Letture contemporanee su Pier Paolo Pasolini
 
                    di Angela Greco AnGre
Cinquant’anni dalla morte, cinquant’anni di domande a riguardo, una vita in bilico tra l’essere amato o detestato, ma mai soggetto e oggetto di indifferenza: Pier Paolo Pasolini, impresso nella memoria comune per il suo lavoro e per la sua brutale scomparsa accaduta il 2 novembre 1975 . È bastevole già soltanto il nome a riportare in luce un tratto di storia comune, una visione non ordinaria, un turbamento ancora evocanti stereotipi e pregiudizi mai inattuali. Una figura che ha dettato il passo in anticipo a tempi ancora futuri, in una attualità in divenire ancora tutta da comprendere.
Su questa figura poliedrica le parole sono scorse e continuano a scorrere come fiumi in piena, dilagando in un mare spesso di poca conoscenza approfondita e il più delle volte dettata dalla moda, dall’accattivante circolo intellettuale di cui si entra a far parte citandolo, occupandosene, inneggiandolo. Pier Paolo Pasolini è stato, e tutt’oggi ancora risulta tale, una figura complessa e controversa, profeta e martire di un presente – attualissimo – incapace di approfondire le proprie paure dinnanzi a chi, invece, partendo da se stesso era capace di svelarle e renderle pubbliche non già per calamitare notorietà, quanto piuttosto per quella visione propria del poeta di essere capace di vedere in anticipo quanto sfugge alla larga parte di coloro che si ha intorno.
La Macabor Edizioni, fin dagli esordi della casa editrice avvenuti nel 2017, ha incluso la figura del poeta di Casarsa e del romano dei Ragazzi di vita in alcune pubblicazioni della collana di saggi brevi Noisette (che esordì proprio con la pubblicazione su Pasolini riportata di seguito per prima) che oggi, in occasione del cinquantennale della morte di Pasolini è edificante portare all’attenzione dei lettori. È interessante, non solo riguardo PPP, leggere differenti Autori che scrivano su un determinato argomento in primis per la benefica pluralità di punti di vista che ne deriva; in secondo luogo, per scongiurare, allontanandosi dai nomi noti capaci di decretare o meno la fama di coloro di cui parlano e scrivono, la standardizzazione del soggetto, di cui vengono marcate peculiarità alla lunga difficili da contestare (perché accettate senza critica dalla maggioranza). Con una pluralità di letture, insomma, si evita di compromettere la capacità critica e analitica dei lettori che, in tal modo, hanno la possibilità di approdare a una opinione propria sull’argomento in questione. Ben vengano, allora, tre voci contemporanee – accomunate dall’essere a loro volta anche poeti – che hanno scritto saggi brevi su questa figura molto amata, attualissima e ancora non conosciuta come meriterebbe.
Rocco Taliano Grasso, attraverso l’edito La visione pedagogica di Pasolini – Riflessioni sul saggio “Il mondo non sa nulla – Pasolini poeta e diseducatore” di Pino Corbo (2017) mette in evidenza, con una scrittura chiara, elegante e una non trascurabile cura per la verità storica e letteraria, sottolineando il lavoro di Corbo, un Pasolini necessario alle nuove generazioni affinché queste possano crescere scevre dalle imposizioni di una società ottusa nella sua omologazione. «In filigrana a tutta l’opera di Pasolini, vi è il denominatore comune di un anelito missionario, profetico, catartico, verso una palingenesi a breve termine della storia, attraverso l’azione pedagogica plasmata in un disegno organico che filtra tutte le manifestazioni della sua arte di maestro, di poeta, di scrittore, di traduttore, di regista cinematografico, di saggista e giornalista.» (quarta di copertina, dal sito della Casa Editrice). Una lettura che presenta Pasolini in maniera onesta e capace di far avvicinare anche i più riluttanti non amanti dell’intellettuale italiano di cui decorre la scomparsa in questo due novembre.
Mariapia L. Crisafulli, in Bravi maestri. Dissertazioni su Pasolini, Marcuse e Calandrone (2024) tratteggia, in una manciata di pagine significative e profonde dal punto di vista della stima e della passione che la giovane autrice lascia trasparire, la caratteristica non indifferente di Pasolini di essere controcorrente nella corrente, ovvero del suo particolare sguardo sul mondo derivante proprio dal suo essere poeta. Caratteristica, questa, che ha immesso con naturalezza in ogni altra arte che ha realizzato, in ogni aspetto dell’esistenza si può affermare. «In quest’opera Mariapia L. Crisafulli esplora il valore dell’impegno intellettuale nell’indagare e influenzare la realtà. Lo fa attraverso tre dissertazioni dedicate, rispettivamente, a Pier Paolo Pasolini, Herbert Marcuse e Maria Grazia Calandrone; la loro penna, critica verso le contraddizioni e la degenerazione della società di massa, si è rivelata infatti un potente strumento non soltanto di denuncia ma anche di ispirazione per un possibile cambiamento sociale, confidando in una presa di coscienza e nell’azione dei singoli individui.» (dal sito della Casa Editrice)
Silvano Trevisani con PASOLINI: “L’ ergastolo della mia vocazione”– Gli esordi giovanili tra Giacinto Spagnoletti e la Puglia (2024) presenta al pubblico un carteggio e un itinerario di cui Pasolini è co-protagonista unitamente ai territori che ha attraversato per la sua attività cinematografica e non solo. Un Pier Paolo in via di definizione nel suo ruolo e nella sua capacità di sapersi affermare in un mondo, quello letterario, mai stato facile per nessuno, che lascia emergere tutto il futuro della sua poliedrica figura di cui siamo venuti a conoscenza negli anni successivi agli esordi. Incontriamo, nelle parole di Trevisani, il Sud aderente alle visioni e alla poetica pasoliniane, ancestrale, originario e puro, affascinante nel suo non ancora essere addomesticato dall’imporsi dei dettami della società capitalista. «Amato, osannato, dileggiato, incompreso, copiato, Pier Paolo Pasolini è una figura centrale nell’Italia nel secondo Novecento. In un quarto di secolo, quanto è durata la sua vita pubblica, ha creato una quantità incredibile di “prodotto culturale” e ha provocato un perenne dibattito e tanti interrogativi che sono destinati a riproporsi continuamente. Alimentati anche dalla tragica fine e dai dubbi che ha lasciato irrisolti.» (dalla quarta di copertina, sito MacaborHai bisogno di informazioni?
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