Edmond Dhrami

pittore

BIOGRAFIA
-1963 Edmond Dhrami nasce il 16 settembre Elbasan (Albania).
-1976 A Fieri, la città in Albania dove ha vissuto, inizia a frequentare i primi corsi dI pittura.
-1978-82 Studia e si diploma in pittura al Liceo Artistico di Tirana.
-1983 Lavora come pittore in un azienda del comune a Fieri. Partecipa in questi anni nelle diverse mostre locali e nazionali in Albania.
-1992 La prima mostra personale allo Spazio Espositivo presso il Museo Nazionale di Tirana.
-1993 La sucessiva personale allo stesso Spazio Espositivo presso il Museo Nazionale a Tirana. I quadri esposti si caratterizzano d'un aspetto simbolista.
-1993 La prima esperienza al estero, Grecia, dove continua la professione del pittore.
-1994 Si transferisce in Italia.
-1995 Si trova a Palermo dove prosegue la sua atività. Lavora sulle nature morte e ritratti, comissionati dalle gallerie e i privati.
-1997 La prima mostra personale a Palermo nel Foto Club “Conca d'Oro”.
-2000 La collettiva, con tre dipinti all'esposizione di “Rassegna Nazionale del Premio Efebo” nel Castelvetrano di Sicilia. Inizia per Edmond, una fase nuova della sostituzione dell'uso dei pennelli con le spatole costruiti da lui, cercando una pittura più raffinata. Per la prima volta presenta le sue tele in uno stile tra il neoimpressionismo e il concettuale,
-2000 Allestisce la personale sul tema “naturalista” alla Galleria di Villa Niscemi a Palermo.
-2000 La personale a Ganci di Sicilia.
-2001 La collettiva allo Stand Florio di Palermo. Applica le nuove forme delle sue spatole, le quale vengono usate come timbri in una serie di quadri chiamati “reflex”.
-2003 Si trasferisce a Veroli, Frosinone (Lazio). Lo stesso anno ha allestito la personale nello Spazio d'Esposizione del Pro Loco a Veroli.
-2003 Abbandona sempre di più il figurativo e adotta l'astratto e il concettuale. Realizza i primi lavori nei grandi dimensioni. Prosegue nell'informale.
-2003-07. Frequenta l'Accademia delle Belle Arti a Roma, presso la cattedra di Gianfranco Notargiacomo, e si diploma in pittura.
-2004 partecipa con 6 opere all'esposizione insieme con altri 3 artisti nella Galleria Interculturale a Roma.
-2004 La personale alla Galleria “La Catena” a Veroli (Fr). Nascono nuove e grosse spatole, che si trasformano sulla tela in altre forme infinite.
-2005 La collettiva, curata da Gianfranco Notargiacomo, presso “Studio 05”a Roma, dove espone un quadro di grande dimensione del titolo “Caos nella quiete”.
-2006 La prima personale di “pittura e installazione” a Roma allo Studio d'Arte “Caronte”. Usanza del colore è sempre più carico e materico. Porta avanti la ricerca sulla materia, sostituendo le tele con le reti, creando una situazione, la quale permette di trasformare la pittura in una nuova struttura plastica.
-2007 La collettiva allo spazio presso l'Accademia di Belle Arti a Roma.
-2008 vive e lavora a La Spezia.
-2008 La personale alla Galleria “A&A” di La Spezia.
-2008 Ha allestito la personale alla Galleria d'Arte di Fieri, (Albania).
-2008 La mostra personale alla Galleria “Ibrahim Kodra” a Tirana.
-2009 Insegna privatamente disegno e pittura presso suo studio in via Scalinata Quintino Sella, 5 a La Spezia.
-2010, Al Museo Storico Nazionale di Tirana (spazio d'esposizione), allestisce la sua mostra con titolo “Le tramature di luce” con testo di Giovanna Dalla Chiesa e Marco Fioramanti.
-2011 La collettiva con due opere nella Galleria “Brandi” a La Spezia.

Formazione

BIOGRAFIA di Edmond Dhrami

Edmond Dhrami è nato il 16 settembre 1963 in Albania, dove ha vissuto fino all'anno 1993.
-1976 a Fieri, nella sua città in Albania, inizia a frequentare i corsi della pittura.
-1978-82 studia e si diploma in pittura al Liceo Artistico di Tirana.
-1983 inizia l'attività come pittore a Fieri. Partecipa in questi anni nelle diverse mostre locali e nazionali in Albania.
-1992 la prima mostra personale nello Spazio Espositivo presso il Museo Nazionale a Tirana.
-1993 la sucessiva personale allo stesso Spazio Espositivo presso il Museo Nazionale a Tirana. I quadri esposti si caratterizzano d'un aspetto simbolista.
-1993 parte per Grecia, prova cosi la prima esperienza come pittore all'estero.
-1994 Lascia Atene per andare in Italia.
-1995 si trova a Palermo dove prosegue la sua professione del pittore. Lavora sui commissioni per i negozi e le gallerie d'arte, dipingendo le nature morte del genere tradizionale.
-1997 la prima mostra personale a Palermo nel Foto Club “Conca d'Oro”. Inizia in questa fase una sperimentazione sulla sfumatura del colore e allo stesso tempo una ricerca più approfondita sotto l'influenza dello stile neoimpressionista. Il tema rimane “la natura morta”, “il paesaggio” e “i fiori”.
-2000 Partecipa con tre dipinti all'esposizione di “Rassegna Nazionale del Premio Efebo” nel Castelvetrano di Sicilia. Inizia una fase nuova della sostituzione dell'uso dei pennelli con le spatoli costruiti da lui, che comporta una tecnica ancora più raffinata. Per la prima volta presenta le sue tele in uno stile tra il neoimpressionismo e il concettuale,
-2000 allestisce la personale sul tema “naturalista” alla Galleria di Villa Niscemi a Palermo.
-2000 La personale a Ganci di Sicilia.
-2001 Partecipa alla mostra collettiva allo Stand Florio di Palermo. Applica le nuove forme delle sue spatoli, le quali vengono usati come timbri in una serie di quadri chiamati “reflex”.
-2003 si trasferisce a Veroli, Frosinone (Lazio). Lo stesso anno ha allestito la personale nella Sala d'Esposizione del Pro Loco a Veroli.
-2003 abbandona sempre di più il figurativo e adotta il concettuale. Realizza i primi lavori nei grandi dimensioni. Prosegue nell'informale. -2003-07 Frequenta per 4 anni l'Accademia delle Belle Arti a Roma, presso la cattedra di Gianfranco Notargiacomo, e si diploma in pittura.
-2004 partecipa con 6 opere all'esposizione insieme con altri 3 artisti stranieri nella Galleria Interculturale a Roma.
-2004 la personale alla Galleria “La Catena” a Veroli (Fr). Nascono nuove e grosse spatoli, che si trasformano sulla tela in altre forme infinite.
-2005 Edmond fa parte nei studenti scelti da Gianfranco Notargiacomo, per partecipare nella mostra curata da lui, presso “Studio 05”a Roma, dove espone un quadro di grande dimensione del titolo “Caos nella quiete”. -2006 La prima personale di “pittura e installazione” a Roma allo Studio d'Arte “Caronte”. Usanza del colore è sempre più carico e materico. Porta avanti la ricerca sulla materia, sostituendo le tele con le reti, creando una situazione, la quale permette di trasformare la pittura in una nuova struttura plastica.
-2007 Partecipa all'esposizione presso l'Accademia di Belle Arti a Roma.
-2008 vive e lavora a La Spezia.
-2008 Personale alla Galleria “A&A” di La Spezia.
-2008 ha allestito la personale alla Galleria d'Arte di Fieri, (Albania). -2008 la mostra personale alla Galleria “Ibrahim Kodra” a Tirana.
-2009 insegna privatamente disegno e pittura presso suo studio in via Scalinata Quintino Sella, 5 a La Spezia.
-2010, al Museo Storico Nazionale di Tirana (Sala d'esposizione), allestisce la sua mostra con titolo “Le tramature di luce” con testo di Giovanna Dalla Chiesa e Marco Fioramanti.
-2011 partecipa alla collettiva con due opere nella Galleria “Brandi” a La Spezia.

Tematiche

Edmond Dhrami si esprime:
"Varcare la soglia ovvero entrare in quel mondo, è come trafiggere i venti di polvere attraverso la profondità dell'aria fino alla rivelazione vibrante dei suoi riflessi"

Bibliografia

BIBLIOGRAFIA
LE TRAMATURE DI LUCE DI EDMOND DHRAMI
di Giovanna Dalla Chiesa
Tutto il lavoro di Edmond Dhrami, nella sua evoluzione, testimonia di queste consapevolezze. Anche lui, come gli artisti di rilievo, ha attraversato la storia dell'arte della modernità attraverso le sue varie fasi, ma impressionismo e fauvismo, già negli Anni Novanta, sono per lui strumenti per una rilettura dell'energia spirituale che pervade il soggetto, sia esso figura, paesaggio o ambiente interno, che confina con una dimensione simbolica ai limiti dell'onirico. La trasparenza sgretola e sfrange i corpi, quasi una pittura su vetro, i tocchi di colore ne irrorano le vene sino a dilatarne la sostanza vitale. L'opera nel suo insieme è attraversata dal sentimento della memoria e del tempo nelle sgranature e nelle molecolerizzazioni del colore-luce, particolarmente nei Ritratti del padre e negli Autoritratti, dove è proprio dalla somma di grumi-pennellate distinti che si sviluppano campi energetici generali, intrecci e relazioni pulsanti.
Dalle strutture geometriche o reticolari, dall'intreccio di piani rettilinei, o a mezzaluna, che sottolineano la tendenza a riaggregrarsi, lentamente abbandonando la riconoscibilità di forme e figure, l'artista polverizza progressivamente la superficie, dove granelli di colore come grammi, o atomi di luce, si depositano e scivolano sino a smaterializzarsi in nubi, vapori, dissolvenze atmosferiche. Queste evaporazioni, tuttavia, preludono ad un nuovo faccia a faccia tra la materia e l'aria, tra la luce e lo spazio, mettendoci ora al centro di un'ulteriore trasformazione, la più personale e significativa, sulla base di un approfondimento sistematico di quei presupposti.
La materia colore, scalpellata intorno a fili invisibili che ne reggono la trama, si lascia considerare nei movimenti che la formano a tutto campo, sia nella confidenza di una prossimità tangibile che nella lontananza di uno sguardo potenzialmente volto verso l'infinito, che può attraversarla in trasparente distanza. Grumi di luce che vibrano come onde nel loro frangersi e si condensano momentaneamente nello spazio dinanzi ai nostri occhi, formano una scrittura cosmica, intensa e artisticamente molto inedita, trasformando la pittura in una tessitura scolpita da gemme di colore, che superano ogni limite tra tatto e vista, pittura e scultura. La perfezione molecolare di ogni grumo, colto nel suo dinamismo, la lucentezza del colore, che non si impasta con il fondo, raggiungono così un'intensità straordinaria, consentendo allo spettatore di godere ogni attimo in cui la pittura si manifesta nella pienezza fisica del suo corpo e del suo stendersi in un incalzante divenire.
La luce e l'atmosfera reale giocano e si intrecciano con il lavoro di un pennello che è simile ad uno scalpello cosmico, ad un'arpa che sintetizza nella vibrazione delle sue corde il condensarsi dell'energia in suono, ovvero dell'energia nella materia-colore. E come la forma dello strumento predispone la modulazione sonora, particolare importanza assume, allora, per l'artista, la costruzione di spatole, sagome e forme di cui si serve per stampare-strappare il suo colore.
Come lettere geroglifiche di un misterioso alfabeto che include anche il profilo dello stesso artista, in bassorilievo o a tutto tondo, questi strumenti estraggono dall'immensità indistinta, tracce di senso, direzioni andamentali, o proferiscono le sillabe di un linguaggio la cui sigla è la bellezza e la pienezza del colore-luce, in una gemmazione che infinitamente si ripete e si trasforma, simile allo spettacolo del perenne rigenerarsi e struggersi delle forme della natura cui assistiamo in libertà, come da un caleidoscopio magico, tuttavia, che l'artista ha predisposto per noi.

2010 - EDMOND DHRAMI E LA LUCE DI UN INIZIO di Marco Fioramanti
Ho conosciuto Edmond a Roma in un giorno di primavera, sarà stato il 2005 o il 2006, durante uno dei miei seminari ‘sovversivi’ a Castel S.Angelo insieme ai suoi colleghi studenti dell’accademia di belle arti. Eravamo una decina di persone in tutto, e si entrava nel merito del necessario respiro tra arte e vita quotidiana, sulla capacità di interazione e di influenza dell’artista nel contesto sociale.
Edmond Dhrami, nato a Elbasan, Albania nel 1963, è pittore-pittore, di quelli che hanno appreso la tecnica di tipo rinascimentale e sono capaci di riprodurre su tela qualunque soggetto. Una ricerca, la sua, portata avanti fino all’inizio degli anni ’90, quando si è trasferito in Italia, dove inizialmente deve essersi sentito in qualche modo spaesato, “frammentato”, ed è probabilmente per questo, credo, che a Roma gli è nata dentro quest’idea del colore sovrapposto, che fuoriesce dalla superficie della tela. Si tratta della improvvisazione di una struttura materica sporgente, così si esprime l’artista. È la prima volta che vedo un pittore sagomarsi da solo centinaia di spatole per usarle a mo’ di timbro sulla tela, in modo tale che l’olio, fondendosi tra l’intradosso della spatola e la tela, nel momento del distacco della spatola, questa trascina con sé parte del colore. Colore che resta appeso verso l’alto, quasi fossero spine colorate, punte acuminate che vorrebbero liberarsi dalla tela. Questa tecnica, ripetuta in forme e colori sempre differenti, a volte anche su una maglia di corde che sostituiscono la tela, permette all’artista un perfetto controllo dell’opera finale. Ma cosa ci trasmettono queste opere nuove? Qual’è l’obiettivo finale che Dhrami vuole raggiungere? La sovrapposizione capillare delle spatolate, che potremmo definire “a strappo”, mi ricorda le sedimentazioni di terreni differenti nel momento in cui, in laboratorio, queste vengono separate tra loro con particolare cura. Il loro stato solido, in qualche modo tiene conto del precedente passato liquido, secondo una memorizzazione arcaica. Quella testura così vibratile mi riporta ad un gesto quotidiano - e che ritroviamo anche nell’iconografia evangelica - quella dello spezzare in due una pagnotta di pane, ponendo l’attenzione alle superfici dei piani di distacco. Io ci vedo lo stesso andamento libero (monocromo nel caso del pane) di guizzo delle forme particellari della pasta interna che si liberano, puntiformi, in un istante, prendendo improvvisamente nuova vita. La pittura di Dhrami è la scoperta della ‘luce di un inizio’, questo l’importante unico suo pensiero. È ciò che accade nell’attimo in cui le sue spatole si staccano dalla tela liberando un flusso vivo e luminoso di masse cromatiche. Una musica fatta di colori che vivono secondo l’armonia che l’artista si porta dentro, e che, conoscendolo, riesce anche ad esprimere a parole, o con lo sguardo di chi ha capito che l’importante, come diceva Carmelo Bene, “non è tanto fare dei capolavori, quanto ‘essere’ dei capolavori”.

Dal QUOTIDIANA 2005 di Tiziana Musi
Opera del titolo “Caos nella quiete”; lavora su un doppio livello di percezione: alla stesura cromatica del fondo ottenuta con spatoli inventati da lui stesso, dove è possibile indovinare tracce di forme ormai scomparse, si contrappone il gesto concentrico e caotico di minuziose e ripetitive colature di colore, che creano una sorta di aggetto plastico della superficie.

2005 - Pittura di Edmond Dhrami - da Tiziana Musi
Fiori, Farfalla, Eden, Natura albanese, Mantello: i titoli delle opere di Edmond Dhrami evocano scenari emotivi e personali fortemente legati alla natura. Una natura perduta, evocata, rimpianta, che esalta la materia pittorica come luogo privilegiato della riflessione artistica.
Possiamo definire Edmond Dhrami un pittore nel senso più puro della parola, un artista che restituisce al' immagine pittorica un valore assolutamente autonomo, senza riferimenti apparenti di realtà. Quei titoli sono evocazioni, più che di un universo naturale, di un mondo interiore dell'artista, dove il colore raggrumato, pastoso, sovrapposto piuttosto che steso, rivela un processo di sedimentazione che lascia spesso trasparire la tela sottostante.
Edmond Dhrami, di origine albanese, ha avuto una prima formazione artistica nel suo paese d'origine legata ad un impianto tradizionale di tipo figurativo: ma in seguito l'esigenza della rappresentazione del reale è diventata assolutamente secondaria rispetto all'urgenza di lavorare solo con la materia pittorica pura. Il colore è diventato così per Edmond lo strumento tramite il quale scandagliare la realtà costruita accordando linee, che solcano la tela e sembrano quasi graffiarla: l'artista utilizza il colore ad olio steso come base, ma nello stesso tempo carico e materico e raggiunge esiti di grande forza comunicativa.
Ma una ricerca cosi materica lascia via via il posto ad un assottigliamento della superficie. Molte opere esprimono una grafia, che sembra alludere ad un ricamo, rivelano una testure di straordinaria raffinatezza, nella quale i filamenti di colore tracciano improbabili cartografie. Non più la natura è l'oggetto della rappresentazione, ma una sua nostalgica evocazione che si va facendo nella produzione più recente sempre più rarefatta e sottile. E' come se il vuoto della tela prendesse il sopravvento e affiorasse con sempre maggiore prepotenza tra gli spessori cromatici.
E la ricerca sul vuoto trova nel lavoro di Edmond, oggi, un ulteriore conferma nella scultura: nella leggerezza strutturale di reti, emblemi di sperimentazioni plastiche nuove, dove il pieno si esprime tramite un impianto cromatico di notevole spessore.