Giacomo Cappello

pittore

17 luglio 1986 Giacomo Cappello nasce a Padova da una famiglia della media borghesia.
Da padre infermiere e pittore e madre vigilessa.
Fin da piccolo viene stimolato dalla collezione di libri, film e musica del padre.
Vive un’infanzia molto difficile a causa della depressione della madre e le crisi esistenziali del padre che non riusciva a gestire.
La rigidità della casa e l’incoerenza dei genitori accrescono il suo temperamento ribelle.
A cinque anni risalgono i suoi primi tentativi di pittura dimostrando un precoce interesse e talento per l’arte.
Già delle prime esperienze scolastiche denota un atteggiamento antisociale, viene allontanato così da accrescere in lui la rabbia e l’aggressività verso le regole sociali.
Rifiuta l’istruzione delle istituzioni preferendo studiare da solo fra i libri del padre.
A sei anni scrive le sue prime poesie che denotano una proprietà di linguaggio e un’analisi delle sue emozioni raro per l’età.
Cercava tutti i mezzi possibili per riuscire a comunicare.
A otto anni influenzato dai dischi di Charlie Parker chiede ai genitori di poter imparare a suonare il sassofono, ricevendo in regalo dalla zia lo strumento.
Il suo maestro è colpito dalla capacità del bambino a improvvisare senza conoscere le note musicali.
Quando gli vengono imposti i limiti e le regole della musica Giacomo decide di smettere nonostante l’ insistenza del maestro definendolo un bambino prodigio.
Giacomo crescendo diventava incomprensibile e non gestibile da parte dei genitori che cercano di soffocare la sua ribellione.
A tredici anni diventando insofferente verso tutte le imposizioni della morale, della società e dell’etica, dopo essersi nutrito di numerose letture e affascinato dagli scrittori beat decide di fare esperienze di ogni tipo.
Scrive numerose poesie prendendosi sul serio artisticamente, ricevendo critiche positive.
Inizia con la droga leggera per passare in poco tempo a provare tutte le droghe, soffermandosi all’uso dell’eroina.
Appena i genitori si accorgono di cosa sta succedendo a Giacomo, affrontano la situazione nel modo sbagliato, costringendolo in una prigione, senza capire la sua ribellione. Provocano una rottura nel rapporto tra figlio e genitori.
Inizia la sua esperienza nella strada, rubando e dormendo dove capita.
A quindici anni si trasferisce dalla zia dove è cresciuto e si sentiva a casa. Nonostante la poca accettazione della sua persona, la zia è capace di amare Giacomo come nessuno fino a quel momento.
A sedici anni dopo vari pestaggi a causa dei debiti riceve una coltellata nel ginocchio.
Decide di entrare in cura col metadone iscrivendosi al Sert.
Per esigenza inizia a dipingere spasmodicamente notte e giorno, non uscendo più di casa per due anni.
Crea circa tre quadri al giorno sperimentando la sua creatività.
Nel 2004 a diciassette anni fa la sua prima mostra personale a Padova con la critica di Paolo Tieto.
Riceve consensi dalla critica e dal pubblico riuscendo a vendere più della metà dei lavori esposti.
Successivamente riceve l’interesse di giornalisti e grandi critici d’arte come Giorgio Segato.
Fa numerose mostre fino al 2007.
A giugno diventa papà a soli 20 anni e va a convivere con la sua donna.
Per economia familiare accetta di fare quadri su commissione.
Inizia una crisi artistica che dura per tre anni in cui lavora tutti i giorni, ma crea poche opere che lo soddisfano.
Dopo svariati tentativi e problemi di salute dovuti all’asma, all’ulcera e alla magrezza estrema, rivoluziona il suo essere smettendo con il metadone e iniziando a fare esercizio fisico.
Nonostante le difficoltà diventa un lottatore di Valetudo guadagnandosi da vivere tramite gli incontri clandestini.
Grazie a questi impara a confrontarsi col dolore e a superare i suoi limiti. Diventa più forte e ricomincia a scrivere e a dipingere.
Dopo la pubblicazione del suo libro “Un Pugno sul naso” nel 2012 viene intervistato su Rai 1 a “Storie Vere”.
Viene invitato a tenere un corso che aiuta a comprendere il proprio spirito perché considerato da alcuni una persona illuminata. Durato due mesi a Ronchi del Volo da un istruttore di yoga.




Formazione

Autodidatta da 12 anni, attivamente presente nella vita artistica nazionale con mostre personali e, su invito, a rassegne e premi di pittura.
Ha pubblicato due libri, uno di racconti e uno di poesie.
Si è dedicato a capire il suo spirito intraprendendo incontri clandestini di “Valetudo”.
Vive e lavora a Ponte San Nicolò (PD)

PERSONALI:
2004 Galleria d’arte “Città di Padova”

2005 Sala Ottagonale del Caffè Pedrocchi a Padova
Wine Bar “Barlume” (PD)

2006 Sala “Italo Calvino” a Cadoneghe (PD)
Villa Obizzi ad Albignasego (PD)
Sala Ottagonale del Caffè Pedrocchi a Padova
Inaugurazione Municipio di Ponte San Nicolò

2007 Opere in permanenza al Museo d’arte moderna di Mantova
Mostra all’aperto in Prato della Valle (PD)

COLLETTIVE:
2004 Rassegna Veneta del Piccolo Quadro “Galleria Città di Padova”

2005 Fiera di Padova

2005 Rassegna Veneta del Piccolo Quadro

2012 Mostra all’aperto all’interno del “Parco Vita” a Ponte San Nicolò (PD)

2014 Mostra a Malo "7° Malo Juggling Festival"

TESTATE:
IL MATTINO
ALBIGNASEGO INFORMA
LA DIFESA DEL POPOLO
IL PADOVA
LA PIAZZA

HANNO SCRITTO DI LUI:
I critici d’arte: Giorgio Segato, Paolo Tieto, Maria Luisa Biancotto, Cinzia Fronzaroli.
Gionalisti: Roberta Voltan, Francesco Sturaro, Silvia Gorgi.

LIBRI:
2012 Il segreto è non essere salutisti (poesie)
2012 Un pugno sul naso (racconti)
2012 La piena coscienza di un essere umano considerato pazzo (biografia romanzo)

INTERVISTE TELEVISIVE:
Rai 1 “Uno Mattina” fascia “Storie Vere”

Tematiche

Mischia figurativo e astratto. Quadri materici. Soggetto l'essenza dell'uomo.

Tecniche

Olio, sabbia e materiali misti su tela.

Quotazione

Critica per Mostra a Cadoneghe

L’anima e il gesto

Autodidatta. Il padre pittore. Un temperamento vivace, ansioso di emergere, di affermare la propria individualità; desideroso di raccontare, di raccontarsi.
Avverto così forti le sue aspettative che lo lascio spiegarsi senza dire nulla, in relazione alle immagini incandescenti che esplodono dai suoi book. Come lava di incontenibile affabulazione. Lo si avverte subito nei rossi infuocati che dominano le atmosfere elettrizzate dei suoi racconti simbolici (spesso con titoli devianti, che slittano dal piano fisico alla dimensione psichica), dai graffi che ridisegnano sul colore, irritando la tela o le carte, come incisioni su carne viva, animando visioni paesistiche di sogno ( Mezza vita, Simultaneità degli equilibri), ora desolate lande, ora rigogliosi trionfi della natura nella quale tornare a sentirsi immerso. Ogni veduta riporta Giacomo all’emozione, alla nostalgia panica, al sentimento della condizione esistenziale che gli urge dentro come un basso continuo di emergenze psichiche dal profondo (amore, ansia di libertà, fuga, viaggio fisico e conoscitivo, corporeità) che a imparato a esprimere immediatamente, nel gesto rapido di una pittura che non soffre la sistemazione e la quiete espressiva di una sintassi precisa, perché sgorga spontanea dallo slancio interiore, dall’anima, dalla passione, dalle inquietudini, dai turbamenti, dai nodi psicologici irrisolti e forse irrisolvibili (se non nella diluizione temporale di un’attesa che i giovani non accettano, non sopportano) e dal desiderio di spontaneità e genuinità come manifestarsi di continuità tra interno ed esterno, tra psichico e fisco, tra lo spazio delle emozioni e dei pensieri e lo spazio del quadro come disvelamento, racconto personale nei movimenti del colore e del segno, nelle tensioni del gesto.
Dalle urgenze umorali di superficie come accensioni del cuore e della mente proiettate su figure in parte di risonanza naive, in parte di istintiva Art Brut, e con la libertà impulsiva dell’espressionismo dei Nuovi Selvaggi, sta già trascorrendo a una visionarietà più liberata dall’aneddotica autobiografica, e insieme più complessa, più densa di significati emblematici e poetici, in cui il riferimento iconografico risulta meno insistito, meno ‘duro’, meno forzato e graffiante, e, invece, più immerso nell’amalgama di cromie modulate in profondità, anche prospettica (Fuga dalla libertà, L’uomo senza qualità, Viaggio al termine della notte), così che sull’intenzione chiaramente espressionista del giovanissimo autore sembra prevalere un più espanso tempo riflessivo, contemplativo, e sul dato segnico e di descrizione narrativa imporsi un ritmo più propriamente pittorico, affidato a un fiorire del colore come evento in certo senso lirico, per campiture d’atmosfera e brevi tocchi di deposito armonioso.
I progressi sono sicuramente sensibili e promettenti, soprattutto in considerazione dell’età e della tensione con cui si applica alla pittura, alla sperimentazione delle tecniche, così come all’esplorazione e verifica dei contenuti da comunicare, in una costante disponibilità allo studio, guardando alla storia dell’arte e anche citando qua e là i grandi maestri, e infine con una disarmante capacità di cogliere il dettato delle voci di dentro e di tradurlo nel linguaggio che si affida alla magia del segno e del colore, sempre più e meglio controllando le inquietudini per uscire dall’occasionalità espressiva e confermare una precisa professionalità di esperienza, di ricerca e di comunicazione.
Giorgio Segato, 2006

Premi

Segnalato al premio Arte