RECENSIONE CRITICA

RECENSIONE CRITICA CLAUDIO RICCI 2013
L'arte non presenta confini, ne di spazio ne di tempo, e nell'opera di Valerio Doddi l'arte si "libera da ogni schema" e risponde solo alla più intime e innate esistenze di ricerca delle "atmosfere creative" migliori, dentro noi stessi.
Le opere "manifestano" una continua alternanza, quasi senza tregua, di tecniche e stili artistici che, però, si intagliano nella modernità di figure e icone rese note dalla comunicazione multimediale.
Tutti, anche i "grandi autori classici", sono stati, nel loro tempo, moderni e, quindi, l'opera di Valerio Doddi, che si confronta con la modernità, va accolta con incoraggiamenti soprattutto perché l'arte, sempre e comunque, fa emergere "creatività e riserve interiori" utili a noi tutti, in cammino verso la ricerca della nostra sensibilità verso gli altri.
La cultura é sensibilità, la cultura é capacità di condividere atmosfere emozionali con gli altri e Valerio Doddi "innesca" tale condivisione dimostrando "ampie riserve interiori" che, siamo certi, sapranno essere "canalizzate e maturate" in un "normale e al tempo stesso sempre straordinario" cammino artistico.

Claudio Ricci
Sindaco di Assisi
Presidente Siti Italiani
Patrimonio Mondiale UNESCO


VALERIO DODDI: Venezia, li, 24 giugno 2013

CRATERE DEL PRESENTE

La produzione artistica di Valerio Doddi si inscrive in un interessante connubio tra la pittura di tipo
tradizionale ed un nuovo modo di volersi rivolgere ad un vasto pubblico per mezzo di un linguaggio
espressivo di tipo tatuatico.
Alcune opere come La creazione, Il filo di Arianna, Gli elementi del destino, Linea di confine,
possiedono una forte sintesi calligrafica che li porta ad una concezione reale di uno spazio che
percuote la materia. Le opere pittoriche di Doddi sono, infatti, trattate come la pelle umana. Ogni
supporto pittorico ha la propria epidermide e in quanto supporto fisico prelevato dal mondo reale, è
soggetto all’usura del tempo.
L’immagine o l’icona di stampo doddiano, assumo per certi versi interessanti formulazioni neo-pop,
basti pensare al ritratto di Giuseppe Garibaldi per il suo 150º anniversario dell’Unità d’Italia; Sofia
Loren, con un geometrismo nello sfondo di tipo d’oraziano, The Factory (2012) con un pittura materica
propria della Street Art e con un dripping sovrapposto tra le immagini che compaiono nello sfondo.
Infatti, se per certi versi la pittura di Valerio Doddi si divide in figurativa ed astratta è anche vero, che in
essa, convivono degli elementi che sono prima di tutto “tatuatici”. Le tecniche pittoriche impiegate
dall’artista sono miste.
Ma la pittura ed il contatto dell’artista con le Arti visive che vanno oltre il tatuaggio, rappresentano una
via alternativa alla codificazione di un ricercato linguaggio compromesso tra “informale” e “bodyartico”.
I media impiegati dall'artista sono sempre diversi e servono per segnare la "postura" delle corde
sparse, seguendo revival burriani, aggiungendo in essi "modalità esecutive" pluridimensionali.
La dimensione del campo visivo in Valerio Doddi, infatti, non è omogenea ed appare, in realtà, come
un prolungamento dello spazio attivo nel quale si sviluppano i contenuti della sua poetica.
Innanzitutto, alcune considerazioni su di alcune caratteristiche proprie del "tatuaggio" sono basilari,
per comprenderne la poetica dell'artista.
L'immagine e le multiple figure impiegate dall'artista non sono mai costanti, questo si verifica per
proporci una sorte di trasposizione indiretta dell'immagine. Per esempio, il tatuatore utilizza prima di
eseguire un tatuaggio un album con le immagini, dopo aver fatto vedere le tipologie di "figure" da
tatuare, procede alla realizzazione imprimendola con gli aghi.
Cosa accade nel procedimento pittorico utilizzato da Doddi?
Succede che ogni "forma immagine" diviene sindone, trasfigurazione di un procedimento generativo
nella quale le scale cromatiche vengono a sovrapporsi, mentre, si immettono figure trascendentali
appartenute alla storia presente, passata. Formulando così, un corposo abbecedario nel quale
rintracciare le "figurine" del nostro presente e della nostra civiltà.
In altre opere, sopratutto sulle astratte (come Aria, Passion of love)si verifica invece che le immagini
presentate siano generate da un "getto emotivo", da un "action painting" fluido e craterico.
La matericità dei supporti implica che l'artista crei una "condizione atmosferica"nel quale immettere
l'enunciatore o meglio il fruitore che ne esplora le opere.
L'astrazione de codificazione di altri simboli, viene "tribalizzata" per per far si che il suo linguaggio
pittorico venga riconosciuto al pubblico che lo osserva. Per questo motivo le campiture nere, hanno la
funzione di mettere in risalto l'oggetto dall'intera composizione, quasi creando delle "silhouette
contemporanee.
Ed infine la narrazione di storie del passato, tratte dalla città di Assisi, (nella quale lui stesso opera)
testimoniano anche la presenza di S. Francesco. Ne è una testimonianza l'opera dal titolo Francesco
e il lupo, nella quale l'artista riesce a sintetizzarne e a renderne propria la "lettura interpretativa",
creando quasi un cliché riduttivo del colore a pennellate à plat di stampo giottesco.
In conclusione, l'artista riesce ad esplorare l'universo emotivo sinestetico, mettendo a confronto
diverse esperienze cognitive (principalmente tattili),che gli consentono di approdare alla formulazione
di reportage emozionale che parla della "cultura dei popoli" in rapporto all'immagine presente di noi
stessi.
Dr. Gabriele Romeo - storico e critico d’arte