Antonio Della Rocca

pittore

Antonio Della Rocca è sempre stato predisposto, allo scrivere e al dipingere.

Attualmente,insieme a qualche realizzazione e agli spunti teorici della'pittura organica' e dell''arte sinestetica globale' , crea ritratti, per lo più femminili, su carta con matita o carboncino, composizioni, sempre su carta, miste in cui si alternano e confondono olio tempera papiers decoupes (Matisse,ma anche dada e Leger) e anche pastelli ad olio, calligrafie zen e figure (si potrebbe affermare 'geometriche'in senso post-costruttivista) sempre zen,ed alcuni dipinti ad olio, tra un certo Braque e una certa Stepanova,sempre rivisitata e trasfigurata.

Eterogenei i titoli, da 'vista dal ponte Mirebeau' (dedicato ad alcuni versi di Apollinaire), a 'notturno', a 'luci a Saint-German-de Charonne', a 'sull'arabesque n.2 di Debussy' a 'nudo in attesa del tram' etc. come si nota,a colpo d'occhio, capovolgendo le sue tele..

Penna o carta da incollare non fa alcuna differenza, alla fine. Questo è colui che,a volte,si fa chiamare Anton Cordelo Alcia,che ora dipinge e ora scrive,anche se in genere predilige il Segno Essenziale e la comunicazione senza parole.

Formazione

Antonio della Rocca nasce il 21-3-67,all'inizio di primavera,nello stesso giorno di J.S.Bach, a Tagliacozzo (Aq) - ' e là da Tagliacozzo, dove sanz'arme vinse il vecchio Alardò - (Dante - canto 28° Inferno,versi 17-18. Commedia ).

Da sempre scrive (a partire da cinque anni, quando - a suo dire - aveva uno 'splendido paio di baffi bianchi'), sia in campo narrativo,- gli hanno pubblicato a vent'anni la raccolta poetica dal titolo Reversibilità ;- sia in campo teatrale,dove ha operato riduzioni dalla Beatrice Cenci di Artaud e l'Arden di Shakespeare (oltre ad altri testi,non messi in scena,tra cui 'Il Risveglio di Narada', vicino al Siddhartha di Herman Hesse e ai primi testi apocrifi buddhisti,insieme a varie recensioni, apparse su riviste specializzate, risalenti al periodo universitario). Poco più tarda è una sua collaborazione a cooperativa cinematografica,con vari documentari,tra cui uno sui 'Poeti romantici a Roma' (Shelley,Byron e Keats),di cui ha curato la sceneggiatura e il testo poetico di narrazione.

Naturalmente, oltre a scrivere, Antonio della Rocca dipinge anche, ed ha numerose opere all'attivo, realizzate con le tecniche più disparate: dal carboncino alla tempera,dall'olio al collage,fino all'utilizzo di "res derelicta" di uso quotidiano,come la carta da giornale o i frammenti d'une chaise en bois. I materiali,a suo modo di vedere,servono per comunicare,in modo non dissimile a quello per cui una penna serve a scrivere: in modo duttile vanno piegati all'ispirazione e al soggetto del momento,e poco importa se essi siano di qualità nobile o scadente,ricchi come risonanze klimtiane oppure talmente desueti da non essere mai stati pensati,e tantomeno utilizzati, in precedenza.

Attualmente sta lavorando alla cd. 'pittura organica' (così definita per l'utilizzo, oltre al materiale inanimato consuetola carta,la tela,l'olio etc... di quello, appunto, organico e vivente come l'urina, i petali dei fiori, i vari tipi di deiezione , la fourrure di una vulva). Oltre a quella, in gran parte teorizzata e solo raramente esperita nel prodotto finito, per ora chiamata 'arte sinestetica globale' o fusione delle diverse Arti.