Vincenzo Iacobelli

pittore

Formazione

Non risale a molto tempo fa la mia conoscenza di Vincenzo Iacobelli.
Cortese e dispotico, eclettico, arguto e scettico, a tratti schivo: questa fu la mia prima impressione. Successivamente ho potuto sondare l'acume e l'ironia di una persona perbene. Era, il suo, un periodo più o meno lungo di letargia artistica e di una scarsa, direi, vitalità in genere, tuttavia sempre sorretta da una imprescindibile cocciutaggine rara e motivata. Ricorrente il ricordo delle tante discettazioni che, puntualmente, definivano i limiti organizzativi e culturali di un contesto socio-politico sorretto da un ordito contraddittorio, aggrovigliato, spesso, cagion del nin fare. Ancor oggi mi chiedo se tutto questo fosse una giustificazione apparente di un approccio etico che, probabilmente, affondava radici in ben altre considerazioni. Ma tant'è! Per poi finire a trattar d'arte, di pittura, ovviamente, e interrogarsi se avesse ancora senso, in un contesto di avanguardie, un figurativo impressionista, macchiaiolo, surrealista, dadaista …, una definizione dell'immagine quanto più aderente alla realtà e, quindi, il realismo/iperrealismo, al netto di una diatriba formalista – a volte feroce – sull'asetticità interpretativa della realtà stessa.
Nei dipinti di Vincenzo certamente traspare la consapevolezza di una acquisita tecnica pittorica, di una maestria nella resa del dettaglio, di cromatismi tonali frutto di una continua ricerca del colore. Sicché, le sue nature silenti sono avvolte da una luce tutta mediterranea, solare, calda che stupisce e coinvolge l'osservatore. La delicatezza dei toni, la resa realistica e la fissità delle forme caratterizzano i suoi lavori in cui si assapora la sua piena maturità artistica. Senza tema di smentita, posso affermare che la pittura di Vincenzo trova una piena definizione del realismo estremo: le velature sanguigne della melagrana e della ciliegia, la buccia spessa e rugosa del limone e le caduche foglie del loto contribuiscono a enfatizzare quel tono “domestico” di molte sue rappresentazioni. La luce partecipa alla creazione di uno spazio entro il quale si raffigurano il soggetto e i ricchi vasi che lo contengono. I riflessi della rappresentazione realizzano una atmosfera di luminosa chiarezza che evidenzia tutta la naturalezza del dipinto. Una figurazione accurata, dunque, che fa pensare ad una volontaria scelta – anche simbolica – dei soggetti rappresentati e che disvela i debiti del realismo e dell'iperrealismo italiano in una chiave interpretativa interiorizzata ulteriormente ribadita dall'atmosfera di quella luce che accarezza i toni terrosi dei colori e rende ancora più brillante le velature tonali che impreziosiscono le sue opere.
Antonio Capuano