L’oblio del Genocidio dei Nativi Americani: oltre 55 milioni di morti. Articolo di Raffaella Milandri
Negli ultimi eventi di guerra abbiamo sentito spesso parlare di “genocidio”. Chiariamone la definizione e, soprattutto, chiediamoci perché l’Olocausto Indigeno delle Americhe non sia menzionato nella
Articolo di Raffaella Milandri. Pubblicato su L'Antidiplomatico il 10 aprile 2024
Ilconteggio dei morti
Sonodecenni che il mondo accademico si interroga sulla stima reale di quello che siacostato in vite umane l’arrivo degli Europei nelle Americhe e l’impatto successivodella dominazione. Le recenti conclusioni dei ricercatori dell’UniversityCollege London, guidati da Alexander Koch, sono state pubblicate su variarticoli accademici e in una intervista al Business Insider: “Tra il 1492 e il 1600, il 90% dellepopolazioni indigene nelle Americhe è morto. Ciò significa che circa 55 milioni di persone sono morte acausa di guerre, violenza e di agenti patogeni mai visti prima, come vaiolo,morbillo e influenza”.
Aquesta stima vanno aggiunti i Nativi morti trail 1600 e il 1900, quindi già in “regime” di convivenza e di dominazionedegli Europei e dei nuovi Stati da essi creati, e qui la valutazione di varistudiosi oscilla da poche centinaia dimigliaia a decine di milioni di morti. Cito qui una frase del 1775 del capoCherokee Tsi' yu-gunsini o Dragging Canoe: “Intere nazioni indiane si sonosciolte come palle di neve al sole davanti all'avanzata dell'uomo bianco. Hannolasciato solo il nome del nostro popolo (…). Verrà proclamata l'estinzionedell'intera razza”.
Nella seconda metà dell’Ottocento alcune fazioni delCongresso statunitense sostennero un vero e proprio sterminio fisico dei popolinativi; gli “amici” degli indiani, come Pratt della Carlisle Industrial School,sostennero un genocidio soprattutto culturale. Carl Schurz, un ex commissarioper gli Affari Indiani, concluse che i popoli nativi avessero “questa severaalternativa: sterminio o civilizzazione”. Henry Pancoast, un avvocato diFiladelfia, sostenne una politica simile nel 1882. Affermò: “Dobbiamomacellarli o civilizzarli, e quello che decidiamo di fare, dobbiamo farlorapidamente”. L’opera di civilizzazione contemplava, in effetti, una azionedecisa per far loro dimenticare cultura, linguaggio e origini e farli diventare“bianchi”.
Concentriamociora sugli Stati Uniti. Il professor DavidMichael Smith della University of Houston, che riporta glistudi, tra gli altri, di RussellThornton e David Stannard, sottolinea come anche dal 1900 in poi le morti nonnaturali non si siano fermate. “Le morti di Nativiche si sono verificate negli Stati Uniti dal1900 in poi, a causa dell'eredità del colonialismo e del razzismoistituzionalizzato contemporaneo devono essere conteggiate. Il numero totale dimorti indigene è stato causato da guerre, repressioni e violenze razziste, maanche dalle dure condizioni economiche e sanitarie. La scarsità di informazionistatistiche sulle nascite, i decessi e la mortalità degli Indigeni per granparte del ventesimo secolo rende impossibile stimare con precisione il numerototale di morti in eccesso. Una stima di almeno200.000 decessi totali attribuibili all'eredità del colonialismo e delrazzismo istituzionalizzato dal 1900 in poi è molto prudente”.
Peralzare realisticamente le cifre è sufficiente pensare alla sterilizzazione forzata delle donne native americane, terminata(speriamo) alla fine degli anni Settanta, di cui vi parlerò in un prossimoarticolo. Oppure alle scuoleresidenziali indiane, terminate alla fine degli anni Novanta, di cui vi ho raccontatoin un articolo precedente. Tutti strumenti di morte creati negli Stati Unitidove, peraltro, si è iniziato già agli albori con le coperte infette di vaioloe la famosa “acqua di fuoco”.
Ladomanda è: perché la parola genocidio non viene automaticamente associata aiNativi Americani? La risposta è semplice. Come molti media evitanoaccuratamente di divulgare informazioni sulle condizioni passate e presenti deiNativi Americani, a maggior ragione non si parla di genocidio, che stona terribilmentecon la “terra della libertà”. Approfitto per ringraziare L’Antidiplomatico peravermi dato lo spazio di questa rubrica per parlare di tematiche tantoscottanti quanto evidenti.
Il concetto di genocidio
La UN Genocide Convention è un trattatointernazionale che mette al bando il genocidio e obbliga gli Stati parte aimplementare l'applicazione di tale divieto. Ecco il contenuto dell’Articolo IIdella Convenzione delle Nazioni Unite per la Prevenzione e la Punizione delCrimini di Genocidio, 1948.
«Nella presente Convenzione, per genocidio si intende uno dei seguentiatti commessi con l'intento di distruggere, in tutto o in parte, un grupponazionale, etnico, razziale o religioso, in quanto tale:
a) Uccidere i membri del gruppo;
b) causare gravidanni fisici o mentali a membri del gruppo;
c) infliggeredeliberatamente al gruppo condizioni di vita tali da provocarne la distruzionefisica, totale o parziale;
d) Imporre misure volte a impedire lenascite all'interno del gruppo;
e) trasferire con la forza bambini delgruppo a un altro gruppo».
Per approfondire: https://www.un.org/en/genocideprevention/genocide-convention.shtml
E’ interessante notare che questa Convenzione fu adottatadall’United Nations Center for Human Rights nel 1948, ma fu approvata negliStati Uniti solo nel 1988 da Ronald Reagan.
L’accusa di genocidio non sarebbe quindi un pianto romanticodi liberali e buonisti. Si adatta perfettamente alla situazione dei NativiAmericani.
Attualmente la Convenzione contro i Genocidi è stata siglatada 153 stati (ultimo lo Zambia nel 2022) sui 193 totali membri dell’Onu.
Il Papa e il genocidio
Come abbiamo visto in uno degli articoli precedenti, il Papasi è recato alla fine di luglio 2022 inCanada, per porgere le scuse alle comunità indigene sullo scempio delle scuoleresidenziali indiane, organizzato dallo Stato, al quale la Chiesa Cattolica hapreso parte. Brittany Hobson, del CanadianExpress, ha chiesto al Papa in conferenza stampa durante il volo aereo diritorno:
«“Lei sa che la Commissione canadese per la verità e lariconciliazione (TRC) ha descritto il sistema delle scuole residenziali comegenocidio culturale, e questa espressione è stata corretta semplicemente ingenocidio. Le persone che in questa scorsa settimana hanno ascoltato le Sueparole di scusa hanno lamentato il fatto che non sia stato usato il terminegenocidio. Lei userebbe questo termine e riconoscerebbe che membri della Chiesahanno partecipato a questo genocidio?”.
Papa Francesco: “È vero, non ho usato la parola perché nonmi è venuta in mente, ma ho descritto il genocidio e ho chiesto scusa, perdonoper questo lavoro che è stato genocida. Per esempio, ho condannato pure questo:togliere i bambini, cambiare la cultura, cambiare la mente, cambiare letradizioni, cambiare una razza, diciamo così, tutta una cultura. Sì, è unaparola tecnica – genocidio – ma io non l’ho usata perché non mi è venuta inmente. Ma ho descritto che era vero, sì, era un genocidio, sì, sì, tranquilla.Tu dì che io ho detto che sì, è stato un genocidio. Thank you”».
E PapaFrancesco si è dimostrato di parola, quando il giorno dopo usciva il comunicatodi Vatican News: “Papa Francesco: Èstato un genocidio contro le popolazioni indigene”.
BIOGRAFIA DI RAFFAELLA MILANDRI
Scrittrice e giornalista,Raffaella Milandri, attivista per i diritti umani dei Popoli Indigeni, èesperta studiosa dei Nativi Americani e laureata in Antropologia. È membroonorario della Four Winds Cherokee Tribe in Louisiana e della tribù Crow inMontana. Ha pubblicato oltre dieci libri, tutti sui Nativi Americani e suiPopoli Indigeni, con particolare attenzione ai diritti umani, in un contestosia storico che contemporaneo. Si occupa della divulgazione della cultura eletteratura nativa americana in Italia e attualmente si sta dedicando alla curae traduzione di opere di autori nativi.
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