"DON'T ASK, DON'T TELL" (Epitaffio di un soldato americano, II versione)

Foto e acrilico su tela, 2025

L'opera rappresenta unariproposizione rivisitata del tema già presente nella precedente"Contrasto Elevato n. 1"(2016), incentrata sul messaggio che contieneuna sorta di paradosso etico. Nel 2025 è stata esposta per la prima volta nellamostra collettiva “No War Yes Art” al Quartiere Militare Borbonico di Casagiove(CE).

La frase qui ripresa è, ineffetti, un epitaffio, dunque un'iscrizione funebre, pronunciata dallo stessodefunto, realmente esistito, per cui l'opera vuole essere anche un omaggio aquesto soldato americano, amplificando la portata della sua storia triste mavera, per smuovere le coscienze di quanti non riescono a vedere oltre lacortina dei pregiudizi.

Questa amara testimonianza diun soldato premiato per le sue azioni di guerra e condannato per il suo diversoorientamento affettivo si inserisce in un contesto di riferimento in cui, finoa tempi recenti, la linea americana in merito alla questione dell’orientamentosessuale dei membri del servizio militare era improntata al motto "Don’task, don’t tell", ossia “Non chiedere, non dire”.

Un tema che sta tornando diattualità, vista la recente decisione del governo americano di modificare ladenominazione di alcune navi della marina militare statunitense che sono stateintitolate a importanti nomi di personalità che si sono battute per l'affermazionedei diritti civili, tra cui vi è anche Harvey Milk, noto politico e attivistadei diritti LGBTQ+. Fu il primo politico Usa a dichiararsi apertamente gay nel1977, assassinato l'anno successivo. Milk era stato un ex tenente della Marina,ma per il fatto di essere gay fu costretto a dimettersi dal servizio dopo 4anni, accettando un congedo non onorevole.

Questa è solo una delle tantestorie che vengono emblematicamente racchiuse dalle parole lapidarie delsoldato americano protagonista di quest'opera.

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