Giuseppe Ligrani

scultore

Giuseppe Ligrani, scultore e pittore, è nato a Potenza il 16 ottobre nel 1951.
Ha frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Potenza e ha completato gli studi artistici presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli.
Ha esposto nelle principali città Italiane e nei piccoli centri della Basilicata.
Preferisce spostarsi fra la gente.
Alcune opere sono presenti nei giardini pubblici, tante appartengono a collezioni pubbliche e private in Italia, Francia, Brasile, Cile, Uruguay e Stati Uniti D'America.
Dell'opera di Ligrani hanno scritto: Mariadelaide Cuozzo, Enrico Volpe, Renato De Simone, Salvatore Gallo, Diego Polani, Antonietta Acierno Pellettieri, Gianfranco Blasi, Catia Sardone, Angelo Perrone, Piero Ragone, Teresa Lovaglio, Luigia Ierace, Luciano Gruosso, Emma Salbitani, Giulietta Laura Valentino, Dario Aprea, Antonio Coppola, Mimmmo Mastrangelo.

Formazione

Tematiche

Interessato da sempre all'osservazione diretta,la bozza di partenza è il disegno. Schizzi che contengono già l'esistenza, espressa dalle immediate composizioni.Un percorso unitario dove cambiano elaborati e soggetti, ma dove resta immutata l'impostazione sulla originalità di scelte. Contengono accenni di figure, profili appena delineati, occhi nascosti , arti in movimento. Difatti sono azioni in divenire, fenomeni in corso, dinamicità estrapolata. Un terreno di confine tra pensiero vista e cognizione che da impalpabile si affaccia ad una possibilità di rivelazione. Il colore e i toni si manifestano, escono fuori dalle mani più che dai tubetti. In qualche caso richiedono spessore e profondità per meglio distribuire ed esternare sensazioni e stati d'animo. L'olio, la sabbia, gli impasti vinilici, le variazioni plastiche e cromatiche si offrono al visitatore. lo catturano in una circolarità, in una spirale di sentimenti, sfaccettati, sovrapposti, avvincenti.(Piero Ragone)

Tecniche

Realizzate prevalentemente in un materiale organico come il legno. Le sculture, anche quando utilizzano materiali inorganici come il metallo o la pietra, appaiono sempre ispirate ai principi biologici della crescita e della trasformazione continua della materia vivente. Esse parlano infatti un linguaggio vivo e mobile. Che procede per convessità e concavità e nel quale la struttura e l'espressività del materiale, nel caso specifico del legno, con le sue forme e le sue venature sempre accattivanti - vengono sostanzialmente rispettati e assecondati dalla mano dell'artista salvo interventi minimi e poco invasivi. Ma il linguaggio parlato delle sculture è duplice, naturale e culturale insieme, poiché l'artista, pur non recidendo mai i fili che lo legano tenacemente alla sua sfera e al Genius Loci della sua terra Lucana, dimensioni in cui le sue opere sono profondamente radicate, guarda a questi attrverso il filtro di una memoria culturale altrettando profonda, dalla quale trae moltecipli suggestioni linguistiche e formali. E dunque anche alla storia dell'arte che egli fa riferimento, in particolare alla storia della scultura del novecento. la cui eco è percettibile in tutte le sue opere. (Mariadelaide Cuozzo)