Carmen Gravagna

pittrice

In fondo alla miniera più segreta,
all’interno del frutto più distante,
nel vibrare della nota più discreta,
nella conchiglia più ritorta e risonante,
nello strato più denso di pittura
nella vena che nel corpo più ci sonda,
nella parola che dica più dolcezza,
nella radice che più scende, più nasconde,
nel silenzio più fondo della pausa
in cui la vita si è fatta eternità,
nel silenzio più fondo della pausa
in cui la vita si è fatta eternità,
cerco la tua mano, decifro la causa
di non credere e volere, infine, intimità.

José Saramago

Carmen...Troppo in tutto...x tutto....

" couleurs flux de les anéantir, et ensuite augmenter à nouveau en pigment pur"fluire nei colori annientandomi in essi, per poi risorgere come pigmento puro"

Bio

Carmen Gravagna.
Nasce a Catania il 31/07/1972 da padre catanese e madre ennese. Ha iniziato a studiare nel campo artistico all’età di 14 anni, conseguendo il Diploma di Maturità con il massimo dei voti all’Istituto Statale d’Arte di Catania dove ha partecipato a diverse esposizioni e concorsi di carattere nazionale conseguendo numerosi premi e attestati. Durante gli anni della formazione artistica frequenta la scuola del Maestro Nino Mustica e da lui apprende e si nutre del sentimento poetico ed emozionale del colore. Negli anni tra il 2000n e il 2006 frequenta ed espone a Neuchatel in Svizzera. Dal 2007 al 2010 vive e lavora presso il suo Atelier a Catania.
L’artista unisce nel suo percorso pittura, poesia, musica e comunicazione, elementi per lei imprescindibili e sempre in evoluzione, e come coriandoli mimetici li filtra nel suo operato quotidiano. Un universo armonico di suoni dove il colore diventa un mezzo che invia influssi nell’anima e li proietta dando vita alla forma e alla figura.
Spesso la poesia attraversa il colore e le forme, la comunicazione visiva, pertanto, diventa un mix di immagini e parole sussurrate.
Il giornalista Leonardo Lodato ha scritto: Il vino del solitario è quello che scorre nell'inchiostro di Carmen. E' il vino di Baudelaire, dei suoi decrepiti ma fieri cenciaiuoli, degli assassini, degli amanti che, come due cherubini, salpano per l'aereo cammino. La sua pittura è poesia e viceversa. E' un continuo scambio di informazioni vitali, è un continuo susseguirsi di lampi di parole, di getti di colore. Ogni pennellata è il colpo d'ala di un angelo che spazza via il seme della vita. E' la nemesi del maudit, il manifesto ribelle di una personalità che vive ai margini della nostra società e che, pur tuttavia, la frequenta con la bulimia del bene e del male.
Carmen, nel suo cammino artistico, compie un'immersione profonda nelle viscere degli abissi più oscuri della nostra anima. Respira una miscela capace di assicurarle la giusta lucidità quando la tela è bianca immacolata e urla il bisogno di conoscere il proprio destino. Il suo sangue è un 'trimix' di sensazioni e i suoi nervi sono tesi e compatti. E' squalo e delfino al tempo stesso, preda e predatore, vittima e carnefice. La sua arma sono le parole. Le culla come figli e, come una Medea moderna, fa sì che, volontariamente, le sfuggano di mano per lasciare che si uccidano da sole, che si smaterializzino, che trascinino boia e ghigliottinato nel più profondo dei mari. Il pennello è il corallo che le si spezza tra le dita, è il richiamo della sirena, è Eros e Thanathos in un continuo gioco di rimandi.
Carmen vive due vite, forse qualcuna in più. Vive la vita di donna e di bambina, di madre e di figlia, di moglie e di amante, di donna e di uomo. Di angelo. Perché soltanto chi può aprire le ali come una manta e solcare l'oceano dell'empia pochezza della nostra vita, può permettersi di giocare con il verbo, con il colore, con la luce. Con la vita.





“Il colore è luce che riflette
Archetipiche e fluide le linee incise
quando tracciano un ponte fra percezioni sensoriale e idea
Vivere in Arte è…
Fluire nei colori annientandomi in essi,
per poi risorgere come pigmento puro”

Formazione