Mario Nicorelli

artista

Mario Nicorelli (Novi Ligure AL, 28 ottobre 1931 – Motta di Livenza 22 maggio 2020) è un pittore italiano. Ha esposto le proprie opere in mostre personali e collettive dagli anni 60 fino ai primi del 2000. E’ autore di un libro intitolato “L’utopia del tredicesimo Apostolo” nel quale raccoglie non solo le proprie poesie ma racconta aneddoti e vicende dal dopo guerra alla politica dei primi anni 80. Impiegò per le sue opere tecniche di pittura tradizionali come; acquarello, acrilico, olio, encausto ecc. Era esperto nel realizzare incisioni / xilografie / acqueforti. Dedicò tempo e passione per studiare la musica classica. Ha conseguito nel suo laboratorio di Motta di Livenza invenzioni regolarmente brevettate, alcune delle quali sfruttate industrialmente nel settore del mobile / arredo. L’invenzione che lo rese un "unicum" tra gli artisti contemporanei fu “la scomposizione della luce”. Tecnica artistica con la quale realizzava su lastre di puro rame arte figurativa senza utilizzare nessun pigmento di colore ma solo mediante il calore di un forno o di una fiamma.

Formazione

Inizia da giovanissimo in Jugoslavia come artigiano, restauratore e decoratore.
Rientra in Italia dove la passione per l'arte lo spinge in Liguria, Piemonte e Lombardia a frequentare studi e laboratori nei quali operavano artisti gia' conosciuti, come: Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Aligi Sassu, Wilfredo Lam, Agenore Fabbri, Emilio Vedova.

Tecniche

Acquarello,
Acrilico,
Olio,
Encausto ecc.
Incisioni
Xilografie
Acqueforti
Scomposizione della luce su rame

Bibliografia

Dopo la Seconda guerra mondiale poco più che un ragazzo, si trasferisce da Novi Ligure in Jugoslavia, per lavorare da subito come artigiano presso conoscenti che da tempo svolgevano l’attività in quelle zone.
Passano pochi anni e intuisce di essere abile come decoratore, restauratore e non meno come incisore e scultore.
Grazie a questa consapevolezza avvia in breve tempo una nuova attività, incominciando una carriera artistica al posto di quella di semplice artigiano.
Passano alcuni anni nei quali affina diverse tecniche e scorgendo la scarsa possibilità di emergere in Jugoslavia, decide di rientrare in Italia per vivere della sua arte ad Albissola Marina (Savona).
Inizia da subito a visitare mostre e gallerie d’arte tra Liguria, Piemonte e la Lombardia approfittando di tanto in tanto per esibire ai galleristi alcune sue opere.
Grazie alle simpatie nate con alcuni di questi, da lì a poco entra in contatto con artisti già affermati nel nord Italia, tra i quali; Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Aligi Sassu, Wilfredo Lam, Agenore Fabbri, Emilio Vedova.
Inizia con il trascorrere il tempo libero non più recandosi da galleristi e mercanti ma presso i laboratori, studi e le osterie (luoghi d’incontro e discussione) con il fine di apprendere da questi artisti il meglio della loro esperienza nel campo dell’arte.
Si accorge di non apprezzare a pieno alcune novità che gli stessi stavano introducendo e divulgando e di non amare la “corrente” artistica che si stava diffondendo.
Mette da parte le visite e la frequentazione con alcuni “colleghi” per inseguire l’idea di un’arte figurativa tradizionale ma realizzata con nuove tecniche e regole.
Dopo alcuni esperimenti per perseguire una propria strada artistica, lascia la Liguria per il Veneto dove spera di trovare meno pregiudizi verso le sue nuove idee.
Si trasferisce prima nella zona di Treviso (Zero Branco, Quinto) poi nel Pordenonese (Pasiano, Cecchini, Brugnera), successivamente a Fontanelle (Lutrano) e in fine ad inizi anni ’70 giunge grazie al consiglio di un amico gallerista a Motta di Livenza (Tv), piccola cittadina dove trascorre il resto della sua via.
È proprio a Motta di Livenza che Nicorelli ispirandosi alle teorie di Isaac Newton sulla luce cerca un procedimento per applicarle all’arte, realizzando così una nuova tecnica pittorica che possa essere sia artistica, figurativa che innovativa.
Arriviamo alla fine degli anni 70 quando mette in pratica il procedimento che lui stesso ha definito “tecnica della scomposizione della luce”.
Dice : “Uso le onde elettromagnetiche dello spettro visibile per “ristrutturare” il mio modo di dipingere, la tecnica è l’arte.
Per le migliaia di opere realizzate tra i primi anni 60 arrivando al 2000 impiegò tecniche di pittura come; acquarello, acrilico, olio, encausto ecc. Era abile nel realizzare incisioni / xilografie / acqueforti.