La memoria, le radici, l’attesa, la forma indefinitivamente mobile: questi i colori della tavolozza di Salvatore D’imperio. Ogni sua opera contiene un appello: darsi il coraggio necessario per accogliere ciò che la terra ci restituisce, in forma confusa, se ci poniamo all’ascolto. Ogni sua opera contiene un invito: lasciarsi sedurre dal gioco dell’immaginazione cosmopoietica, dando forma originale alle figure che affiorano dalla terra come scritte sulla sabbia che le onde del mare hanno confuso, senza però riuscire a cancellare del tutto. Ogni sua opera contiene una rivelazione: solo chi si pone all’ascolto sperimenta l’alchimia della creazione artistica, per la quale l’opera nasce nell’incontro chiasmatico e quasi carnale con lo spettatore-demiurgo, al quale si consegna frammentata, portatrice di una semantica ontologica che attende una voce che la racconti daccapo in una storia assolutamente originale.
(G. Osci)