Giorgia Claire

pittore

Giorgia CLAIRE
A cura di Barbara Chiara


Villa Sacro Cuore, Pecetto T.se, Piazza della Parrocchia 1
20 ottobre 2007


L’educazione nordica, rigidamente tedesca si vede nelle opere di Giorgia Claire, che come altri artisti, Prior, Pollock, De Kooning tra gli stranieri, Vedova, Flis tra gli italici, tende ad un’astrazione inquieta e scomposta per esprimere l’inquietudine, la vertigine, il terrore dell’uomo moderno innanzi ad un ambiente profondamente ostile ed inumano.
Nelle sue opere appare evidente uno snaturamento ed un tentativo di ricucimento della propria storia.
In un’epoca di consumi esasperati, solitudine, arrivismo sfrenato il soggetto entra in crisi di riconoscimento. Con la società e con se stesso. E soprattutto con se stesso che il soggetto si perde in un buio mostruoso. Ci sono però margini di salvezza. Qua e là colori di speranza si fanno largo tra il degrado quasi ad indicarci la via del paradiso perduto.
C’è una profonda poesia nei quadri di Claire, quasi trascendente, come un’esperienza ultraterrena, un dialogo con l’Origine, al di là dei limiti, del logico e del pensabile.
Dietro la sua pittura c’è una sana espoliazione. La sua immagine si congiunge con lo spazio ed affonda nelle radici del divenire.
Nel suo informale esplode l’istinto primordiale, quello segreto non come segno violento, ma semmai come ricollocamento dei sensi al loro posto naturale. Una forma irreale con riferimenti alla realtà stessa. Non c’è senso di vuoto, ma respiri, sacralità, un eco Oltre che possiamo solo attendere, inafferrabile con l’occhio e con la psiche.

Barbara CHIARA

Tecniche

Le tele di Giorgia Claire sono come un fotogramma rubato al flusso vitale, al movimento, alla vita nel suo pieno ritmo. Noi ci troviamo ad osservare quella frazione di secondo immortalata, e ne cogliamo tutta la potenza e l'energia.
L'energia pulsante, l'essenza di questa arte.
Pulsazioni che seguono un ritmo incessante, un moto continuo.
E in questo ritmo c'è qualcosa di attraente, di trascinante che blocca l'osservatore di fronte alla tela. Si è attoniti e rapiti, di primo acchito, dalla mancanza di parametri, di punti di riferimento. Ma quella sensazione di smarrimento iniziale, di piacevole stordimento, lascia presto il posto a emozioni contrastanti. Si ha la sensazione come di forme soffocate e vinte dalla irrefrenabile forza del gesto e del colore.
Davvero ci si convince che lo slancio vitale e creativo dell'artista sia parte dell'opera, anzi ne sia l'atto scatenante, il principio creatore, l'opera stessa. Ciò che vediamo è veramente energia pura che in quell'istante si è fatta materia, densa, spessa e grumosa. Ma nell'istante successivo è assenza di colore, incisione, graffio, raschiatura.
I colori e il pennello sono veri strumenti in completa balia dell'idea o, meglio, dell'emozione.
Masse di tinte forti, piene, giustapposte che non sono frutto del caso ma di accurate scelte compositive. Nello stesso tempo, però, sono estremamente spontanee e vere.
Come una composizione musicale in cui l'improvvisazione, guidata dalla sapienza, dall'intuizione ma anche e soprattutto da un' ottima conoscenza tecnica.
Le spatolate, come le note, frutto di un'impetuosa energia creativa all'apparenza incontrollata e "improvvisata", rivelano tutta l' esperienza maturata in questi anni di produzione pittorica.
Rivelano un’artista che ha raggiunto padronanza espressiva, forza e decisione e ci si chiede davvero come tanta carica emotiva e riflessività possano convivere così armoniosamente sulla tela.

JRP