Giulia Piacci

pittrice

Campobasso, classe 1999, comincia il suo percorso artistico frequentando il Liceo Artistico G. Manzù della sua città, con indirizzo Arti figurative. Conclude gli studi superiori nel 2017 con votazione 100/100. Prosegue la carriera accademica iscrivendosi al corso di laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia, con indirizzo Pittura. Nel 2022 elabora una ricerca sulla ritrattistica femminile del pittore inglese Francis Bacon e il legame dell’arte di quest’ultimo con la memoria. Conclude gli studi discutendo la sua tesi con votazione 110/110 e lode, grazie alla supervisione del critico e curatore Maurizio Coccia e dell’artista Stefano Mosena. Continua gli studi, sempre nell’ambito pittorico, immatricolandosi al biennio specialistico dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Termina il ciclo di studi nel 2024 con una ricerca sperimentale sull’impiego della muffa nell’arte contemporanea italiana pittorica e grafica, analizzando la produzione artistica di Stefano Arienti e del duo Ttozoi. Discute la tesi magistrale con votazione 110/110 e lode, con il supporto del critico e curatore Luca Beatrice e dell’artista Laura Valle.

Tematiche

La pratica pittorica ruota attorno al ritratto come spazio privilegiato di indagine dell'identità. Attraverso la pittura ad olio, la fisionomia di un volto, è catturata assieme alle tracce visibili e invisibili delle trasformazioni che l'individuo attraversa nel corso della propria esistenza. I ritratti si muovono tra realismo e gesto pittorico. Volti che appaiono nitidi e riconoscibili vengono spesso attraversati da campiture di colore intenso, riflessi sgargianti e linee che si sovrappongono, si moltiplicano, si confondono. Questo linguaggio visivo è una metafora della frattura interiore, del movimento costante che plasma l'essere umano, una continua riscrittura del sé, spesso dolorosa, ma anche generativa. Talvolta i lineamenti si sdoppiano o si sovrappongono come eco visive, dando forma a figure che sembrano in transito, sospese tra ciò che erano e ciò che stanno diventando. L'immagine si spezza e si ricompone, come accade all'identità quando subisce mutazioni profonde: lutti, epifanie, perdite, rinascite. Le trasformazioni raccontano una verità intima e universale: l'io non è mai fisso, ma un territorio in perenne divenire. Ogni rottura lascia una traccia, ma anche un varco. In quel varco si annida il germe di una nuova vita.