Fabrizio Bonato

artista

Nasce a Milano nel 1977, oggi vive e lavora a Roma.

L’adolescenza artistica dell’autore è connotata dalla necessità di rappresentare, attraverso la pittura a olio, soggetti quasi esclusivamente femminili, denotando sin da subito una curiosa forma di cromofobia “selettiva” che lo ha portato ad utilizzare esclusivamente il bianco assoluto ed il nero profondo. Solo il forte contrasto tra questi colori gli consentiva, infatti, all’artista di vedere e, quindi, di rappresentare lo spessore delle figure femminili che hanno trovato forma nei primi lavori.

Con il tempo, maturata l’esigenza di superare le barriere ed i vincoli imposti dagli ordinari e classici modelli figurativi, per arrivare all’astrazione degli stessi, l’artista ha iniziato a ricercare una nuova forma di linguaggio a lui più congeniale, attraverso la quale riuscire a dar voce, forma e struttura alle personali necessità espressive e creative.

Si tratta di un linguaggio composto di forme, frammenti, contrasti di materia e colore che permette all’artista di trasformare, attraverso la disgregazione e la frammentazione delle forme significanti, l’energia in materia. Solo in questo modo l’artista riesce ad inoltrarsi nell’intimità più profonda del proprio animo, scandagliando e riportando alla luce, per quanto possibile, le macerie lasciate dalle esperienze pregresse del personale vissuto, per poi ricomporle secondo una nuova e diversa soggettività visuale e figurativa, oggi esaltata anche dall’utilizzo di altri colori, diversi dal bianco assoluto e dal nero profondo che caratterizzano i primi lavori.

Le sue opere – spesso volutamente mono o bi-cromatiche – rappresentano, dunque, una forma di “terapia materica” che si evolve in ragione della personale maturità artistica dell’autore, esprimendo la costante necessità dell’artista di superare, anche attraverso l’utilizzo di solidi geometrici irregolari, i limiti degli ordinari spazi bidimensionali dell’arte classica.

Tra i materiali prediletti dall’autore, è, in particolare, il cemento l’assoluto protagonista dei lavori, perché racchiude al contempo in sé il senso della costruzione e della distruzione, della solidità e della vulnerabilità, del pieno e del vuoto.

Il cemento, caratterizzato dal continuo, progressivo consolidamento anche dopo il suo utilizzo sulla tela, consente, infatti, all’artista di far sì che l’opera possa continuare a vivere autonomamente anche dopo il distacco dall’autore, trasformandosi in altro.

Cemento che l’artista, nel periodo più recente, declina anche attraverso l'accostamento a materiali plastici, che vengono fusi, così da creare un unicum tra tutti gli elementi presenti sulla tela.

L’incessante desiderio di sperimentazione dell'artista sconfina, poi, anche in ambito scultoreo, trovando espressione nella realizzazione di opere in cemento e nella produzione di complementi di arredo pensati e realizzati dall'artista