarmi. Non capivi che io dovevo accettare una realtà amara e drammatica, ma che avrebbe però portato i suoi frutti. Non hai saputo aspettare. Non ti ho saputo capire. Ed io sopportavo per il bene della nostra famiglia. E non ho saputo immaginare che ti avrei perduta per sempre. 
Cerco le tue risate che mi stringevano a te. E tu mi amavi. Venivo spesso a trovarti coi nostri figlioli. Nei pressi del tuo luogo di lavoro vi era una campagna a noi cara. Sdraiati e incuranti sull’erba ancora umida di neve sciolta sotto i raggi di un timido sole di primavera, che risvegliava la natura con tutta la sua energia, ci guardavamo con intensità e tristemente volgevamo lo sguardo altrove, consapevoli che quella incantevole giornata sarebbe finita e tutto sarebbe tornato come prima: tu lontana da me. L’aria appena umida emanava un inconfondibile e gradevole odore di terra campestre, e quel dolce effluvio di odorosi glicini color lilla mi teneva stretto a te. I tuoi sguardi rispecchiavano la tua anima pura come gigli lanceolati. Noi due a ridere felici e il tuo viso rifulgente di gioia. Abbracciati ai nostri figlioletti a fare festa e a inventarci giochi infantili per divertirli. E loro due a correre lungo i campi, ridendo a gran gioiosa voce, e giornate che io scolpivo nella mia mente, per immortalarne i magici momenti vissuti insieme. E quei meli che ci guardavano a invitarci per raccoglierne i frutti. Giorni felici e spensierati, turbati dal soccombere di una realtà spietata che ci ricordava come tutto ciò che è bello ha una breve fine. E quei giorni li porto nel mio cuore. Non hai saputo aspettare che saremmo tornati a vivere insieme. Non ti ho saputo ascoltare e immaginare che ti avrei persa per sempre. Sento le tue parole che non so più cancellare. I ricordi che rivivo non so lasciarli andare.

 

 

 

Roberto Zaoner
(mattino del 12/03/2018)

 

Informazioni generali

  • Categoria: Poesia
  • Eseguita il: 12 marzo 2018

Informazioni sulla vendita

  • Disponibile: no

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  • Archiviata il: 30/04/2024

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