Giorgio Versetti

artigiano

Tecniche

Giorgio Versetti si avvale di numerose tecniche per le sue opere, sia quelle tradizionali come l'olio e l'acrilico su tavola o tela, l'acquarello, l'inchiostro di china, il pastello acquerellabile o meno, il carboncino, la grafite, barrette di sanguigna o bistro, il pastelgessetto e altre ancora, su vari supporti cartacei assai spesso applicati a fondi rigidi: come pure numerose tecniche miste, assai frequentemente personalizzate. Egli pratica inoltre la pittura murale a secco e l'affresco tradizionale a calce, il graffito, i lavori di vetrata decorativa e quella con modellazione a grisaglia, seguita da cottura in forno, il mosaico, il lavoro su multipli grafici all'acquaforte, a litografia e ultimamente, lavori di computergrafia. Ha realizzato alcune opere pittorico-tridimensionali da parete che lui chiama quadroggetti ed altre tecniche miste, modulate sopra bassi spessori tridimensionali.
Oltre alle sue variegate forme pittoriche, egli è anche scultore. La sua prima scultura di una modella a mezza misura reale, fu modellata in creta e poi gettata in cemento tramite un getto in forma persa di gesso. Oltre a questa tecnica ha pure eseguito terrecotte, sculture in marmo e di legno intagliato, oltre che sculturine femminili a un quarto di misura reale, gettate in bronzo con la tecnica della cerapersa. Da oltre un trentennio scrive brani poetici alcuni alcuni dei quali inseriti in pubblicazioni; ultimamente oltre all'impegno artistico figurativo, egli sta completando un volume di poesie dal titolo: "Cento e una donne musa centoventi poesie rosa" oltre a un romanzo di fantascienza: " La saga di Adon" del quale ha eseguito anche le illustrazioni. Per detti suoi numerosi interessi realizzativi a cui si deve aggiungere il restauro sia pittorico che conservativo dei dipinti e degli affreschi; si è formato durante il periodo accademico a bottega del celebre restauratore Mauro Pellicioli; l'appellativo di artista poliedrico che gli è stato molte volte rivolto, risulta quanto mai appropriato.

Bibliografia

Biografia e personalità artistica.
PITTORE, SCULTORE, INCISORE, GRAFICO E RESTAURATORE; FIGURATIVO MODERNO E ASTRATTO.
Giorgio Versetti è nato a Caravaggio (BG) il 20 luglio 1948 e nella sua Cittadina vive e lavora in via Resiga n. 23.
Primo di tre figli non trova vita facile dovendo il padre Giancarlo sobbarcarsi tutto il peso della famiglia. Perciò l'artista in erba comincia presto e in vari modi a rendersi utile vendendo qualche disegno o soddisfacendo qualche commessa di lavoretti d'ornato o stendendo geometrie architettoniche a conoscenti più avanti negli anni.
I primi approcci nel campo dell'arte figurativa li manifesta fin da giovanissimo. Un amore ereditato dal bisnonno paterno Giacomo, artigiano di sculture in cemento tanto in voga un tempo nei giardini, nei camposanti e come spalle ai caminetti in alternativa ai marmi, e dal nonno paterno Beniamino, pittore autodidatta ben conosciuto in zona nel periodo tra le due guerre mondiali. Alle scuole elementari si fa notare per la capacità di disegnare e colorare semplici composizioni. Vince anche un concorsino scolastico.
Il suo maestro Giovanni Castelli, appassionato studioso di storia locale, sod-disfatto dello scolaro perché disegna con proprietà le cartine delle province italiane e soprattutto quelle particolari dei comuni limitrofi con tanto di case, alberi, fossi, strade e prodotti locali, lo premia con un suo libro dal titolo: Sto-ria del Santuario di Caravaggio.
Nei momenti liberi Giorgio con chiodi o strumenti autocostruiti in filo di ferro scava in blocchetti di gesso frutta finta che colora burlando i conoscenti oppure animaletti copiati dalle figurine.
Nel gennaio del 1960 invia alla trasmissione televisiva il circolo dei castori condotta da Febo Conti alcuni disegni a pastello e ottiene una "menzione onorevole" per essersi particolarmente distinto con i suoi elaborati. "Riconoscimento questo - dice l'artista - che conservo gelosamente fra altri impor-tanti perché, oltre a essere il primo, di fatto ha contribuito a spronarmi, pur tra tante difficoltà iniziali, a seguire la mia naturale vocazione.
Terminati senza difficoltà gli studi inferiori si impegna ad iscriversi ai corsi di pittura e scultura presso l'Accademia di Brera a Milano, ma un ritardo per l'esame integrativo richiesto lo costringerebbe a saltare all'anno successivo detto esame. Opta allora per l'Accademia Carrara di Belle Arti di Bergamo, dove superato l'esame di idoneità vi accede nell'anno 1963 e restandovi per tutta la durata dei corsi. Pienamente a suo agio, il giovane Versetti fa tesoro degli insegnamenti di Trento Longaretti, a quel tempo direttore della scuola, impostati su di un rapporto libero e di fiducia.
Nel 1964, in dicembre, si presenta per la prima volta al pubblico della sua città natale in una personale presso il "Salone Avis", ottenendone consensi e successivamente, nel 1965, partecipa per la prima volta ad un concorso di pittura estemporanea "Premio San Fedele" a Palazzolo sull'Oglio, ottenendo un diploma di segnalazione.
Nel corso degli studi frequenta il laboratorio di restauro del comm. Mauro Pellicioli che lo accoglie fra i suoi collaboratori. Il quale, per incoraggiarlo a non desistere, il 1° novembre 1964 gli dona un prezioso manuale con, dedica, sulla tecnica del restauro. Egli seguiterà per altri tre anni a frequentare il laboratorio, fino a quando per esigenze di studio dovrà a malincuore rinunciarvi. "Tuttavia - egli afferma - ciò che ho potuto apprendere formerà per sempre un tesoro nel mio bagaglio personale. Già fin da allora mi ero ripromesso, come è realmente avvenuto, di approfondire ulteriormente le mie esperienze in merito, onde poter affiancare l'opera di restauro all'attività prettamente artistica.
Durante la sua permanenza in Accademia ha modo di assimilare le varie tecniche pittoriche, compreso l'affresco in esterno e la scultura plastica. Speri-menta inoltre il mosaico, la vetrata, l'incisione, la grafica pubblicitaria, la scenografia e l'architettura. Materia quest'ultima che gli sta particolarmente a cuore, specialmente durante i primi anni di frequenza, allorché era ancora presente il compianto architetto e pittore Pino Pizzigoni, un maestro dotato di notevole intuito che sapeva assecondare le naturali tendenze degli allievi, correggendone i difetti efficacemente ma in sordina.
La riprova che l'architettura fosse una materia congeniale a Giorgio Versetti sta nel diploma con medaglia d'argento, la massima in Accademia, che ottiene al termine del quinto anno, il 16 giugno 1968, unitamente alla borsa di studio annuale "Giorgio Oprandi" per la scuola di pittura. La terza ottenuta, quest'ultima, Prima di dover interrompere temporaneamente gli studi in adempimento. Solo in seguito completerà l'ultimo anno di Accademia.
Per la sua iniziale formazione artistica egli rivolge oggi un grato pensiero all'ottimo educatore di filosofia estetica mons. Luigi Pagnoni, al prof. Daniele Marchetti docente di storia dell'arte, al prof. Trento Longaretti maestro di pittura per averlo più volte prescelto con altri allievi a fare esperienze didatti-che e pratiche sotto la sua personale responsabilità: graffito d'ingresso al Preseminario di Bergamo, decorazioni nel soffitto del Gerontocomio e nella Cappella dell'ospedale consorziale fra Treviglio e Caravaggio e altri. Si diploma con "Licenza di ottimo risultato" nel 1970.
A conclusione del suo ciclo formativo accademico nell'estate del 1970 tra- scorre una vacanza di riflessione e di lavoro artistico, vivendo a stretto con-tatto con la natura. Al "Forum Franciscanum" di Caslino d'Erba lascia un piccolo affresco sulla parete interna di una rustica baita adibita a mensa e all'aperto, sopra un cippo laterale alle scalinate dell'anfiteatro, colloca una terra-cotta verniciata raffigurante la "Maternità di Maria".
Giorgio Versetti usa la prima volta i colori ad olio nella già citata sua prima mostra personale del 1964. Mentre prepara altre personali e partecipa ai primi concorsi di pittura estemporanea frequenta spesso, ancor prima della sua iscrizione alla Carrara, lo studio del pittore concittadino Mariolino Fera-boli, meglio conosciuto come "Mariolino il Falsario".
L'effetto di questo "incontro" e gli insegnamenti della scuola fanno sì che egli possa impadronirsi della purezza segnica, delle caratteristiche volumetriche e spaziali, del colore della natura. Come ricerca di una personalità e di un equilibrio tra i dati del sentimento e quelli del pensiero. Fino a far trionfa-re, parallelamente al predominio concesso al figurativo, l'elemento astratto, pur esso congeniale, in forma conscia e inconscia, alla sua più intima e viscerale sensibilità.
Forma, spazio, luci convivono contribuendo a rendere interessanti i propri impulsi formali o simbiotici. Dove la proporzione e il ritmo sono due elementi costanti a scandire o racchiudere l'arcano di un segno e di una sostanza cromatica evocanti stati di purezza e una atmosfericità indispensabile ad evocare un paesaggio, una sensazione oppure una figura umana.
Tuttavia nessuna parte ha preminenza nel dipinto. Dobbiamo dedurne allora che solo attraverso l'armonia generale si rende evidente il senso della ricerca e quello del divenire e della comunicazione. Affinché le forme chiuse possano
trasformarsi in forme aperte per sottolineare la "modernità" del suo assunto pittorico e grafico. Così ogni soggetto si distende nella trasparenza serena e nella luminosità, mentre le linee chiare e assolute diventano parte integrante anche degli elementi non figurali. (Antonio Oberti)

Pensiero sull'arte. "L'arte è come un soffio di vento, a volte etereo leggero e inconsistente ma reale e altre volte impetuoso come un uragano che travolge e devasta al suo passaggio; di certo è il fatto che chi è colto da questo soffio veramente e intrinsecamente colto, è bene lo precisi, ne è trasportato e trasfuso estrinsecando nei modi e con le materie a lui più congeniali, questi aspetti veri e anche un po' misteriosi, del suo modo di vedere e interpretare la realtà dei fatti umani o all'umano connessi, cavalcando quel soffio di vento".

Pensiero sulla vita. "La vita è come un fiume che nasce limpido. Frizzando sui monti, discende i primi tratti scherzoso, poi tortuoso, a volte impetuosamente aggressivo, poi si fa possente, carico d'acqua, quindi si placa e si fonde gonfio e silenzioso della sua potenza nella vastità del mare; durante il tragitto si può arricchire di sostanze minerali, può acquisire proprietà e virtù apprezzabili, può persino diventare ricco trasportando polvere d'oro che poi rideposita prima prima di rifondersi in mare dal quale si era generato; può anche lordarsi, inquinarsi durante il percorso, così è la vita dell'uomo".

Tratto dall'opera enciclopedica: "ARTE ITALIANA PER IL MONDO, volume XIII"
CELIT (centro librario italiano) S.a.S. via San Tommaso 22/B - 1021 TORINO;
Edizione, 1990