Rido e canto finché una bianca mano cancellerà il mio volare

Spatolato materico su tela, Tela, 2011

L’ho dipinto come se cantassi ad alta voce per non lasciarmi inghiottire dal silenzio. Il titolo viene da una verità che sentivo sulla pelle: rido e canto finché una bianca mano cancellerà il mio volare — non come minaccia drammatica, ma come riconoscimento che tutto ha tempo e confine. Ho preso la spatola per trasformare quella doppia necessità — gioia e consapevolezza — in gesti visibili: colpi ampi che aprono lo spazio e segnano il ritmo del mio canto.

I gesti pittorici sono scatti di voce tradotti in materia: le grandi superfici impastate sembrano vibrare come corde, i contrasti tra scuri profondi e aperture più leggere sono come strofe alternate a ritornelli. Il blu che accoglie il fondo somiglia a un palco, i toni più chiari e gli accenti caldi sono risate e note che si lanciano nell’aria; i dettagli spatolati tratteggiano il movimento del volo, la rapidità del canto, l’ironia che mi accompagna. Dipingere è stato rispondere alla paura con una festa di segni.

Nei miei quadri il volto non compare mai: non voglio voltarmi a misurare ciò che è stato, voglio guardare avanti, finché posso muovermi e creare. Se ti avvicini a questo lavoro, non cercare una spiegazione fredda: ascolta piuttosto l’intenzione — l’urgenza di ridere e cantare adesso, la calma con cui accetto il limite che un giorno potrà arrivare. Questo quadro è la mia dichiarazione di presenza: rido e canto qui e ora, e dipingo il mio volare perché sia visto finché dura.

Informazioni generali