LA NATURA È MORTA

olio, tela, 2015

Disponibile

LA NATURA È MORTA
Mi è stato perché mai io avessi dato questo titolo all’opera. In fondo sulla tela non era rappresentato nessun albero senza foglie, nessuna frutta e via discorrendo. L’osservazione sarebbe stata corretta, se io avessi voluto rappresentare la “morte”, la putrefazione di qualche elemento naturale. Ma non è così. Quello che rappresento nell’opera ha ben altro significato. La donna pietrificata, riversa sul pavimento è l’incarnazione della Dea Madre (Madre Natura), quindi a morire è la stessa femminilità. Soccombe la femminilità in questa nuova Babilonia, rappresentata sulla tela dallo scorcio del paesaggio, ispirato al manifesto del film METROPOLIS di F. LANG (che adoro). Muore sotto i colpi dell’automatismo, dell’omologazione del pensiero e della parola. Omologazione che rende gli esseri simili. Li priva di sentimenti e di bellezza. Le donne raffigurate hanno rincorso un prototipo di bellezza costruita, artificiale. Sembrano automi uscite dalle mani di ROTWANG, l’inventore – mago del film. Bambole imbellettate non svolgono alcun ruolo sociale importante, se non quello di soddisfare il piacere degli uomini: sono donne-tappezzeria.
Con quest’opera continua il mio viaggio introspettivo e solitario nel mondo della comunicazione contemporanea. Il viaggio comincia nel 2010 e comincia in versi. Con la poesia “AMORE AL PETROLIO” affronto il tema dell’omologazione fisica femminile. Riporto i versi:
AMORE AL PETROLIO



Mi hai lasciato
per una donna di plastica
ha una bocca di plastica
un seno di plastica.
Mi domando: proverà
mai piacere
nel suo involucro al silicone?

Petrolio petrolio petrolio
brucia brucia brucia
brucia ancora
il mio amore per te
grido grido grido
ancora il tuo nome
butto a terra il bicchiere
mezzo vuoto, ma
è di plastica
non fa rumore
il vento lo trascina via...

Un cielo di cellophane
lacrime al benzene
catene catene catene
fonemi fonemi fonemi
desemantizzati
fanno solo rumore
disarticolati.

Voglio scappare
da questo mondo malato
automatizzato
soffoco nella morsa
di semantemi seriali.

Ma tu sei felice
in questa illusione infernale?
Nelle tue vene scorre acetone
raccogli fiori all'etilene
all'uomo regali il tuo veleno.
Voglio andare via
io parlo un linguaggio antico
in te non mi riconosco
sorella mia

Omologazione che diventa ossessione, fino a rasentare la psicopatologia quando si arriva a voler cambiare le fattezze del proprio viso, per assomigliare ad un’altra, rinnegando il suo essere donna, le sue sembianze. È una donna fragile, schiava di messaggi subliminali che propongono un certo tipo di bellezza. Un tipo di bellezza che deturpa e non esalta la femminilità. Una bellezza omologata. Per raggiungere questo obiettivo, si sottopone ad interventi chirurgici estremi., rinnegando il suo essere donna, le sue sembianze. Viene da chiedersi: dov’è la libertà in tutto questo? Le lotte, le marce delle donne per chiedere ad alta voce pari dignità. Dove sono finiti quegli ideali? Dal panorama che si presenta ai nostri occhi, oggi, sembra che tutto sia stato inutile: la donna è ancora oggetto, ma, al contrario di ieri, è un’oggettivazione consapevole, quasi voluta. Non si accorge, in realtà, di essere manipolata, di essere diventata un automa.
L’argomento mi catturava molto, così decisi di svilupparlo attraverso opere che abbracciavano le varie espressioni delle arti figurative. Si va dalla pittura alla scultura, alla fotografia. L’ideale di bellezza rincorso viene rappresentato dalla Valentina di Crepax.

Informazioni generali

  • Categoria: Pittura

  • Eseguita il: ottobre 2015

Informazioni tecniche

  • Misure: 150 cm x 100 cm x 2 cm
  • Tecnica: olio
  • Stile: figurativo astratto
  • Supporto: tela

Informazioni sulla vendita

  • Disponibile: si

Informazioni Gigarte.com

  • Codice GA: GA120862
  • Archiviata il: 18/08/2017

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