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Le vertigini del tempo: fra sospensioni e dinamismo Le vertigini del tempo: fra sospensioni e dinamismo

Le vertigini del tempo: fra sospensioni e dinamismo

Associazione Circuiti Dinamici

LE VERTIGINI DEL TEMPO: FRA SOSPENSIONE E DINAMISMO
• Sonia Patrizia Catena

Opening: 09 febbraio, ore 18.00
Circuiti Dinamici, via Giovanola 19/21- Milano

Il ritmo dell’oggi e del domani, i numeri di date e calendari, le ore, i minuti e i secondi delle giornate. Tutto ci ricorda che il tempo passa e scorre, a volte lentamente, a volte rapidamente.
Oggi, il tempo e lo spazio mutano, si affastellano, riducendosi fino a dissolversi nell’etere. Il web ha annullato le distanze, liberando la temporalità in una rinnovata dimensione: quella della connessione in streaming, live, sempre presente. La rivoluzione digitale ha accelerato lo scorrere del tempo, frammentando l’essere umano che perde la percezione di passato, presente e futuro laddove l’attesa è quasi nulla, se non azzerata, e la velocità sempre più vertiginosa.

Fenomeno fisico o concetto filosofico? Una risorsa democratica che non si conserva e non si possiede? Quello che sappiamo con certezza e che non è un parametro assoluto ma variabile in base al metodo di misurazione scelto e a seconda del nostro stato d’animo. Abbiamo, infatti, un tempo soggettivo, in cui un’ora può sembrare infinita o passare in un attimo, e quello misurabile ed esatto della scienza e dei suoi orologi. Laddove il rapporto tra uomo e tempo è valorizzato dalla memoria, ma anche il modo in cui il corpo interagisce con il tempo e con lo spazio, una serie di connessioni, di azioni, che vedono nella circolarità la propria distinzione. La temporalità non esiste in sé, bensì in relazione ai momenti che si sviluppano. L’incerto equilibrio emerge nei difformi punti di vista, nel ricordo, e specialmente in quella coraggiosa volontà di imprimere il tempo in istanti percepibili nella concretezza dei materiali artistici scelti. La temporalità può subire delle sospensioni che la saldano alla realtà, lasciando comunque un’impronta nella nostra memoria.

La maggioranza degli artisti in mostra ha scelto di rappresentare la propria idea di tempo in maniera soggettiva e intima. Un racconto che ravvisiamo in Lia Battaglia, Veronica Mazzucchi, Valentina Rinciari, Simonetta Rossetti, Mauro Russo, Alex Sala, Monica Ungarelli e Joseph Zicchinella.

L’idea di tempo, per alcuni di questi artisti, è collegata a nuove partenze e, al contempo, ad attese. Una temporalità dunque sospesa e interrotta perché in fase di progettazione di un nuovo ritmo. Si attende per ripartire da zero. Un tempo frantumato, inerme, eppure foriero di una rivoluzione e di una rinascita tanto attesa, una nuova identità, diversa e segnata dal tempo, da ciò che è stato. Da un terreno di rovine e di tempi bui l’uomo cerca di risorgere e di riscrivere il suo futuro. Tempo dunque come punto, come momento presente in cui si vive consapevolmente ora, in questo istante.

Moti interiori e frammenti di ricordi nei lavori di Zicchinella e Ungarelli, anche in queste opere il tempo è quello soggettivo e intimo, ma non si parla di ripartenze, ma di istanti e di processi consequenziali in cui i colori e le note compongono la nostra esistenza.
Artisti che mettono il punto, che “fanno il punto” sul tempo.

Nelle opere di Marianna Lodi, Slobodanka Olar Bosio, RAF, Donatella Sarchini, Sarthori e Marilena Vita la temporalità ha sempre un’espressività soggettiva ma incrocia anche il concetto di dimensione astratta e onirica. Immagini ottiche e vorticose, surreali e senza tempo si dispiegano dinnanzi a noi. Questi lavori ci “rapiscono” e ci conducono in un altro spazio-tempo in cui vengono meno i punti di riferimento canonici ed emergono rinnovati intrecci narrativi, viaggi in realtà inconsueti e lontani dal nostro ordinario. La nostra percezione ci porta in luoghi immaginari e sospesi.
E’ il tempo per questi artisti di sconfinare.

Passaggi, fluttuazioni e trasformazioni in Giuseppe Matrascia, P.H. Wert, Alfredo Pini e Ivan Sghirinzetti. Il tempo è raccontato mediante il concetto di perpetuo movimento e cambiamento, appaiono ingranaggi ed elementi meccanici, così come emerge la presenza-assenza dell’uomo. Meccanismi e ruote dentate che ricordano il tempo meccanico e i ragionamenti inarrestabili della mente umana. La velocità porta a un senso di smarrimento, il nostro intimo spazio-tempo, ovvero quell’isola felice dove riappropriarsi del sé, non c’è più, tutto è in movimento. Non siamo più noi, il passaggio da un ruolo a un altro è talmente rapido da farci svanire nel nulla. Rimangono solo i nostri meccanismi, i nostri strumenti da lavoro.
Gli artisti, mediante forze centripete e centrifughe, delineano un tempo circolare, un moto curvilineo.

[abstarct testo critico di Sonia Patrizia Catena]

www.circuitidinamici.it - https://www.circuitifinamici.it
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